Il primo luglio 1979 è la prima vittoria di un motore turbo in un Grand Prix ottenuta da Jean Pierre Jabouille al volante della Renault RS10 disputato sui saliscendi della pista di Digione

F1, i fantastici anni dell’era del Turbo. Dall'esordio della Renault nel 1977 ha segnato anni indelebili della storia del Circus

di Franco Carmignani
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E’ dal 1977 che è sceso in gara il motore turbo. Alla Renault che per prima ha praticato questa scelta tecnica in controtendenza, adottando un propulsore di 1,5 litri sovralimentato con una turbina mossa dai gas di scarico, rispetto ai collaudatissimi 3 litri aspirati (in base al regolamento vigente il rapporto di equivalenza è infatti fissato in 1,2) si sono aggiunte nel 1981 la Ferrari e la Toleman Hart. Ma, in sei anni il turbo non ha ancora vinto il mondiale F1 a dispetto dei grossi investimenti. Complessivamente Renault e Ferrari hanno collezionato 16 primi posti. Certo, la casa di Maranello, che spesso ha saputo anticipare le svolte tecniche in F1 e in altri settori, è reduce da una stagione disgraziatissima, al termine della quale ha comunque vinto il titolo marche. Tra l’altro non esistono i sofisticati supporti elettronici di oggi e se vogliamo anche la vittoria del titolo piloti ‘82 da parte di Keke Rosberg è stata fortunosa.

L’inizio della nuova stagione pare tuttavia denso di promesse e novità. Ferrari e Renault, decisamente rinfrancate, rilanciano la sfida. Le “rosse” puntano su Renè Arnoux, che si era preso a ruotate con Gilles Villeneuve a Digione il primo luglio 1979, sembra un secolo! quando Renault aveva scritto nella storia il primo successo del turbo, e sul confermato Patrick Tambay. Una squadra equilibrata con Arnoux che è oggi il pilota con maggiore esperienza sui motori sovralimentati e “Patrick il Bello” che ha legato molto bene con la squadra nei mesi bui appena trascorsi e con la 126 C2 (la piccola utilitaria Fiat c’entra poco, la sigla vuol dire 1,2 come rapporto di equivalenza, motore sei cilindri, C compresso, seconda versione) e vive serenamente la presenza con il connazionale.

Renault che si è convinta di avere in Prost il potenziale campione del mondo, punta tutto su Alain ingaggiando come secondo pilota l’”Americano di Roma” Eddie Cheever, già affiatato con una squadra francese, grazie alla stagione trascorsa con la Ligier.

Ma il fronte turbo è in rapido sviluppo. BMW, Hart e Honda partono dai loro già collaudati motori F2. La casa bavarese fornisce in esclusiva alla Brabham (l’ennesimo colpaccio di Bernie Ecclestone) il quattro cilindri che l’Ing. Paul Rosche ha derivato dal plurititolato M12. Una “bestiaccia” sia per la cavalleria, siamo già sui 750 CV, sia per la risposta brutale e per il turbolag, il ritardo di erogazione tipico di questi motori specie all’inizio dello sviluppo. Per fortuna Gordon Murray il geniale progettista sudafricano di Ecclestone crea un altro capolavoro con la BT52 con un telaio in fibra di carbonio molto profilato. La vettura è destinata ai confermatissimi Nelson Piquet e Riccardo Patrese che è un po’ la punta dello schieramento italiano.

Sul turbo si getta anche l’Alfa Romeo, Carlo Chiti realizza un V8, optando per un maggior frazionamento, ovvero il numero di cilindri, rispetto alla concorrenza, alimentato con iniezione elettronica e due compressori, inizialmente di stampo italiano, sistemi successivamente sostituiti da Bosch e KKK. Il motore è montato sul telaio 183T impostato da Gérard Larrousse, poi spostatosi alla Lotus, e Mario Tolentino. La gestione diretta della squadra, altra novità, passa alla Euroracing di Giorgio Pavanello che viene dai successi in F3 con i motori Alfa, i piloti sono Andrea De Cesaris e Mauro Baldi. L’obiettivo è razionalizzare i costi, purtroppo i risultati in pista non saranno eclatanti. Il motore aspirato V12 dell’anno precedente viene invece affidato alla Osella, anch’essa tutta made in Italy, con Pier Carlo Ghinzani e Corrado Fabi.

L’altra scuderia turbo che si presenta al via del primo Gran Premio della stagione in Brasile è la Toleman di Bruno Giacomelli e Derek Warwick che continua con il quattro cilindri realizzato da Brian Hart, un po’ distante dagli altri sovralimentati.

C’è anche una lista d’attesa: McLaren e il “nuovo” Niki Lauda avranno solo a metà stagione il motore Tag Porsche progettato da Hans Metzger, e il V6 Honda al quale il team Spirit partner dei giapponesi in F2 assicurerà un atterraggio morbido nel mondo dei Grand Prix. Dovrà invece attendere solo un Gran Premio, Elio De Angelis che avrà finalmente la Lotus 93T con il motore Renault a Long Beach.

In Brasile il pilota romano corre invece con il modello 92 e viene squalificato proprio perché era iscritto con la nuova monoposto. Vittoria casalinga per Piquet che regala alla BMW il primo successo in F1. Nel successivo Gran Premio USA Ovest a Long Beach arriva la doppietta delle McLaren-Ford con John Watson e Niki Lauda. L’austriaco già secondo a Jacarepagua va momentaneamente in testa al mondiale.

La riscossa di Renault e   Ferrari non si fa attendere.  Al Gran Premio di Francia Prost presenta il conto, e a San Marino, un anno dopo il “fattaccio” Pironi-Villeneuve è tripudio per Ferrari, Tambay e…Gilles. Ma, a Imola, il popolo ferrarista si comporta male nei confronti di Patrese. E’ un pilota italiano, sta vincendo il Gran Premio di casa, potrebbe avere delle chances per il titolo, eppure quando si ritira dopo una corsa memorabile il pubblico esplode come a un goal decisivo…

Quinto vincitore diverso a Montecarlo: è il campione in carica Keke Rosberg con la Williams Ford sfrutta le condizioni favorevoli al motore aspirato su un circuito cittadino, imitato due Gran Premi dopo da un grande Michele Alboreto con la Tyrrell a Detroit.

Dal Gran Premio del Canada il campionato entra nel vivo e la lotta è a tre con Prost che vince ancora a Brands Hatch in Gran Bretagna, in Germania e in Olanda, ma è Piquet con un finale favorevole, due primi e un terzo posto a beffare i rivali, e a diventare il primo pilota campione del mondo con una vettura turbo. Da segnalare anche la vittoria di Riccardo Patrese che chiude in bellezza la stagione siglando il quarto centro di Brabham e BMW, che tuttavia non è sufficiente per strappare il titolo costruttori alla Ferrari.

Ci sono grandi movimenti per il 1984. Prost lascia la Renault dove s’è creato un ambiente poco favorevole, e si sposta armi e bagagli alla McLaren, dove ha a disposizione la più promettente delle macchine turbo ma un compagno di squadra come…Niki Lauda. Conseguentemente termina l’avventura di John Watson, mentre un italiano con…prospettive iridate approda in Ferrari è Michele Alboreto, sul quale sono d’accordo un po’ tutti, mentre Patrese trova posto all’Euroracing la struttura di Giorgio Pavanello che farà correre le Alfa Romeo 184T, equipaggiate con un motore otto cilindri turbo deliberato dall’ing. Chiti e costruito in Autodelta.

 In Brabham e Ligier vanno altri due italiani, ovvero Teo Fabi e Andrea De Cesaris. Il campionato è targato McLaren, tredici volte prima su quindici appuntamenti. Niki Lauda in forma splendida passa primo sotto la bandiera a scacchi cinque volte (45 punti), Alain Prost sette (52,5). La differenza la fanno i piazzamenti, Niki ha messo da parte quattro secondi, un terzo e un quarto (28 punti), Alain un secondo, un terzo e un quarto posto (13 punti) ma finisce sotto di mezzo punto perchè a Montecarlo il punteggio è stato dimezzato. Nel Principato la gara è stata interrotta dopo appena 31 giri, poco più di 100 km, per la forte pioggia. Jacky Ickx viene però accusato di aver frenato la grandissima rimonta di un “rookie” brasiliano già famoso nel karting. Si chiama Ayrton Senna Da Silva. Senna è il cognome della madre che il pilota brasiliano utilizzerà per tutta la carriera, corre con la Toleman–Hart alla sua ultima stagione completa. Compagno di squadra è Johnny Cecotto ex campione del mondo del motociclismo nelle classi 350 e 750, che purtroppo sarà fermato da un incidente a Brands Hatch. E la Ferrari? Non è una grandissima stagione. Alboreto va a segno a Zolder, ma si ritira in otto Gran Premi, poi verso fine stagione, piazza due secondi e un terzo, che gli permettono di risalire in quarta posizione subito dietro De Angelis, ma davanti a Piquet. Arnoux, invece resta a secco in termini di vittorie, e conteggia una serie di piazzamenti.

Il sogno iridato di Alain Prost si concretizza nel 1985. McLaren-Porsche conserva un minimo vantaggio, che Alain sfrutta chirurgicamente per respingere il consistente assalto al titolo da parte di Michele Alboreto con la rigenerata Ferrari 156-85. Il pilota milanese vince in Canada e in Germania, dimostrando di poter essere finalmente l’erede di Alberto Ascari, ma la fortuna gli chiude la strada quando mancano cinque gare al termine della stagione! Non va bene neanche a Elio De Angelis, vincitore a Imola dove Prost incorre in una squalifica a causa del peso fuori dal limite stabilito dal regolamento.

Quanto ad Arnoux la sua avventura in Ferrari termina bruscamente dopo la prima gara in Brasile, il suo sostituto Stefan Johansson con un paio di secondi posti contribuisce al piazzamento della Scuderia nella classifica costruttori. L’Alfa Romeo, invece, conclude la sua seconda avventura in F1 senza lasciare traccia nella stagione.

L’onda lunga McLaren-Porsche continua anche nel 1986 con il bis iridato di Prost, che ha un nuovo compagno di squadra. Lauda, infatti, ormai appagato, ha definitivamente appeso il casco al chiodo e si è innescato un grosso risiko, che vede Keke Rosberg alla McLaren e Nelson Piquet alla Williams, mentre Riccardo Patrese torna alla Brabham, dove arriva anche Elio De Angelis che lascia la Lotus ormai polarizzata sul grande talento di Ayrton Senna. Purtroppo per il pilota romano la scuderia fondata quindici anni prima dal tre volte campione del mondo australiano ha iniziato il suo lento e inesorabile declino. La BT55, l’ultima monoposto progettata da Gordon Murray, soprannominata la sogliola, non va. Elio nel tentativo di migliorarla muore durante dei test al Paul Ricard, inizialmente previsti con Patrese, al quale ha chiesto di lasciargli il volante…L’incidente mette sotto accusa, ancora una volta, i sistemi di sicurezza, in particolare la loro scarsità durante i test, problema che sarà affrontato, purtroppo solo dopo questa nuova tragedia.

Tornando al campionato, ora riservato solo ai motori turbo, con serbatoi del carburante da 195 litri 25 in meno rispetto al precedente regolamento, Prost la spunta solo all’ultima gara in Australia al termine di un serratissimo duello con le due Williams Honda di Nigel Mansell e Nelson Piquet, che certo non si amano, protrattosi per tutta la stagione. Per Mansell che è arrivato ad Adelaide con sei punti di vantaggio e un bottino di cinque vittorie,  è una beffa. L’inglese è costretto al ritiro per lo scoppio di un pneumatico e per soli due punti lascia il titolo a Prost che taglia per primo il traguardo del Gran Premio d’Australia, davanti a Piquet!

Dietro il terzetto di testa le nuove realtà. Ayrton Senna con la Lotus Renault è primo in Spagna e a Detroit, mentre Gerhard Berger con la Benetton, nata dalle ceneri della Toleman, vince in Messico. Dall’87 l’austriaco sarà il nuovo pilota Ferrari, che è incappata in una stagione deludente.    

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Lunedì 8 Febbraio 2021 - Ultimo aggiornamento: 09-02-2021 15:47 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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