Un test estremo nella Weather Factory di Ford

Ford, alla scoperta della “Weather Factory”: dove si simulano le condizioni climatiche globali

di Mattia Eccheli
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COLONIA – Nel laboratorio della Weather Factory di Ford, la fabbrica del tempo che copre una superficie pari ad un campo da calcio, dove si simula un'altitudine di 5.200 metri, cioè la stessa quota del campo base per l'ascesa al monte Everest, per i giornalisti non vengono ricreate condizioni particolari. C'è solo un vento sostanzialmente ordinario di 30 chilometri all'ora. L'apparecchiatura è in grado di modificare la situazione al ritmo di 300 metri di dislivello al minuto.

Chi cammina in montagna sa cosa significhi un simile cambiamento. E, infatti, mentre da una parte del vetro chi gestisce e analizza i vari parametri è comodamente seduto su una sedia, chi entra mentre le condizioni sono estreme non può farlo a “cuor leggero”. Quando, assorbendo ossigeno (fino al 50%), il laboratorio riproduce i 3.000 metri di altitudine l'accesso è consentito per ragioni di sicurezza solo con un rilevatore al dito e con la maschera e la bombola (anche non è obbligatorio impiegarla). In quello che riproduce caldo e umidità del Costa Rica, malgrado il calore estremo è vietato accedere con i pantaloncini corti.

Quando ci entrano i giornalisti l'umidità è “solo” del 72% e la temperatura non raggiunge i 38°, ma è già un inferno. E prima di autorizzare l'ingresso alla sala dove una Ford è ricoperta di neve è indispensabile indossare giaccone invernale (sciarpa e guanti sono un “optional”): il freddo si sente, ma è secco. Meglio la sala “artica” rispetto a quella tropicale. Le condizioni meno fastidiosi sono quelle desertiche: un caldo secco, ma la continua apertura delle porte regala comunque un gran sollievo.

In pochi metri, uno di fronte all'altro, ci sono i laboratori (anche da diverse decine di metri quadrati) nei quali gli ingegneri “creano” il tempo. I parametri sui quali possono agire sono poco più di una mezza dozzina, ma quelli che contano sono i dati rilevati dai sensori a bordo dei prototipi che diventeranno auto. Gli ingegneri ed i meccanici dell'Environmental Test Centre lavorano su quelli che per gli entomologi sarebbero dei bruchi, che poi diventano crisalidi prima di spiccare il volo come farfalle, cioè i modelli di serie.

 

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Venerdì 18 Maggio 2018 - Ultimo aggiornamento: 19-05-2018 02:54 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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