Ignazio Giunti, è deceduto il 10 gennaio 1971 in un incidente durante la 1000 km a Buenos Aires, prima gara del campionato internazionale marche

Ignazio Giunti, cinquant’anni fa la tragedia del pilota romano. Era designato a diventare il numero uno della Ferrari

di Franco Carmignani
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ROMA - E’ una ricorrenza quella di domenica 10 gennaio che suscita ancora tristezza, rabbia e rimpianto, sentimenti a suo tempo condensati nelle note di “El Condor Pasa” nell’interpretazione di Simon & Garfunkel.Il 10 gennaio 1971 arrivava da Buenos Aires una notizia che mai avresti voluto ricevere. Ignazio Giunti, il pilota romano che stava diventando il numero uno della Ferrari, era morto in un incidente durante la 1000 km, prima gara del campionato internazionale marche.

Nelle corse di cinquant’anni fa incidenti gravi accadevano con una certa frequenza. Solo l’anno precedente il destino più crudele aveva portato via tre dei migliori piloti della F1: Jochen Rindt, che divenne campione del mondo alla memoria, Bruce McLaren e Piers Courage. I concetti di sicurezza erano alquanto primitivi e all’ingresso delle piste inglesi campeggiava la scritta “L’automobilismo è uno sport pericoloso”.

Il pilota romano rimase vittima della imperdonabile leggerezza del francese Jean Pierre Beltoise che, rimasto senza benzina, si era messo a spingere la sua Matra-Simca in mezzo alla pista, senza che nessun commissario di percorso o il direttore di gara intervenissero per la palese violazione non solo dei regolamenti ma anche di qualsivoglia briciolo di buonsenso. Tutto si svolge in pochi terribili istanti. Beltoise si muove come un attore del cinema muto e non si rende conto che si trova sulla traiettoria ideale della curva che riporta sul rettilineo del traguardo. Per sua fortuna è tutto spostato sulla sinistra per far forza sulla massa della MS650, lui che ha una menomazione al braccio sinistro ricordo di un vecchio incidente. Arriva sparato Mike Parkes al volante di una Ferrari 512M privata della Scuderia Filipinetti. Il circuito di Baires è di quelli veloci, si gira a oltre 190 km/h. Dietro, attaccato all’inglese, doppiato di un giro, c’è Giunti al volante della nuova Ferrari 312P più bassa della 512M che dunque copre il campo visivo. Situazioni di corsa che si ripetono decine di volte.

Parkes scarta all’improvviso, forse troppo, e Giunti finisce contro il prototipo Matra che Beltoise si vede letteralmente strappare dalle mani, poi è un inferno di fuoco. Scoppiano le polemiche. Beltoise è nell’occhio del ciclone, la Federazione Internazionale tirata per la giacchetta gli commina una pena lieve. Due anni più tardi alla 6 Ore di Vallelunga il pubblico si scatena contro JPB, impassibile, con la squadra Matra che gli si stringe attorno, a cominciare dal cognato Francois Cevert, atteso anche lui da un tragico destino a fine anno e dal direttore sportivo Gerard Ducarouge che non trova di meglio di rivolgere il gesto dell’ombrello verso la tribuna. Per ironia della sorte il “Duca” qualche anno più tardi prenderà in mano le sorti in pista dell’Alfa Romeo che fino al 1970 era stata la casa di Giunti…

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Martedì 5 Gennaio 2021 - Ultimo aggiornamento: 06-01-2021 18:08 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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