Una Mahindra mentre rientra ai box

Formula E, pronti al rifornimento in corsa: un plus anche per le auto stradali

di Nicola Desiderio
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Il pit stop con ricarica ultrarapida in Formula E lo vedremo nel 2024. Una delle grandi novità delle monoposto del regolamento tecnico e sportivo della Gen3 doveva debuttare già quest’anno, ma problemi di fornitura hanno ritardato tutto e, anche se ora è tutto pronto, è stato deciso di posporla alla stagione 10 per non influire sul naturale andamento del Campionato. In FE lo chiamano Attack Charge e altro non è che sparare nella batteria corrente a 600 kW di potenza per 30 secondi infilandovi 5 kWh di energia. Per dare un ordine di grandezza: se una normale auto elettrica si rifornisse con questa velocità, basterebbero 5 minuti per mettere a bordo energia sufficiente per percorrere 250 km. Una procedura spettacolare, che introduce un’altra variabile strategica all’interno della gara e che soprattutto affronta uno dei problemi tecnici generali più importanti della mobilità elettrica: il rifornimento in tempi rapidi.

Ma come si fa a ricaricare praticamente in contemporanea 22 monoposto con tali potenze e in sicurezza? Come si fa a creare, all’interno dei centri cittadini, un’infrastruttura provvisoria trasportabile in grado di erogare complessivamente oltre 13 GW? E come si mette a punto una procedura di ricarica che dura quanto il tempo che una normale colonnina impiega per dialogare con la vettura prima di iniziare la ricarica? Le batterie, le cui celle prismatiche affondano direttamente nel liquido di raffreddamento, e l’architettura elettrica a oltre 900 Volt sono già pronte. La soluzione è quella di un booster, ovvero di colonnine collegate non direttamente alla rete, ma a enormi batterie in grado di ricaricarsi lentamente e, alla bisogna, erogare le potenze richieste per il rifornimento. Tale concept è indubbiamente interessante perché prefigura la stazione di servizio del futuro, ma anche la possibilità di creare stazioni di servizio temporanee in grado di assecondare flussi di traffico stagionali o in occasione di grandi eventi senza richiedere modifiche strutturali alla rete, anzi ne integrano la capacità gestendo al meglio anche l’approvvigionamento da fonti rinnovabili.


Anche le case automobilistiche ci stanno lavorando, come Tesla con i suoi Megapack e Audi con il concetto di charging hub. Nel primo caso è un’enorme batteria da 3 MWh caricata su un bilico e provvista di spine, nel secondo è qualcosa di più raffinato: una struttura modulare di accoglienza provvista di spine che ricaricano con potenza fino a 320 kW grazie all’integrazione con pacchi batteria. Entrambe le soluzioni sono trasportabili. L’ideale per un campionato motoristico sportivo che tocca cinque continenti e porta un messaggio preciso: la mobilità elettrica è possibile e non deve comportare alcun sacrificio.

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Sabato 15 Luglio 2023 - Ultimo aggiornamento: 14-08-2023 11:37 | © RIPRODUZIONE RISERVATA