La nuova Mazda CX-60

Mazda CX-60, prova su strada con la plug-in. In attesa dell'eco diesel mild hybrid da 3.3 litri da oltre 20 km per litro

di Mattia Eccheli
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LEVERKUSEN – Non solo plug-in. La nuova Mazda Cx-60 ha debuttato come prima ricaricabile ibrida della casa giapponese e si appresta venire commercializzata anche come ibrida a gasolio. Un'opzione che diventa allo stesso tempo quella di accesso alla gamma del Suv da 4,74 metri di lunghezza e «il diesel più pulito mai prodotto da Mazda», dice Martin ten Brink, il Ceo olandese della filiale europea. L'unità mild hybrid a 48 Volt è accreditata di percorrenze (non ancora omologate) che sfiorano i 20,5 chilometri per litro per la declinazione a trazione posteriore da 200 cavalli e 450 Nm di coppia. Combinato con emissioni di Co2 pari a 127 g/km, si tratta di un dato ascrivile generalmente a modelli compatti e con motori di cilindrata contenuta. La Mazda Cx-60 e-Skyactive D monta invece una impressionante unità a sei cilindri da 3.3 litri. La declinazione italiana più potente e a trazione integrale ha 249 cavalli, 5 in meno di quella originale, e 550 Nm di coppia. Mazda Italia ha già ufficializzato il listino del nuovo mild hybrid con il quale tiene in vita la tecnologia diesel, quasi ripudiata da diversi marchi, ma ancora amata da molti automobilisti del segmento: da 49.900 e 55.500 euro.

Con questa motorizzazione Mazda conta di convincere un numero ancora maggiore di clienti: con la plug-in ha già raccolto 14.000 contratti e le prime auto sono in consegna. Chi le ordina adesso deve fare i conti un rialzo del prezzo nell'ordine di quasi duemila euro: a partire dai 51.915 delle Prime Line. Rispetto ai modelli di pre-produzione fatti guidare in primavera poco lontano da Lisbona, gli aggiustamenti della versione di serie hanno contribuito a migliorare la risposta della trasmissione automatica a 8 marce (un bel salto di qualità rispetto al cambio a sei marce impiegato dalla casa nipponica finora) che gli ingegneri di Mazda hanno scelto di sviluppare internamente e anche delle funzioni del software.

Ma che la Cx-60 fosse un modello equilibrato e ben riuscito era già chiaro. Le finiture, i materiali e gli equipaggiamenti della vettura che viene orgogliosamente rivendicata come “Made in Japan” legittimano le ambizioni a competere nel segmento premium nel quale il costruttore ha cominciato a a costruirsi un'immagine una decina di anni. Solo a quattro ruote morici, anche se la piattaforma è in realtà a trazione posteriore, la Cx-60 Phev è equipaggiata con il benzina e-Skyactiv da 2.5 litri da 192 cavalli e 261 Nm di coppia abbinato all'unità elettrica da 175 e 250 Nm che assieme valgono 327 cavalli e 500 Nm. In modalità elettrica, grazie alla batteria da 17,8 kWh e 176 kg, la percorrenza omologata raggiunge i 63 chilometri.

Più leggero rispetto ai rivali (a partire da 1.815 kg), il Suv nipponico è comunque “pesantino”, ma è comunque agile per effetto di uno sterzo diretto e di un'accelerazione da 0 a 100 orari di 5,8''. L'elettronica interviene sulle sospensioni anche per rendere più confortevoli gli spostamenti di chi è seduto dietro. Lo spazio del bagagliaio è importante, tra 570 e 1.726 litri a seconda della configurazione dei sedili, e grazie ai 170 millimetri di altezza minima da terra, la Cx-60 può permettersi di affrontare anche il fuoristrada, anche se la vocazione sono i lunghi viaggi.

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Giovedì 8 Settembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 12-09-2022 10:30 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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