Toyota lancia in Giappone Yaris GR Four da 300 cv. Quattro ruote motrici ed appendici aerodinamiche
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La Toyota si prende la pole position della 88ma edizione della 24 Ore di Le Mans e punta a vincerla per la terza volta consecutiva segnando la fine della stagione WEC 2019-2020 e l’addio alle LMP1 in vista del cambio di regolamento che vedrà l’avvento della LMH (Le Mans Hypercar) come nuova classe regina.
A segnare il miglior tempo è stato Kamui Kobayashi che, al volante della sua TS050, ha fermato il cronometro su 3’15”267 (velocità media di 251,2 km/h…), un tempo molto vicino al limite assoluto di 3’14”791 che lo stesso pilota giapponese detiene. Sembrava anzi che il record essere abbattuto all’ultimo tentativo visto che i tempi delle prime due frazioni erano stati più veloci di 6 decimi rispetto al giro del 2017, ma secondo la direzione di gara Kobayashi avrebbe tagliato leggermente sulle Curve Porsche uscendo dai margini consentiti. Il risultato è comunque rimarchevole se si considera che il peso minimo di quest’anno per le LMP1 ibride è di 895 kg contro gli 875 kg di 3 anni fa. Elemento favorevole è stata invece la temperatura di 23 °C, ovviamente inferiore a quella del 16 giugno di 3 anni fa, e che ha fatto lavorare alla perfezione gli pneumatici.
Kobayashi si prende comunque la sua terza pole position a Le Mans (la quarta consecutiva per Toyota) ed è il primo pilota ad aver conquistato la prima fila con la nuova formula della Hyperpole, assai simile a quella Superpole della Formula E e con la quale i primi posti per ciascuna categoria vengono decisi con una sessione di 30 minuti ristretta a coloro che ottengono i 6 migliori tempi. Dietro di lui, a soli 555 millesimi, è arrivata la Rebellion R13 con motore Gibson di Senna-Nato- Menezes davanti all’altra Toyota di Nakajima-Buemi-Hartley e all’altra Rebellion, guidata da Louis Deletraz, capace di raggiungere 349 km/h sul rettilineo dell’Hunadieres, punta ben maggiore delle Toyota grazie alla maggior potenza del motore aspirato. Ma non è bastato a controbilanciare i 1.000 cv, per metà elettrici, e la trazione integrale che danno ai prototipi giapponesi un grande vantaggio in uscita dalle curve.
Ce l’hanno fatta invece Paul di Resta e la sua Oreca-Gibson della United Autosports a battere il record per la LMP2 con un 3’24”842 che migliora il precedente limite di 314 millesimi e consente di tenere dietro la Aurus-Gibson della G-Drive Racing del due volte campione di Formula E, Jean-Éric Vergne. Parla italiano, almeno nel manico, la GTE-Pro con Gianmaria “Gimmi” Bruni che, con la sua Porsche 911 RSR ufficiale, ha fermato il cronometro su 3’50”874, lontano dal suo stesso record di 3’47”504 fissato nel 2018 a causa di restrizioni intervenute nel frattempo sulla potenza del motore. Bruni si è messo dietro la Ferrari 488 GTE Evo della AF Corse guidata da Pier Guidi-Calado-Serra e l’Aston Martin Vantage AMR ufficiale di Thiim-Sørensen-Westbrook. Nella GTE-Am la Ferrari di Côme Ledogar ha avuto la meglio sulle Porsche del team Dempsey-Proton, nel cui equipaggio c’è anche l’italiano Riccardo Pera, e della Project 1 che nel cui terzetto sono presenti Egidio Perfetti e Matteo Cairoli.
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