Il posteriore della 488 Pista con spoiler ed estrattore dedicati

Un capolavoro a Maranello, il propulsore del Millennio sulla Ferrari 488 Pista

di Giorgio Ursicino
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MARANELLO - Se è vero, come è vero, che il motore è il cuore della meccanica i propulsori del Cavallino non possono che essere un’eccellenza tecnologica, la vera griffe del brand. Apprezzatissimi dai clienti e acclamati dagli esperti, fanno da sempre man bassa di premi e riconoscimenti. E anche quest’anno hanno conquistato le luci del palcoscenico nel prestigioso “Motore dell’Anno” stabilendo diversi primati. Nell’edizione 2018 dell’award la casa di Maranello ha conquistato ben 6 trofei (mai nessuno in precedenza si era spinto tanto in alto) portando il totale a 27 da quando viene organizzato il premio (quest’anno è il ventennale). Quattro sono andati all’ultima versione del V8 sovralimentato (quello montato sulla 488 Pista) che, in configurazioni diverse, equipaggia una parte consistente della gamma Ferrari.
 


Per la terza volta di seguito il gioiello ha conquistato il riconoscimento più prestigioso, quello assoluto, cioè l’International Engine of the Year. Ma si è aggiudicato anche le categorie “Da 3 a 4 litri” e il “Performance Engine” oltre al trofeo speciale di “Best of the Best” a cui hanno potuto prendere parte soli i vincitori delle venti edizioni andate in onda finora. Altri due attestati di eccellenza sono arrivati dalla famiglia 12 cilindri ed in particolare dall’ultima evoluzione 6,5 litri che equipaggia la 812 Superfast. Il capolavoro è stato considerato il migliore nella classe “Oltre 4 litri” e in quella “Best New Engine” visto che il 75% dei componenti sono nuovi rispetto al 6,3 litri V12 della F12berlinetta.

Dopo aver spinto il pulsante di accensione sul volante della 488 Pista torna in mente la leggendaria scena di Michelangelo che appena finita la statua del Mosè la prese a martellate perché il personaggio in marmo di Carrara sembrava vivo, ma non parlava. Il turbo della più potente delle 488 è qualcosa di più di un semplice motore, è una scultura in movimento. E gli ingegneri Ferrari avranno provato una sensazione simile a quella del grande maestro quando, dopo migliaia di ore al banco, il propulsore è stato montato in macchina. Sulla pista di Fiorano l’accelerazione è da dragster, la progressione da jet, la risposta ai comandi dell’acceleratore immediata, nemmeno fosse un aspirato. La coppia (varia a seconda della marcia innestata) è talmente vigorosa anche a bassi regimi che è una vera libidine mandare la belva in sovrasterzo di potenza e poi controllarla, mentre il posteriore sbanda e i Michelin Pilot Sport 2 (realizzati ad hoc e montati in esclusiva) alzano due colonne di fumo senza mai perdere la loro efficacia.
 

 

Uscita dal cancello del circuito ti aspetti che l’astronave non sia perfettamente a suo agio, con un cuore così potente e ruote da 20 pollici in un unico blocco di fibra di carbonio. Invece la Pista scivola via che è una meraviglia, è così docile e silenziosa che fa quasi rabbia. Il cambio si tara sul percorso e, soprattutto, sul tipo di guida di chi impugna il volante. A 50 km/h può essere già in settima marcia. Quasi incredibile.
 

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Mercoledì 13 Giugno 2018 - Ultimo aggiornamento: 14-06-2018 19:10 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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