F1, la difficile vita del commissario FIA: dal codice stradale al duello a ruotate, quando serve esperienza e buon senso

F1, la difficile vita del commissario FIA: dal codice stradale al duello a ruotate, quando serve esperienza e buon senso

di Massimo Costa
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ROMA - Penalizzare o non penalizzare? Valutare con il metro del vigile urbano, codice regolamentare in mano, o applicare il buonsenso analizzando caso per caso? I commissari sportivi della FIA selezionati per le gare F.1 sono finiti sotto la lente di ingrandimento in queste ultime settimane, ogni loro decisione viene sviscerata dagli appassionati di tutto il mondo che danno sfogo ai loro commenti sui social media a seconda se il loro beniamino è stato punito o meno.

Non è sempre facile giudicare il comportamento di un pilota durante una corsa e per questo, da diversi anni, ai rappresentanti della FIA viene affiancato un ex pilota di esperienza, non necessariamente con trascorsi in F.1. Fino a qualche anno fa, venivano emesse penalità per situazioni banali, si era arrivati a vere e proprie esagerazioni tanto che ormai sembrava che venisse applicato il codice stradale piuttosto che effettuare valutazioni riguardanti un Gran Premio di F.1. Le cose sono cambiate da un paio di stagioni, la manica è più larga e i commissari sportivi hanno riposto nel cassetto la paletta del vigile urbano. Tutto era piuttosto nella norma, finché si è arrivati in Canada, con la incredibile e ingiusta penalità affibbiata a Sebastian Vettel.

La decisione di infliggere 5" a Sebastian Vettel dopo essersi salvato da una situazione di difficoltà che lo ha portato a rientrare in pista davanti a Lewis Hamilton, costringendo al rallentamento il pilota Mercedes è stata criticata da tutti, ex grandi piloti di F.1 compresi. Il buonsenso in questo caso non è per nulla stato considerato, Emanuele Pirro era l'ex pilota presente a Montreal, e quella penalità ha scatenato un logico quanto inevitabile putiferio. Togliendo una vittoria certa alla Ferrari di Vettel. Montreal ha rappresentato una sorta di spartiacque improvvisa, riaccendendo polemiche che parevano svanite. E così ogni manovra, ogni situazione limite, è finita sotto la lente d'ingrandimento richiamando proprio quella decisione finale del Canada. Un errore farlo però, perché è sbagliato andare ogni volta a riprendere quanto accaduto tra Vettel e Hamilton. Quella scelta è stata semplicemente una ingiustizia che non si dovrà più ripetere in F.1 e non deve fare giurisprudenza. Va dimenticata in fretta.

A Le Castellet, nel GP di Francia, Daniel Ricciardo è stato giustamente punito per aver tratto vantaggio in poche centinaia di metri da due scorrettezze (non gravi) che gli hanno permesso di guadagnare due posizioni. Scorrettezze palesi ed evidenti, volute, e quindi con buonsenso i commissari sportivi (pilota presente l'ex F1 Yannick Dalmas), hanno optato per i 10" di penalità, 5" + 5". Quello di Ricciardo era un caso diverso da quello di Vettel: il tedesco era uscito da una situazione di difficoltà a seguito di un errore in ingresso variante, Ricciardo aveva, con specifica volontà, fatto il furbetto.

Quello di Spielberg, nel GP di Austria di domenica scorsa, è un caso ancora diverso rispetto a quelli giudicati a Montreal e Le Castellet. Trattasi infatti di sorpasso limite, fianco a fianco, con accompagnamento dell'avversario all'esterno. Max Verstappen non ha volutamente lasciato lo spazio a Charles Leclerc, magari ha frenato un attimo in ritardo ed è arrivato lungo, ma l'episodio non va paragonato per niente a quello di Vettel o Ricciardo. Trattasi appunto di "accompagnamento", ne vediamo in tutte le gare tutte le domeniche, dalla F.4 in su. Chi si meraviglia della non penalità all'olandese della Red Bull, dovrebbe forse guardare un po' più di corse. Bene hanno fatto i commissari sportivi (Tom Kristensen l'ex pilota presente) a non intervenire e a giudicarlo un episodio di gara. 

Magari si potrebbe anche parlare di ingenuità di Leclerc che si è lasciato attirare nel tranello con una facilità disarmante. Verstappen si fa fregare una volta, come avvenuto il giro precedente, ma la seconda no. Strano che il ferrarista non abbia agito in maniera diversa, frenando prima per cercare di incrociare la traiettoria, per esempio. Gli servirà da lezione per la prossima volta, ora che ha capito che con Verstappen, quando si duella, si è sempre ai confini se non oltre il limite.

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Mercoledì 3 Luglio 2019 - Ultimo aggiornamento: 13:40 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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