La nuova Honda NSX

Honda NSX, la supercar del futuro: prestazioni superbe e tecnologia al top

di Giorgio Ursicino
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ESTORIL - Bella da vedere, magnifica da guidare. La nuova NSX scende in pista all’Estoril e, a guidarla, arriva pure Fernando Alonso, in candida tuta bianca griffata Honda. Sono passati quasi trent’anni da quando la prima generazione della sportiva giapponese sfrecciava nelle mani del mitico Ayrton Senna e la casa orientale prova a scrivere un’ulteriore pagina nella storia delle supercar, chiedendo il “via libera” al fenomeno spagnolo sul quale ha puntato forte per tornare a vincere in Formula 1. Per quanto corre la tecnologia un trentennio non è certo un battito di ciglia e qualcuno aveva addirittura ipotizzato che l’azienda fondata da Soichiro non fosse più interessata alle altissime prestazioni, attratta da un nuovo posizionamento, da diversi e più remunerativi segmenti di mercato.
 

 

Niente affatto, Honda riaccende i motori e lo fa per lasciare il segno. Sarà che siamo particolarmente attratti dal progresso e dall’innovazione, convinti che se indirizzati nella direzione giusta renderanno il futuro migliore del passato (soprattutto nel settore automotive), ma questa gemma giapponese ci ha colpito particolarmente. Certo, per chi rifiuta l’elettronica o fa ancora fatica a rinunciare al pedale della frizione (in F1 lo hanno abbandonato proprio 30 anni fa), il gioiello è un prelibato boccone non facile da digerire. NSX apre nuovi orizzonti, fa scoprire sensazioni inedite, richiede addirittura un diverso modo di guidare, per niente meno tecnico ed emozionante. E, se interpretato come si deve, scatena un piacere di guida finora sconosciuto. Per questo prima di domarla è meglio conoscerla, fare un viaggio nelle sue meraviglie tecniche e avere ben chiare le armi che mette a disposizione, roba inimmaginabile fino a pochi anni fa e che al volante cambiano la vita.

Ma della vecchia NSX da tutti considerata un’eccellenza non è rimasto proprio nulla? È rimasto l’approccio ed è rimasta la tecnologia: NSX cambia scenario per essere la migliore supercar attualmente in circolazione e mette con coraggio un piede nel futuro. Anche la sua nascita è al passo con i tempi, con la globalizzazione. Se la “prima” usciva dai segreti laboratori nipponici bella e fatta, questa ha processo progettuale e produttivo simile a quello degli aerei, con parti e componenti provenienti da cento siti diversi del network Honda e dei fornitori più fidati. Lo sviluppo è stato lungo, nulla è stato lasciato al caso. NSX occupa lo spazio necessario ad accogliere due fortunati passeggeri e i loro effetti personali (il bagagliaio è da 110 litri), il resto è tutto subordinato alle performance, alla sicurezza e all’efficienza. Eh sì, proprio come le moderne F1 (per non parlare dei bolidi di Le Mans o, ancor di più, delle monoposto di Formula E), l’astronave nipponica fa dell’efficienza il suo fiore all’occhiello e, nonostante il temperamento feroce, sa essere anche silenziosa, percorre 10 chilometri con un litro ed emette appena 228 g/km di CO2. Dov’è il segreto? Nel recupero di energia, nella power unit ibrida che ingloba addirittura 4 motori, un superbo V6 termico sovralimentato da 507 cavalli e 3 elettrici posizionati in modo strategico.

Ma bisogna essere sinceri, l’aspetto ecologico è una conseguenza, la belva è stata pensata in quel modo per avere un comportamento dinamico senza pari. Il 6 cilindri, 3,5 litri, è piccolo e compatto, ha due turbocompressori e la doppia iniezione; grazie al carter secco è posizionato longitudinalmente al centro in basso, proprio dietro i passeggeri, un luogo ideale per ottimizzare il baricentro e la distribuzione dei pesi (42% davanti, 58% dietro). La principessa è lunga un filo meno di quattro metri e mezzo, alta solo 120 cm, ha un fondo distante dal suolo di appena 10 e un passo importante di 2,63 metri. Il design, piacevole e pulito, è stato plasmato nello studio che l’azienda ha a Los Angeles, ma l’impostazione di base era già stata definita a Wako con l’obiettivo di far seguire «la forma alla funzione»: NSX offre una bassa resistenza all’avanzamento, garantisce un elevato raffreddamento alla sua raffinata meccanica e, soprattutto, genera tanta “downforce”, il famoso “carico” con cui si vince e si perde in F1. Essere schiacciati a terra infilandosi nell’aria come un’affilata katana è il modo migliore per esaltare le doti della power unit ibrida.

La supercar ha una tecnologia rivoluzionaria anche per la scocca che, a sentire gli ingegneri Honda, è almeno il doppio più rigida della migliore rivale, è realizzata con largo uso di alluminio (pressofuso nei punti nevralgici come gli attacchi delle sospensioni), carbonio e acciaio ad altissima resistenza che consente di ridurre al minimo gli ingombri. In questo modo, nonostante l’abitacolo mini, la visibilità davanti è eccellente grazie ai montanti sottili.

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Domenica 23 Ottobre 2016 - Ultimo aggiornamento: 19:45 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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