TORINO - «Dal rame alla gomma, quella che si sperimenta per le materie prime è una “tempesta perfetta”: negli ultimi decenni i produttori hanno dovuto fare i conti con choc sui prezzi o carenze di materie prime. Ma non avevamo mai visto accadere tutto nello stesso momento». Così Fabio Bertolotti, direttore generale di Assogomma, dà voce alla frustrazione delle imprese, anche italiane, per i problemi nelle catene di approvvigionamento, una crisi dietro la quale - ammette - «non si può escludere una “mente”. Di sicuro, spiega Bertolotti a margine di un evento organizzato dall’Uiga, «i cinesi sono usciti prima dalla crisi coronavirus e hanno fatto incetta di materie prime mettendo in ginocchio la nostra ripartenza». «Rispetto all’autunno 2020 - aggiunge - i costi di tutte le materie prime impiegate nel nostro settore sono raddoppiate o persino triplicate, come nel caso degli oli utilizzati nei processi produttivi».
«Ma questo aumento - osserva il direttore di Assogomma - sarebbe anche il minimo se solo queste materie prime si potessero trovare: non solo, quando il produttore in una gara globale fatta di corsa all’accaparramento e di speculazioni riesce infine a trovare le materie prime e a realizzare i suoi prodotti, deve fare i conti con case automobilistiche che - per altri problemi di forniture - chiedono di ritardare le consegne». L’impatto dei rincari - spiega Bertolotti- potrebbe essere notevole, anche sul fronte inflazione «se si considera che in Italia il 65% della gomma consumata è legato alla mobilità. In ogni auto ci sono in media 70 kg di gomma, di cui solo la metà rappresentata da pneumatici, il resto sono invisibili, fra tubi e guarnizioni ». In realtà «non è pensabile di riversare sui consumatori l’impatto di prezzi di materie prime raddoppiati: il risultato è che l’aumento dei costi fa crescere il fatturato delle aziende ma deprime la marginalità delle imprese» con ulteriori ricadute di bilancio tutte da verificare.
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