Un modello Ford durante un test nella Weather Factory di Colonia

Dalle Alpi al Sahara, tutto in una stanza. La "fabbrica del clima" Ford stupisce per tecnologia

di Mattia Eccheli
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COLONIA - Il Nepal è oltre il vetro. Dove la rarefazione dell’aria è pari a quella della quota del campo base per andare alla conquista dell’Everest. L’ascesa verso i 5.200 metri di altitudine è rapidissima: 300 metri di dislivello al minuto. Impressionante. Ma a Merkenich, a nord di Colonia, non ci sono sherpa né scalatori. Ci sono ingegneri e meccanici. E sono loro quelli che dispongono del potere di creare il clima nel quale sottoporre i prototipi delle prossime Ford a test specifici. Nel laboratorio dove l’ossigeno viene assorbito (fino al 50%) per simulare le quote dove è di casa Reinhold Messner, sui rulli si può creare anche la pendenza. E senza vento frontale per valutare gli effetti del surriscaldamento. C’è un pulsante rosso che ricorda la linea calda dei tempi della guerra fredda tra Usa e Urss che blocca tutto. Ma è l’ultima misura di sicurezza. L’accesso al locale dove si trova il prototipo sembra quello del forziere di una banca: un enorme portone blindato.
 

 

Senza autorizzazione non si passa. E, soprattutto, nemmeno il personale entra senza l’equipaggiamento dedicato quando l’altitudine simulata supera i 3.000 metri. Servono respiratore e bombola (anche se non è necessario usarli) ed un misuratore di ossigeno. In caso di emergenza è necessario qualche prezioso minuto per aprire il portone blindato: la pressione tra le stanze è diversa. Per le auto è un test estremo: Ford commercializza oltre la metà dei suoi veicoli in aree con quote sopra i mille metri. Non è tuttavia dato sapere se e quante vetture dell’Ovale Blu circolino a Rinconada, nelle Ande peruviane, l’insediamento stabile più alto al mondo con i suoi 5.100 metri sul livello del mare. O a Colquechaca, in Bolivia, a quasi 4.700 di quota. In un altro dei laboratori, che definire “galleria del vento” è riduttivo, 28 proiettori con lampadine da 4.000 watt ricreano le condizioni di un deserto soffocante e senza ombra. Una gigantesca turbina ricrea il vento in un ambiente che si trova a pochi passi: le raffiche che possono raggiungere i 250 chilometri all’ora. Quelle dell’uragano Katrina, uno dei più forti devastante della storia americana, soffiavano a 190.

Le temperature del deserto del Sahara o dei ghiacci eterni dell’Artico (un’ora è sufficiente per ricreare l’ambiente più inospitale), l’appiccicosa umidità della giungla equatoriale, la pioggia torrenziale di un monsone asiatico sono condizioni del tutto “normali” presso l’Environmental Test Centre di Ford. All’interno della fabbrica del clima i prototipi possono venire testati con condizioni riproducibili scientificamente e comparabili. L’impianto consente di lavorare in continuazione e senza che i collaudatori siano costretti ad attendere situazioni particolari, tra l’altro senza correre rischi.
 

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Venerdì 8 Giugno 2018 - Ultimo aggiornamento: 09-06-2018 16:11 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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