Una delle Ford GT che puntano alla vittoria nella 24 Ore di Le Mans 2018

Ford, un poker d'assi. Le 4 astronavi dell’Ovale Blu puntano a bissare il successo del 2016 alla mitica 24 Ore

di Nicola Desiderio
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LE MANS - Le fantastiche quattro ma, al contrario dei personaggi dei fumetti, sono tutte uguali e, per citare un altro super eroe, sono come Capitan America, ancora di più quest’anno, con la nuova livrea lucente che esalta ulteriormente i colori ripresi dalla “Stars and Stripes”, in pieno spirito patriottico. Sono le Ford GT che si ripresentano per la prima delle due Le Mans della super stagione 2018-2019 con i favori del pronostico e tanti buoni auspici dati da un inizio di stagione che le ha viste protagoniste. L’americana, dopo un anno all’asciutto, vuole bissare il suo esordio vincente sul circuito di Le Sarthe nel 2016, a 50 anni esatti dalla prima delle 4 vittorie consecutive che fecero delle Ford GT40 le padrone della Loira tra il 1966 e il 1969.
 

Nel frattempo, la vita trascorre regolare a Markham, a Nord di Toronto, dove c’è la fabbrica della Multimatic incaricata di costruire nell’arco di 4 anni le 1.000 Ford GT stradali previste dal progetto e per la quale la Ford aveva ricevuto circa 7.000 ordini. Vi lavorano 120 persone, su 9 stazioni di lavoro, che ne producono una al giorno passandosi letteralmente a mano ogni singolo pezzo. Un mese ci vuole dal primo bullone fino a quando i tecnici portano la vettura senza ruote sul banco di prova che si trova al centro della factory per un rito che si compie puntualmente alle ore 11 di ogni mattino: la prima accensione, seguita da 10 minuti di accelerazioni che riempiono la nursery canadese dei feroci vagiti del V6 3,5 litri biturbo da 657 cavalli, imprigionati al centro di una gabbia fatta di fibra di carbonio e vestiti di un’aerodinamica sopraffina.

Il primo esemplare è stato completato il 16 dicembre del 2016, è nero e ha le strisce arancioni perché così l’ha voluto per sé Bill Ford Jr, come la GT40 numero di telaio P/1061, uno dei 31 per uso stradale prodotti della Mark I e che Sotheby’s ha messo all’asta 2 anni fa con una base di 3,75 milioni di dollari. Bazzecole di fronte agli 11,75 milioni della P/1074 da corsa del 1968 battuti nel 2012 che fanno della GT40 l’auto americana più costosa mai venduta ad un’asta. Senza contare il prototipo del 1964 (GT/104) venduto a oltre 7,8 milioni e la GT/108 Roadster del 1965 che è stata pagata all’incanto quasi 7,2 milioni. Anche questo fa della nuova GT un instant classic che costa oltre mezzo milione di euro e che entrerà nei garage di soli 3 italiani. La supersportiva Ford è tutto questo, ma è soprattutto la voglia di vincere di uno squadrone che mette insieme le 2 vetture iscritte al WEC e le altre 2 invece che si stanno facendo onore nel campionato americano IMSA dove la GT ha inaugurato la stagione vincendo la 24 Ore di Daytona con una perentoria doppietta.

Anche da questa parte dell’Atlantico, l’arma dell’Ovale Blu ha mostrato una forma smagliante sin dalla prima gara del WEC a Spa-Francorchamps vincendo e monopolizzando la prima fila della GTE con il nuovo record di classe della pista belga. La FIA ha così deciso di penalizzare le GT aumentandone un pochino il peso (1.280 kg invece dei 1.275 di base regolamentari) e diminuendo un po’ la potenza del V6 che si aggira intorno ai 500 cv, assai inferiore a quella della vettura stradale per le limitazioni dovute ai consumi. I tecnici americani hanno comunque lavorato molto bene recuperando una competitività che l’anno scorso sembrava un po’ appannata.

La forza delle GT sembra essere ancora una volta l’affidabilità e la velocità di punta che nei test è stata la migliore di tutte le altre concorrenti, frutto di un lavoro che si è concentrato sull’aerodinamica e sul telaio, capace evidentemente di sfruttare a pieno i nuovi pneumatici Michelin. Tutte e 4 le Ford GT sono gestite in pista, ancora una volta, dal team di Chip Ganassi, un ex pilota che con il casco in testa ha portato a casa poco o nulla, ma con la sua squadra ha vinto 18 campionati e oltre 200 gare, tra cui 4 edizioni della 500 Miglia di Indianapolis e altrettante Le Mans, inoltre le sue vetture hanno visto 8 volte per prime la bandiera a scacchi sia alla 24 Ore di Daytona sia alla 12 Ore di Sebring.

La GT numero 66, fresca vincitrice a Spa, sarà guidata da Billy Johnson (USA), Stefan Mücke (GER) e Olivier Pla (FRA) mentre la #67 avrà al volante un altro bel terzetto. Il primo membro è il brasiliano Tony Kanaan (un campionato Indy Car Series, una 500 Miglia di Indianapolis e una 24 Ore di Daytona) insieme ad altri due assi britannici come Andy Priaulx (unico pilota ad aver vinto 4 campionati Turismo consecutivi) e Harry Tincknell, vincitore a Le Mans nel 2014 nella classe LMP2 e campione ELMS nel 2016. La #68 mantiene lo stesso equipaggio che l’ha portata alla vittoria a Le Mans nel 2016 ovvero Dirk Müller (GER), Joey Hand (USA) e Sébastien Bourdais (FRA) che lo scorso aveva dovuto saltare la gara di casa – è nato a 100 metri dalla curva Tertre Rouge – per un pauroso incidente durante le prove della 500 Miglia di Indianapolis.

Anche per la #69 non si registrano novità, del resto parliamo della triade che ha vinto l’ultima 24 Ore di Daytona e parla solo inglese, ma con 3 accenti che non sono quello yankee: Ryan Briscoe (AUS), Richard Westbrook (GBR) e Scott Dixon (NZL), quest’ultimo reduce dal podio di Indianapolis, dove ha già vinto nel 2008, e dal trionfo a Detroit nella Indy Car Series, campionato conquistato per 4 volte. Un dream team che ha un solo obiettivo: vincere a Le Mans.
 

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Venerdì 15 Giugno 2018 - Ultimo aggiornamento: 21:45 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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