Barche nel porto di Viareggio

Da Confindustria Nautica una richiesta di smentita. Ma purtroppo è tutto vero: in 130 sono fuori

di Sergio Troise
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NAPOLI. Dall’Ufficio Stampa di Confindustria Nautica riceviamo una richiesta di smentita relativa alla notizia da noi pubblicata a fine dicembre 2019. Qui di seguito il testo pervenuto da Genova.

“Con riferimento alla notizia pubblicata dal titolo “Afina annuncia l’uscita da Ucina Confindustria: «Scelta dovuta, diversità di vedute sulla piccola nautica”, la informiamo che la stessa è priva di ogni fondamento in quanto ‘Afina’ non è mai stata associata a Ucina Confindustria Nautica. La invitiamo pertanto a non proseguire con la diffusione di questa notizia e più in generale, in nome di un corretto rapporto tra le parti, di verificare le informazioni che riceve contattandoci prima di procedere con la pubblicazione. Invitiamo inoltre, a norma della Legge 416/1981, a provvedere alla rettifica della notizia già diffusa dandone la dovuta visibilità”. In calce la firma di Massimo Procopio, dell’Ufficio Stampa.

La richiesta di smentita ci ha colto di sorpresa, essendo il contenuto dell’articolo contestato null’altro che la trasposizione in forma giornalistica di un comunicato inviatoci dall’Ufficio Stampa della neonata AFINA (Associazione Filiera Italiana Nautica). Seguendo il consiglio generosamente datoci dagli amici di Confindustria Nautica, probabilmente più scafati di noi che svolgiamo questa professione da appena 45 anni, ci siamo dunque rivolti a coloro che ci avevano comunicato la notizia contestata. E abbiamo chiesto loro di darci conto e ragione di quanto ci avevano indotto a scrivere.

Ci hanno risposto inviandoci il testo che qui di seguito riportiamo.

“Gent.mo dott. Sergio Troise, in riferimento alla sua richiesta di chiarimenti, relativamente al nostro comunicato stampa del 23 dicembre u.s. dal titolo "Gennaro Amato: “Uscire da Ucina una scelta dovuta”, teniamo a specificare che la nostra associazione è, nell’ultimo quinquennio di presidenza di Gennaro Amato, sempre stata iscritta ad Ucina. La quota relativa all’anno 2019 è stata regolarmente versata nel mese di luglio 2019 con bonifico bancario. Pertanto la sofferta decisione che ha portato la nostra associazione ad uscire da Ucina, sottolineata nel nostro comunicato e ratificata in precedenza dal presidente Amato al collega del direttivo Ucina Saverio Cecchi, è esclusivamente da attribuire alla mancanza di condivisione di strategie ed impegni in merito al futuro della media e piccola nautica italiana.

In merito alla flebile opposizione di terzi, che affermano la mancanza di iscrizione di AFINA al comparto di Confindustria Nautica e pertanto all’impossibilità di poterne conseguentemente rassegnare le dimissioni associative, teniamo a specificare che l’iscrizione di ANRC (Associazione Nautica Regionale Campana) non decade in virtù del cambio nominale associativo in AFINA (Associazione Filiera Italiana Nautica) poiché IL SOGGETTO non cambia nella presidenza e nel consiglio direttivo, nonché nella mission e nello statuto associativo e persino nella veste fiscale resta associazione con stessa partita iva. Dunque ogni misero tentativo di mistificazione della scissione, che ha portato oltre 130 associati di AFINA ad abbandonare le politiche associative del comparto di Confindustria, sono e restano quelle della non condivisione dei programmi per il futuro della piccola e media nautica italiana rappresentate dall’associazione diretta da Gennaro Amato”.

Tutto chiaro? A noi sembra chiarissimo: il cambio di nome, da ANRC ad AFINA, non ha cambiato la sostanza delle cose. Ciò che dici per l’uno, vale anche per l’altro. Per intendersi: è un po’ come parlare di Muhammad Ali e non riconoscergli i titoli di Cassius Clay, ovvero della stessa persona, che ha cambiato nome. E ci sembra davvero strano che a Genova, dove si lavora con merito, e ad altissimi livelli, per il Salone, per l’internazionalizzazione, per i rapporti con le istituzioni e i Palazzi della politica, ci s’impunti su una questione così marginale, piuttosto che trovare il modo d’intendersi con quella che è diventata, purtroppo, una controparte. Dopo oltre quattro anni di rottura con i big della grande nautica (produttori di super yacht e mega yacht) confluiti in Nautica Italiana e poi ritornati finalmente a casa, dopo faticosissime trattative, sotto il tetto di Confindustria, credevamo che il comparto potesse davvero ripartire definitivamente, unito e compatto, tenendosi ben stretti anche gli operatori della cosiddetta piccola nautica. Purtroppo non è così.

 

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Lunedì 20 Gennaio 2020 - Ultimo aggiornamento: 22-01-2020 11:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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