Luca De Meo, presidente di Seat

Seat svela la sua ricetta elettrica per la mobilità urbana. De Meo: «Guideremo la trasformazione»

di Antonino Pane
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BARCELLONA - Otto chilometri. Questa è la distanza su cui si gioca la sfida della mobilità urbana. A Barcellona per la centesima edizione del Salone dell’Automobile il tema è stato sottolineato con forza da Luca De Meo, manager italiano, presidente di Seat. Monopattini, bici  elettriche, scooter elettrici, quadricicli. Va bene tutto, purché non sia più l’oggetto al centro dell’attenzione ma il tempo di utilizzo o, meglio ancora, i chilometri percorsi. Insomma le case automobilistiche guardano al futuro con una particolare attenzione alla mobilità nei grandi centri urbani, agli spostamenti brevi. E le auto? «L’industria automobilistica - dice De Meo - è in piena trasformazione e si trova di fronte le sfide più grandi mai affrontate nei suoi oltre 100 anni di storia. Noi come Seat stiamo vivendo un momento estremamente positivo e i nuovi modelli in arrivo ci permettono di guardare verso il futuro con estrema fiducia e guidare la trasformazione in atto nel nostro settore». 
 

 

Già, guidare. De Meo è a capo di una azienda che nel gruppo Volkswagen avrà il delicato compito di guidare verso il futuro. «Lavoriamo ad un mondo più pulito - ha detto De Meo - in cui la mobilità quotidiana diventerà sempre di più un percorso da A a B. Un percorso medio di otto chilometri che bisognerà coprire in tempi brevi, senza stress, con la mente impegnata anche a fare altro. Impensabile tirarsi dietro una tonnellata e mezzo di acciaio come facciamo oggi. Dobbiamo entrare nell’ottica di una mobilità urbana che mutui quella pubblica senza ereditarne i difetti. Certo, i costi non saranno sovvenzionati come avviene in quella pubblica. Ma possiamo già dire che ci saranno prodotti accessibili, affidabili e sicuri».

Difficile immaginare una fabbrica di automobili senza catene di montaggio, senza pianali o carrozzerie da verniciare. Carene di montaggio sostituite da piattaforme digitali in grandi di vendere servizi. Il futuro è questo, ci sono pochi margini di errori.

«Seat nel gruppo Volkswagen - sottolinea De Meo - ipotizza scenari così come fa Skoda ed altri marchi. Lavoriamo tutti in sinergia perché la sfida è globale. Seat è un marchio che parla ai giovani e i dati ci dicono che nel gruppo abbiamo la clientela più giovane. Questa è la nostra forza. Ora dobbiamo guidare verso il cambiamento, verso quei traguardi di mobilità sostenibile e ambientale che proprio i giovani ci chiedono».

Piattaforme digitali flessibili da adeguare alle singole città per offrire mezzi di trasporto leggeri, sicuri e veloci. Il business è enorme. Basti pensare ad un mezzo dal visto medio di 10mila euro se acquistato. Quello stesso mezzo con una tariffa oraria o a chilometro è un grado di incassare 60mila euro in un anno. È chiaro che bisogna soddisfare delle esigenze, immediata disponibilità, facile utilizzo, spazi dedicati e quant’altro. Ecco, le case che oggi costruisco automobili da dopodomani dovranno produrre tutto questo. E ci stanno già lavorando.

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Venerdì 10 Maggio 2019 - Ultimo aggiornamento: 11:53 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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