Laurens van den Acker, capo del design di Renault

Da Trezor al futuro, parla van den Acker: «Ecco come saranno le nuove Renault»

di Sergio Troise
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PARIGI - Olandese, 50 anni ben portati, alto, bello, elegante, colto: ecco Laurens van den Acker, capo del design di Renault, l’uomo che negli ultimi anni ha trasformato lo stile e l’immagine del marchio francese realizzando al meglio il proprio sogno: fare della sua passione – “nata ammirando da bambino le macchine dell’eroe dei fumetti Michel Vaillant” – un lavoro utile e apprezzato per il progresso dell’auto, non solo della casa che gli paga lo stipendio.

Al Salone di Parigi 2016 il lavoro di van den Acker è stato celebrato con tutti gli onori, con la pubblicazione di un libro-testimonianza di gran pregio (realizzato con la collaborazione della grafica americana Irma Boom) e, soprattutto, ponendo il concept Trezor e il suo designer al centro dell’attenzione. Molti commentatori, francesi in testa, si sono sforzati d’immaginare i tratti d’un nuovo modello della gamma Renault; in realtà Trezor (carrozzeria in carbonio, lunga 4,7 metri, larga 2,18, un soffio più alta di un metro) indica semplicemente le linee guida dello stile e, soprattutto, della meccanica del futuro.

Le Renault degli anni a venire saranno dunque auto sempre più curate nell’aerodinamica (il Cx di Trezor è di appena 0,22), avranno ruote alte (il più possibile rispetto alle dimensioni), saranno più larghe, iperconnesse e, soprattutto, saranno dotate di motori elettrici sempre più performanti. In proposito, vale la pensa sottolineare che sulla Trezor è stato montato l’apparato elettrico che spinge la monoposto Renault campione del mondo di Formula E.

La potenza è di ben 350 cv, la coppia di 380 Nm, e ciò consente un’accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 4 secondi. La power unit dispone di due batterie, ciascuna con il proprio sistema di raffreddamento, ottimizzato dall’originale presa d’aria a geometria variabile sul cofano. Ovviamente, non manca un sistema di recupero dell’energia in frenata.

La ricerca delle strade migliori da seguire per progettare le auto del futuro, e in particolare le Renault, è stato il tema di un incontro con van den Acker dietro le quinte del Salone. Ne è emerso un quadro esauriente sull’evoluzione dello stile. “Sarà un lavoro difficile, perché dovremo confrontarci con realtà emergenti come l’elettrificazione, la connettività, la guida autonoma” dice il designer olandese. E aggiunge: “Dovremo reinventare soprattutto gli interni delle automobili, privilegiando la convivialità e la capacità di lavorare o di rilassarsi a bordo”.

E le linee esterne saranno meno importanti?
“Assolutamente no. Nel 2010, con il concept DeZir abbiamo avviato una rivoluzione stilistica che tra il 2012 e il 2016 ha trasformato lo stile e l’immagine delle Renault, che dispone oggi della gamma più giovane d’Europa. Ora comincia una nuova era, ma nel segno della coerenza. Le Renault di nuova generazione, dunque, continueranno ad avere linee fluide e dinamiche, continueranno anche ad essere auto sensuali, capaci di mettere insieme eleganza, raffinatezza, tecnologia, ad esprimere passione”.

I giovani dell’era digitale hanno meno passione per l’auto. Come si concilia questa tendenza con le vostre scelte di design?
“E’ vero, i giovani di oggi hanno meno interesse e meno soldi, e dunque meno passione per l’auto, che non costituisce più il principale sogno dei ragazzi. Ma il discorso riguarda soprattutto l’area occidentale del pianeta; la situazione è diversa in paesi come la Cina, la Russia, l’America Latina, dove un diciottenne ragiona più o meno come i giovani italiani e francesi di cinquanta anni fa. E poi, quando un ragazzo cresce, trova lavoro e mette su famiglia, l’auto per lui diventa una necessità”.

E a quel punto quanto incide il design sulla scelta di un’auto?
“Dipende da nazione a nazione. Ma posso dire con certezza che nel 2012, in Francia, lo stile era al terzo posto tra le motivazione d’acquisto di un’auto, dopo il prezzo e la fedeltà alla marca; poi è salita al secondo posto e oggi è al primo. Il trend ormai è questo in tutta Europa, e ci sono paesi come l’Italia in cui il design ha un ruolo fondamentale”.

Quali sono state le scelte decisive per trasformare l’immagine delle auto Renault?
“Il lavoro di un designer non è solo tecnico. Dobbiamo fare in modo di valorizzare anche lo spirito dell’auto, renderla attraente, sensuale, oltre che capace di soddisfare le diverse esigenze di mobilità. Il discorso coinvolge tanti particolari, comprese le scelte di colore. Oggi, se pensi a una Clio, la immagini rossa, così come la Captur è arancione, la Scenic gialla, l’Espace melanzana”.

E per gli interni?
“Il rischio è farsi travolgere dall’ondata digitale. Devo dire che non è un lavoro facile, anche se alcune certezze ormai le abbiamo: non avremo più interni in legno, pulsanti, leve… tutto diventerà sempre più tattile, se vogliamo più simile alla vita di tutti i giorni, vista la tecnologia dei nostri pc, dei telefonini… e poi sembra ormai certo che in un futuro non lontanissimo potremo affidarci all’auto autonoma, che guida da sola, e dunque dobbiamo lavorare su interni totalmente diversi, auto in cui si può lavorare, rilassarsi, badare ai bambini, vedere un film. Tutto nuovo e senza stress, e con una certezza: il matrimonio tra auto elettrica e connettività ci farà conquistare sempre più spazio e comfort a bordo”.

Ma come si disegna la connettività?
“Necessariamente corriamo dietro alle tecnologie emergenti, che crescono di giorno in giorno, mentre le auto hanno cicli che durano in media sette anni. Dunque non è così facile. Negli ultimi tempi abbiamo dovuto ingaggiare nei nostri team giovani esperti di videogiochi, di hard design, di grafica digitale. Confesso che mi capita spesso di non capire che cosa dicano e, soprattutto, di dover fare i conti con le due mentalità che devono incontrarsi, quella dei giovani abituati a lavorare su oggetti statici, come uno smartphone, e quella nostra, obbligata a ragionare su oggetti che viaggiano a 130 km/h. Comunque abbiamo creato squadre capaci di interfacciarsi e di perseguire obiettivi possibili. Obiettivi – aggiunge però van den Acker – che sarebbe più facile raggiungere se la politica, a livello mondiale, trovasse accordi per uniformare le regole a tutti i livelli, dalle normative sulla sicurezza alle emissioni, dalle regole sulla guida autonoma alle stazioni di ricarica delle batterie. E purtroppo, su questo versante, sono pessimista”.
 

 


 

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Venerdì 4 Novembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 05-11-2016 17:32 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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