La Dacia Manifesto Concept

Dacia, ecco Jogger in attesa di Bigster. E la Manifesto guarda al futuro del brand

di Nicola Desiderio
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Oltre il 5% del mercato italiano con una crescita sia assoluta sia in percentuale (+9%) sono il termometro migliore per misurare il successo di Dacia che ha nella Sandero l’auto più venduta ai privati sia nel nostro paese sia in tutta Europa. Una vera e propria ondata che è frutto di una strategia fondata su semplicità e chiarezza e che oggi ha la nuova faccia che tutta la gamma si è data con la nuova immagine coordinata che campeggia ben visibile sulle calandre di tutti i modelli. Un’operazione semplice solo apparentemente e che interessa ovviamente anche l’ultima arrivata, ovvero la Jogger, la 7 posti più accessibile sul mercato, pronta a rimpolpare la propria gamma con la versione ibrida che potrà contare sullo stesso sistema di propulsione, già presente su Renault Clio, Captur e Arkana, allargando le soluzioni sostenibili da offrire al cliente dopo il Gpl, storico cavallo di battaglia di Dacia, e l’elettrico incarnato dalla Spring. Le prossime scadenze portano verso il debutto della Bigster, l’inedito suv destinato a posizionarsi al di sopra della Duster la cui terza generazione è oramai imminente portando in dote alcune soluzioni anticipate dalla Manifesto, il concept presentato al Salone di Parigi.

Come dice il nome, più che l’anteprima di un nuovo modello, la Manifesto è un documento di valori e di intenti quali essenzialità, praticità, robustezza e sostenibilità secondo Dacia. La Manifesto gioca anche la carta dei materiali naturali e riciclati come il sughero per la plancia o lo Starkle, derivato per il 20% da polimeri riciclati e che troveremo già dalla prossima Duster, così come il sistema YouClip che permetterà di integrare facilmente accessori e dispositivi. Gli interni sono lavabili con un semplice getto d’acqua, le barre portatutto sono modulari e i rivestimenti sono amovibili trasformandosi in sacco a pelo in pochi secondi mentre il faro e la batteria possono essere asportati: il primo per fare da torcia, la seconda per fornire elettricità attraverso una presa domestica. Grazie alla mancanza di porte e finestrini, la fusione tra uomo e natura è completa e le ruote senza aria eliminano alla radice il problema delle forature facendo diventare la ruota di scorta o il kit di gonfiaggio superflui, in perfetto spirito Dacia.

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Mercoledì 30 Novembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 09:53 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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