Bollo auto, così pagheranno tutti

Stretta sul bollo auto, così pagheranno tutti: addio alle monetine

di Luca Cifoni
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Un decreto legge che per temi toccati e numero complessivo di articoli ricorda da vicino una legge di bilancio produce naturalmente un'adeguata mole di emendamenti. Una parte viene dichiarata subito inammissibile, il resto va avanti ma dovrà poi essere votato ed eventualmente approvato, con il parere positivo del governo. Così accade anche per la cosiddetta manovrina: tra le proposte di modifica presentate in commissione Bilancio della Camera ce ne sono anche di suggestive, e certamente lo è quella a firma del deputato Pd Sergio Boccadutri che prevede il superamento delle monetine da uno o due centesimi sulla scia di quanto già avvenuto in altri Paesi europei.

IL COSTO DELL'EMISSIONE
Così come attira di certo l'attenzione la possibile norma che punta a combattere l'evasione del bollo auto imponendo l'esibizione dello stesso, e i relativi controlli a carico delle officine, al momento di fare la revisione dell'auto. In entrambi i casi naturalmente dovranno essere ponderate con attenzione le conseguenze ed alla fine l'ultima parola spetterà all'esecutivo.
L'idea di fare a meno dal 2018 delle monetine più piccole Sergio Boccadutri la giustifica con considerazioni di efficienza: siccome emetterle costa più del loro valore facciale, i 2,8 miliardi di esemplari prodotti finora sono costati oltre 245 milioni di euro: il che porta il deputato Pd a calcolare un possibile risparmio di 20 milioni l'anno, che sarebbero destinati al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato, ovvero alla riduzione del debito pubblico. Ma di fatto l'abolizione degli 1-2 cent consisterebbe nell'arrotondamento ai cinque centesimi dei prezzi o almeno di quelli pagati in contanti: il che porta con sé il timore di un arrotondamento verso l'alto a svantaggio del consumatore, come ha fatto notare un altro deputato del Pd, Giacomo Portas. Proprio le preoccupazioni per l'inflazione hanno finora impedito che a livello europeo si concretizzasse una misura del genere, tra l'altro piuttosto avversata in Germania. Dunque bisognerà attendere per sapere se questa ipotesi, che pure potrebbe avere qualche vantaggio pratico, è destinata a diventare realtà.

LA TAGLIOLA
Sicuramente invece sono già usciti di scena, perché ritenuti estranei alla materia del decreto legge, circa 900 emendamenti su un totale di 2.600 presentati. Tra questi c'è anche quello che prevedeva un'imposta sostitutiva del 10 per cento, più favorevole rispetto alla tassazione ordinaria, per i pensionati che vengono a stabilirsi nel nostro Paese: una misura ideata per attirare in Italia anziani facoltosi, ma che non si concretizzerà. Non hanno superato la tagliola nemmeno altre proposte che puntavano a portare al livello minimo, ovvero al 4 per cento, l'Iva sui prodotti sull'infanzia (come biberon e pannolini) e su alcune tipologie particolari di pane.
Grande spazio tra gli emendamenti ha trovato il tema degli eventuali strumenti sostitutivi ai voucher appena aboliti dal governo per evitare il referendum promosso dalla Cgil. Le soluzioni proposte sono le più svariate, ma più o meno tutte hanno in comune l'obiettivo di permettere alle famiglie di compensare figure del lavoro occasionale come baby-sitter o insegnanti delle ripetizioni. Così sono stati immaginati coupon, card o libretti: alla fine sarà il governo a tirare le somme e a predisporre la nuova normativa.
 

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Martedì 16 Maggio 2017 - Ultimo aggiornamento: 23-06-2017 11:23