Un modello Invictus

Rosario Alcaro spiega il boom di Invictus Yacht: «Barche premium e progetti con Suzuki e Volvo Penta»

di Sergio Troise
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TROPEA - Quando si parla di nautica da diporto, il pensiero corre ai magnifici super yacht che solcano i mari del mondo rappresentando forse come nessun altro la qualità del made in Italy, il nostro design, la nostra capacità di esaltare produzioni industriali e artigianali. Ma nel mondo del diporto ci sono altre realtà, più piccole ma non meno qualificate, che pure rappresentano assai bene la nostra capacità di progettare e costruire. In alcuni casi sono realtà sorprendenti. Come per Invictus Yacht, cantiere che opera nel profondo Sud, in Calabria (a Borgia, nei pressi di Catanzaro Lido), dove vengono prodotte imbarcazioni di piccole/medie dimensioni (fuoribordo da 19 a 27 pedi, entrobordo da 25 a 37) ma di qualità eccelsa, tanto da aver conquistato molti mercati stranieri (l’export rappresenta l’80/90% della produzione).

Il fondatore e presidente di Invictus è Rosario Alcaro, in passato fornitore di Sessa, dal 2014 “messosi in proprio”. Lo abbiamo incontrato a Tropea in occasione di un evento organizzato in collaborazione con Suzuki Marine, con cui l’azienda calabrese intende sviluppare la collaborazione per le motorizzazioni fuoribordo. E gli abbiamo chiesto di spiegarci il segreto del successo di Invictus, autentico fenomeno nel panorama della “piccola nautica” italiana.

«Ho avuto subito le idee chiare su cosa fare – ha spiegato Alcaro -. Forte dei tanti anni di esperienza con Sessa, mi sono posto l’obiettivo di costruire barche di qualità superiore, tecnologiche e lussuose, imbarcazioni concepite e costruite con tutte le qualità che hanno reso la cantieristica da diporto italiana la migliore del mondo. Non per niente collabora con noi Christian Grande, designer di fama, garanzia di qualità superiore, ideatore tra l’altro dell’accordo con Anna Fendi per la realizzazione di una special edition che ha incantato il pubblico degli intenditori».

Aldilà dello stile, quali sono i criteri produttivi?
«Costruiamo barche in vetroresina, ma utilizziamo anche materiali come la fibra di carbonio e l’alluminio e facciamo sperimentazione investendo su ricerca e sviluppo. Facciamo test di resistenza e curiamo molto finiture, qualità, arredi. A differenza di tanti cantieri generalisti, noi costruiamo barche paragonabili a certe auto di classe premium. E infatti stile, qualità, affidabilità, sicurezza sono tutte voci primarie. E per certi dettagli, come le tappezzerie, ci affidiamo ad artigiani di nostra fiducia, due calabresi e un pugliese, che realizzano cuscinerie e rivestimenti con materiali e cuciture simili a quelli delle Maserati. Per il resto facciamo tutto noi, con una novantina di persone».

Ok la qualità. E la quantità? Quante barche producete?
«Nel 2014/2015, quando siamo nati, abbiamo costruito 76 barche, poi abbiamo quasi raddoppiato la produzione di anno in anno, fino a raggiungere le 220 unità nel 2016/2017. E ora, a giugno 2018, siamo già a 220. Una crescita costante, premiata soprattutto dalle esportazioni».

Vendete più all’estero che in Italia?
«Assolutamente. L’80/90% dei nostri prodotti va fuori dai nostri confini. Germania, Francia e Spagna sono i nostri mercati principali. Ma abbiamo venduto una dozzina di barche anche in Australia».

E negli Stati Uniti?
«Non ancora. Il mercato americano è molto impegnativo, bisogna aumentare la produzione e curare poi la distribuzione su un territorio immenso. Non escludo che in futuro ci proveremo, ma per ora siamo concentrati sull’Europa».

E in Italia?
«In Italia abbiamo realizzato qualcosina in Calabria e Campania, un po’ di più sul litorale laziale, tramite Nautica Sud di Latina; qualche Invictus naviga anche in Liguria, in Veneto e sul lago d’Iseo. Ma l’autentico boom l’abbiamo avuto in Germania, sul lago di Costanza ci sono tante nostre barche».

Come si spiega questo successo all’estero?
«Col fatto che nel 2014, quando siamo partiti, l’Italia stentava ancora a riprendersi, la nautica italiana era in ginocchio dal 2009 e i segnali di ripresa ancora non si vedevano con chiarezza, mentre all’estero sono ripartiti prima. E noi ci siamo consolidati esportando, tra l’altro, un tipo di barche che da noi non sono troppo gradite».

Quali?
«Gli entrofuoribordo a benzina. Una tipologia snobbata dal pubblico italiano, mentre ci risulta di essere leader in Europa per le motorizzazioni Volvo Penta a benzina».

In Italia “tirano” soltanto i fuoribordo?
«Sì. E infatti, proprio per questo stiamo intensificando la collaborazione con Suzuki Marine, che proprio come noi cura molto le attività di ricerca e sviluppo e realizza prodotti hi-tech di assoluta affidabilità. Il nuovo 350 cavalli, ad esempio, è un motore perfetto per il nostro 270X. Le nostre barche, come tutte le barche di qualità, sono piuttosto pesanti, perciò un motore come il 350 Suzuki aiuta molto a valorizzare le prestazioni. Ciò detto – aggiunge Alcaro – nel campo degli entrobordo guardiamo con attenzione anche alle innovazioni di Volvo Penta, con cui stiamo collaborando, da settembre 2017, al progetto di una imbarcazione a propulsione elettrica”.

Quando sarà pronta?
«Speriamo entro un paio d’anni. La prima riunione operativa l’abbiamo fatta a settembre scorso. Ho quattro ingegneri che lavorano al progetto, ma dipende da Volvo Penta più che da noi. A Invictus spetterà il compito di trovare le giuste soluzioni per l’integrazione tra barca, motorizzazione e batterie, soprattutto per la corretta distribuzione dei pesi».

Ma che tipo di barca sarà?
«Sarà un Invictus 280 GT adattato al nuovo tipo di propulsione. Rappresenterà la soluzione ideale per la navigabilità sui laghi, soprattutto in Germania, Austria, Svizzera, dove ci sono restrizioni notevoli legate al rischio inquinamento. Lì, in alcuni casi, è vietato utilizzare motori con potenze superiori a 100 cavalli. Ma con l’elettrico sarà tutto risolto».

E per la ricarica delle batterie come si farà?
«In Germania c’è già un piano per l’installazione di colonnine. Lì si danno da fare, solo in Italia è tutto fermo».

E l’ibrido non è nei piani?
«No. L’ibrido è più adatto alle imbarcazioni di grandi dimensioni, mentre l’elettrico si adatta bene alle barche piccole e soprattutto alla navigazione sui laghi, dove è forte il rischio inquinamento».

Aldilà del piano Eco, vedremo novità Invictus nei prossimi saloni nautici?
«A Cannes presenteremo in anteprima il nuovo 320GT, entrobordo che andrà a collocarsi tra il 280GT e il 370GT. La barca sarà poi esposta anche al Salone di Genova. Per quanto riguarda la gamma fuoribordo vogliamo realizzare una barca di 32 piedi con motorizzazione consistente e tanto spazio vivibile a bordo. Ma è presto per parlarne».

 

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Venerdì 20 Luglio 2018 - Ultimo aggiornamento: 13-09-2018 16:36 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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