Tommaso Volpe, direttore Motorsport Nissan

Volpe (Motorsport Nissan): «La FE ci serve per migliorare la nostra tecnologia. Prima o poi arriverà anche un marchio italiano»

di Mattia Eccheli
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VALENCIA – Con l'arrivo di Antonio Giovanazzi, ingaggiato dalla Dragon, il 46enne calabrese Tommaso Volpe non è più l'italiano con la maggior visibilità nella Formula E. Per il direttore del motorsport globale di Nissan è tutt'altro che un problema: «Spero di riuscire a fare meglio di lui, anche se chiaramente il mio ruolo non è in pista», sorride. Volpe è estremamente rilassato anche di fronte agli addii dei costruttori tedeschi: «Sarei un bugiardo se dicessi che non cambia niente – argomenta – perché le attività di comunicazione e marketing portate avanti dai brand premium fanno da volano alla Formula E e il campionato rischia di risentire un po’ della loro mancanza. Dipende poi anche da quali altri brand potrebbero entrare e, comunque, dal punto di vista agonistico e dello spettacolo non credo che ci saranno differenze».

E la scuderia in meno?

«Non mi preoccupa nemmeno quello. La Formula E continua a restare la classe del motorsport con il maggior numero di case automobilistiche coinvolte».

Sembrava che ci fosse la coda per prendervi parte...

«Per un costruttore non avrebbe senso entrare adesso, alla fine di un ciclo, in questo caso quello delle vetture Gen2, perché dovrebbe utilizzare la macchina di un'altra casa».

L'organizzazione ha cambiato le regole per la qualifica: soddisfatto della nuova formula?

«C'erano richieste e proposte da parte delle scuderie e delle case su come disputare le qualifiche. Mi pare che la soluzione che è stata adottata rispetti il doppio obiettivo che tutti avevano in mente: fare in modo che non ci fossero piloti troppo svantaggiati e rendere più dinamica e divertente la qualifica».

Con la pandemia si è corso di più in pista: è sempre dell'idea che la Formula E debba rimanere legata ai circuiti cittadini?

«È stata l'occasione per dimostrare che è un campionato spettacolare anche in pista e, se pensiamo alla prima gara di Valencia, anche carica di imprevisti. La Formula E è però nata per avvicinare il motorsport e i veicoli elettrici alla gente: i centri delle metropoli restano il nostro punto di riferimento».

L'anno scorso aveva detto che Nissan puntava alla vittoria: non è andata benissimo.

«Onestamente? È chiaro che il nostro obbiettivo è in definitiva quello di vincere, poi che ci si riesca o meno è un’altra cosa. Non capisco perché non dicano lo stesso anche gli altri. O lei forse parteciperebbe con l'obiettivo, per dire, di arrivare decimo? Nel motorsport devi lavorare seriamente e mettere assieme una squadra che funzioni, e anche se ci riesci non hai comunque la certezza di vincere».

Ci riprovate?

«Certo che sì, ma è evidente che la scorsa stagione qualcosa non ha funzionato e abbiamo sbagliato molto. Siamo stati anche sfortunati, ma non cerchiamo alibi».

Per questo avete ingaggiato Maximilian Günther?

«Per la verità avevamo diverse opzioni: significa che malgrado i risultati della passata stagione siamo ritenuti, credo legittimamente, una scuderia credibile. Tra le altre caratteristiche, Max è uno di quelli che definiamo “piloti ingegneri” e lo abbiamo osservato anche durante le sue esperienze precedenti alla Formula E. Abbiamo bisogno di un pilota che sia in grado di trasferire informazioni ed esigenze ben precise ai nostri ingegneri».

Per vincere?

«Anche per quello, ma non solo per quello. La strategia di Nissan è sempre la stessa: sfruttare la Formula E come una vetrina per sottolineare il proprio impegno nell'elettrificazione e la sostenibilità, ed inoltre sviluppare ricerca che venga trasferita al nostro centro R&D in Giappone per i veicoli di serie, e viceversa. Il trasferimento di conoscenze tecnologiche in entrambi sensi è fondamentale».

Alla fine conta il mercato, insomma.

«Tutto conta. Con il 2030 l'intera gamma di Nissan sarà completamente elettrificata nei mercati principali, ed entro il 2050 tutte le nostre operazioni saranno “carbon neutral”. La Formula E, con la quale abbiamo un accordo fino al 2026, ci serve per migliorare la nostra tecnologia e per promuovere la direzione strategica dell’azienda».

Come diventerà la Formula E: ci saranno meno costruttori, ma magari anche uno italiano?

«Posso solo fare delle ipotesi. Diciamo che per promuovere l'immagine del campionato non sarebbe affatto male se ci fossero anche dei brand non automobilistici impegnati in prima linea: ci consentirebbe di raggiungere un nuovo pubblico. E sì, secondo me un marchio italiano prima o poi si impegnerà, ma non mi chieda quale».

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Domenica 28 Novembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 29-11-2021 20:09 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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