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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Carlos Sainz con la Ferrari SF-24 sulla pista di Suzuka durante il GP del Giappone

Suzuka, Verstappen torna padrone. Ma è Sainz con la Ferrari il cannibale degli altri

di Giorgio Ursicino

Suzuka non è Melbourne. E la Red Bull torna a ruggire. Il realtà, se in Australia Verstappen non avesse avuto i problemi ai freni che lo hanno costretto a ritirare l’astronave fra fumo e fiamme, rimane forte l’impressione che l’ottimo Carlos avrebbe potuto ben poco contro il cannibale-marziano e il team campione del mondo. E l’olandese avrebbe festeggiato quattro vittorie consecutive così come ha fatto sabato per la pole. Di conseguenza la truppa “multi fazione” ancora guidata con polso fermo da Chris Horner avrebbe tuttora come target fare meglio del 2023, cioè vincere tutte le gare della stagione, cosa mai riuscita a nessuno in tre quarti di secolo di storia della Formula 1. Record a parte, l’imprevisto guasto non è che cambi molto lo scenario ed anche il 2024 sembra un’annata opzionata prima ancora di nascere dall’ennesima meraviglia di Adrian Newey, l’ingegnere più vincente che abbia mai lavorato nel paddock, il sogno proibito di tutte le squadre e i loro piloti. Il tulipano figlio d’arte in Giappone ha messo a segno un altro “hat trick”, il “triplete” della velocità, il Grande Slam di ogni gran premio. Massimino ha ottenuto all’ora di colazione in Europa, la partenza al palo, il trionfo in gara ed il giro più veloce, un dominio assoluto che il fenomeno ha reso forse meno evidente per non scoprire tutte le sue carte. Il buon compagno di squadra Checo ha infatti completato la doppietta concludendo ad appena dodici secondi dal caposquadra, un distacco quasi banale quando superMax è inferocito. Per l’orange è la terza vittoria consecutiva nel Sol Levante, impresa riuscita prima di lui soltanto a Michael Schumacher con l’invincibile Ferrari di inizio millennio. Suzuka è una pista per piloti veri e monoposto perfette. Vince quasi sempre chi parte davanti a tutti e, dal 2011, hanno sempre lasciato il segno Red Bull e Mercedes, le protagoniste degli ultimi cicli tecnici. Per il ragazzo che ha tutti i primati di precocità si tratta del 57° trionfo in 189 GP, oltre la metà (101) finiti sul podio. Nell’Olimpo assoluto davanti a lui restano solo Hamilton e Schumi che Verstappen ha già messo nel mirino anche se l’asso piglia tutto continua a ripetere che «non ha nessuna intenzione di invecchiare nell’abitacolo». Veniamo al Cavallino, protagonista di un’ottima cavalcata che conferma, senza ombra di dubbio, che è la Ferrari la seconda forza del Campionato in questo inizio di stagione. Dopo le due Red Bull ci sono le due Rosse, nemmeno tanto staccate. A prescindere di quanto il tre volte campione del mondo abbia spinto sull’acceleratore. Sul podio, ancora una volta, è salito Carlos Sainz e quest’anno è la terza occasione in quattro gare. Ogni volta che si è spento il semaforo ha ottenuto una performance migliore del compagno di squadra. A Jeddah, purtroppo, non ha preso il via perché il giorno prima della corsa lo hanno operato all’appendicite. Nonostante questo, l’iberico è a soli quattro punti dal compagno di squadra, in quarta posizione nelle graduatoria del Mondiale. Carlitos, ha confermato di essere in stato di grazia. Perfetto in gara, autoritario ed abilissimo nella gestione delle gomme e rapido in qualifica come non mai. Una situazione un po’ fastidiosa per il principino che per la seconda volta di seguito è scattato dietro al driver silurato anche se è considerato da molti uno dei più talentuosi nell’arte del “giro secco”. Vasseur, che ha avuto l’ingrato compito di scegliere il madrileno per lasciare il sedile all’Imperatore in arrivo da Stoccarda, ha ancora una volta confermato che, per lui, non esistono prime o secondo guide, per Fred le Rosse sono senza numero: conta solo il risultato per la Scuderia. Anzi, sembra quasi contento che Carlos vada tanto forte da compensare le sgarbo della sostituzione. «È un’altra situazione rispetto ad un anno fa, la SF-24 reagisce, in gara possiamo lottare - ha spigato Sainz - questo non era un circuito favorevole a noi e le gomme hanno funzionato bene, credo che su altri tracciati vincere sia possibile». Il team di Maranello, comunque, è quello che è migliorato di più rispetto a cinque mesi fa, quando si disputò in autunno il GP del Giappone. Il ritardo dal cannibale si è dimezzato (lo spagnolo ha chiuso a soli 20 secondi) ed, aspetto più rilevante, c’è stato il sorpasso ai due della McLaren che avevano fatto da valletti sul podio al campione olandese. Alle spalle dei quattro moschettieri di Salisburgo e Maranello ci sono, più o meno sullo stesso piano, McLaren, Aston Martin e Mercedes. In Oriente sono passati sotto la bandiera a scacchi nell’ordine Norris, Alonso, Russell, Piastri ed Hamilton. A chiudere la top ten l’idolo di casa Yuki Tsunoda con la monoposto realizzata in Italia.

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Lunedì 8 Aprile 2024 - Ultimo aggiornamento: 13-04-2024 11:28 | © RIPRODUZIONE RISERVATA