Al centro Alex Zanardi ed alcuni maestri di sci e partecipanti al progetto SciAbile di Bmw Italia

SciAbile, il progetto vincente di Bmw Italia riesce sempre a sorprendere ed emozionare

di Giampiero Bottino
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SAUZE D'OULUX - È un impegno davvero speciale quello che Bmw Italia dedica alla responsabilità sociale d'ìmpresa, settore nel quale la filiale nazionale è particolarmente attiva con la consapevolezza, ribadito più volte anche dall'attuale presidente Massimiliano Di Silvestre, che «si debba restituire qualcosa a un Paese che ci ha dato tanto».

Era quindi difficile trovare un'etichetta più calzante di quella – SpecialMente – attribuita alla piattaforma creata nel 2014 per unificare sotto un unico ombrello le iniziative varate non solo nei campi – di attualità per una casa automobilistica – della sicurezza stradale e della sostenibilità, ma anche in quelli forse meno scontati della cultura, del dialogo interculturale e dell'inclusione sociale.

Proprio in quest'ultimo ambito si colloca uno dei progetti più longevi, realizzato in collaborazione con la Scuola di Sci di Sauze d'Oulx Project: si chiama SciAbile, ha appena compiuto 17 anni e ogni volta, pur nella continuità doverosa di un'idea vincente, riesce a sorprendere ed emozionare.

Merito degli straordinari maestri e degli altri operatori, tutti volontari, che hanno trasformato le piste della stazione sciistica piemontese in una straordinaria palestra di solidarietà e integrazione, dimostrando con passione, ma soprattutto con tanto amore, che le disabilità – anche gravi – nelle quali molti vedono un limite invalicabile possono invece aprire delle opportunità impensabili. Per capirlo, basta osservare la felicità con cui gli allievi – soprattutto ma non solo giovanissimi – affrontano le discese, chi può sulle proprie gambe, altri su apposite e sofisticate «slitte» abilmente piloate dagli istruttori.

Un entusiamo al quale non è estranea l'influenza di un testimonial esplosivo e trascinante come Alex Zanardi, l'ex pilota di Formula 1 che dal devastante incidente del 2001 che gli costò entrambe le gambe – e non la vita, ma solo per miracolo – ha tratto la spinta per diventare un autentico «iron man» capace di fare man bassa di ori paralimpici, e che per non mancare l'appuntamento di Sauze al quale participa da sempre ha interrotto la preparazione per i Giochi di Tokyo 2020.

A lui si è aggiunto in tempi più recenti Emiliano Malagoli, pilota motociclistico che in un incidente ha perduto una gamba, ma non la passione che lo ha portato alla Maratona di New York e a creare l'associazione Di.Di. (Diversamente Disabili) con cui promuove dei corsi finalizzati a riportare in sella decine di ragazzi reduci da incidenti o affetti da disabilità di vario genere.

Testimonial a parte, a confermare il successo dell'iniziativa pensano i numeri: in 17 anni sono state erogate 13.000 ore di lezione a titolo assolutamente gratuito dai maestri che sono passati dai 4 pionieri dell'inizio ai 25 attuali, con il coinvolgimento di 1.370 allievi (erano 33 il primo anno, sono circa 200 oggi) con età compresa tra i 4 e i 70 anni, affetti da 50 diverse forme di disabilità che si possono raggruppare in 3 macro-aree: fisica e motoria (28% del totale), sensoriale (15%) e intellettivo-relazionale (57%, con un 15% soggetto a varie forme di autismo).

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Venerdì 14 Febbraio 2020 - Ultimo aggiornamento: 11:10 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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