Hiroshi Ishiguro, la "rock star" della robotica inventore di un suo clone androide ospite al Maker Faire

Pelle artificiale in silicone, scheletro di metallo e capelli veri presi in prestito dallo stesso professore, l'androide nasce con un compito preciso: essere indistinguibile dall'uomo

Hiroshi Ishiguro, la "rock star" della robotica inventore di un andoride a sua immagine e somiglianza ospite al Maker Faire
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Venerdì 20 Ottobre 2023, 10:17

Camicia scura stretta fino al collo, occhiali da sole semitrasparenti, taglio glam rock e il piglio distaccato di chi ha la mente che viaggia a 200 all'ora. Fra i tanti relatori presenti alla Opening Conference di Maker Faire Rome (ingresso gratuito il 19 ottobre previa registrazione online sul sito makerfairerome.eu in via Ostiense 72 dalle 17.45) ci sarà anche lui, la rockstar della robotica, Hiroshi Ishiguro.

Che dei "maker", quegli artigiani dell'innovazione che fino al 22 ottobre animeranno la tre giorni promossa e organizzata dalla Camera di Commercio di Roma, senza alcun dubbio condivide Dna e percorsi.
Partito dalle sponde del lago Biwa dove da ragazzo dipingeva ad olio sognando un futuro nell'arte, oggi Ishiguro non solo è docente all'Università di Osaka e ceo della sua startup Avita ma è anche riconosciuto come una delle massime autorità mondiali in tema di robotica umanoide. E dall'arte ha mutuato proprio quella fame incessante di sperimentazione che nel 2006 l'ha spinto a creare Geminoid, il suo clone robotico pilotabile a distanza.

REALISMO

Pelle artificiale in silicone, scheletro di metallo e capelli veri presi in prestito dallo stesso professore, l'androide già di design nasce con un compito preciso: essere indistinguibile dall'uomo. Da papà Hiroshi infatti la macchina non eredita solo l'estetica cyberpunk ma anche movimenti, smorfie e cadenze, tutto controllato da remoto tramite una sofisticata interfaccia wireless. Un vero gemello artificiale che già nel 2009 è riuscito a ingannare i clienti del Café Cubus di Linz, dove l'androide, testa curva e chino su un portatile, si è finto avventore per un mese. E chi si è fermato incuriosito giura di aver parlato proprio con Ishiguro. «Tra un po' farà le interviste al posto mio», dice scherzando il professore, che intanto però già manda in aula i suoi androidi a tenere lezione.
Non stupisce quindi che sia proprio lui uno degli ospiti più attesi della Opening di Maker Faire, che già d'impostazione si pone come punto di raccordo tra appassionati e professionisti del settore incuriositi dalle prossime evoluzioni del rapporto uomo-macchina e soprattutto dal ruolo sociale dei robot nella vita di tutti i giorni.

Alla kermesse infatti l'Istituto Italiano di Robotica e Macchine Intelligenti presenterà la V edizione di I-RIM 3D, l'evento sulla Robotica e sulle Macchine Intelligenti, che quest'anno si articolerà intorno a tre percorsi tematici: ricerca scientifica, che ospiterà la V Conferenza Italiana di Robotica e Macchine Intelligenti; tecnologia, con l'esposizione di prototipi in un'area dedicata della fiera; Innovazione, con la competizione per startup e team di ricercatori. E ci sarà anche un format inedito dal titolo "Maker Faire Ring: 5 rounds on Artificial Intelligence", organizzato in collaborazione tra I-RIM, Maker Faire e Lab AIIS del CINI. Per ciascuno di 5 temi scelti su questioni riguardanti l'Intelligenza Artificiale verrà tenuto un confronto, moderato da un "arbitro", tra due partecipanti che sostengono tesi diverse e talvolta opposte sull'impatto che questa tecnologia avrà tanto sulla robotica quanto sulla nostra vita quotidiana.

ORIZZONTE

Un tema attuale e caro a Ishiguro, oggi più che mai convinto che la fine dell'era dell'informazione «coinciderà con l'inizio dell'era dei robot», ed entro il 2050 avremo una società dove «umani e avatar vivranno in perfetta simbiosi». E la sfida di oggi riguarda proprio l'IA generativa. Che, una volta integrata negli androidi, non solo contribuirà a renderli ancora più simili a noi ma ci permetterà anche «di indagare le risposte intellettive ed emotive umane in modo che la macchina non solo le comprenda ma riesca anche a replicarle in maniera convincente».

In fondo, spiega il professore, la mente umana «rimane il più grande mistero di tutti. Non sappiamo esattamente cosa sia una "coscienza", non sappiamo definire con parametri precisi un'emozione, l'uomo è un grande puzzle ancora tutto da scoprire».
Ma se noi umani ancora non riusciamo a comprendere appieno le nostre stesse emozioni, come possiamo essere sicuri che una macchina non le stia già provando? In fondo Geoffrey Hinton, psicologo e ricercatore noto nell'ambiente come "il padrino dell'IA", lo scorso maggio ha lasciato una poltrona dorata a Google proprio per denunciare i rischi legati a uno sviluppo incontrollato di questa tecnologia. E adesso mette in guardia su software intelligenti che potrebbero riscrivere da soli il proprio codice sorgente. Ne condivide i timori Sam Altman, creatore di ChatGPT che parla addirittura di un'umanità a «rischio estinzione» per l'avvento delle macchine senzienti.

DIFFERENZE

«Sia ben chiaro sottolinea Ishiguro che i nostri androidi non provano emozioni. Si tratta di un'imitazione, la replica di un'espressione esterna osservata negli umani e riproposta dalle macchine». Una forma espressiva che allo stato attuale presenta però ancora qualche limite. Primo fra tutti quella "Uncanny Valley" che nella scienza robotica descrive una forte reazione di disagio provata dall'uomo quando si trova davanti un androide particolarmente realistico. «Varia da situazione a situazione spiega Ishiguro ma se scegliamo con attenzione il contesto dell'interazione, possiamo limitare l'incidenza dell'Uncanny Valley. Con ChatGPT l'abbiamo già superata, la gente parla all'algoritmo come si fa con un amico. Ci riusciremo anche con gli androidi».
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