La Jaguar di Formula E

Da Le Mans alla Formula E il Giaguaro vive correndo. Jaguar ha dominato per 7 anni la mitica 24 Ore

di Nicola Desiderio
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Combinare la tradizione e la tecnologia facendo della tecnologia la tradizione. Sembra essere questa la missione della Jaguar del terzo millennio che partecipa al campionato di Formula E dalla stagione 3 (2016-17) e ha accompagnato il suo ritorno nelle competizioni con l’annuncio dell’imminente elettrificazione della gamma anche per Land Rover. Così, mentre le I-Type entravano in pista, qualche mese dopo veniva presentata la I-Pace, il concept di crossover elettrico che nel frattempo è diventato realtà dando vita inoltre ad un campionato monomarca ad emissioni zero.

Era dal 2004 che il nome Jaguar non calcava le piste, da quando la squadra di Formula 1 della Jaguar Racing, alla fine di 5 stagioni senza grandi risultati, fu venduta ad un allora emergente produttore di bibite energetiche austriaco, tal Dietrich Mateschitz, per farne la Red Bull. La tradizione gloriosa di Jaguar affonda nel periodo d’oro del motorsport e delle corse di durata. Sono tuttavia le derivate dalla serie a dare le prime soddisfazioni, in particolare la NUB120 derivata dalla XK120 che coglie un’importante affermazione nel 1950 al Rally delle Alpi guidata da Ian Appleyard e dalla moglie Patricia, figlia del fondatore della Jaguar, Sir William Lyons.
Ma è l’anno successivo che arriva la prima grande vittoria con la XK120-C meglio nota come C-Type che conquista la 24 Ore di Le Mans. La C-Type si ripete due anni dopo portando un’innovazione fondamentale, i freni a disco, e diventa l’auto da corsa più desiderata dai piloti insieme alla Ferrari tanto che l’asso della Mille Miglia (4 vittorie, record imbattuto) Clemente Biondetti costruisce da solo un ibrido (motore inglese della XK120 e telaio italiano di una 166) passato alla storia come Jaguar Biondetti.

La Jaguar consolida la sua fama con la D-Type che domina la Le Mans tra il 1955 e il 1957: è la prima auto da competizione con telaio monoscocca e la lunga pinna dietro al pilota sottolinea uno studio aerodinamico raffinatissimo che le permette di essere in rettilineo più veloce con il suo 6 cilindri in linea rispetto alle strapotenti Ferrari con motore V12. Lo stesso Enzo Ferrari avrebbe definito anni dopo la E-Type “la più bella automobile mai costruita”. E proprio grazie alla macchina di Diabolik, la casa inglese ha aperto un buco spazio-temporale per far incontrare il fascino antico delle Jaguar con la loro storia contemporanea e lo scorso settembre ha mostrato una E-Type del 1968 sulla quale ha montato un motore elettrico da 220 kW al posto dello storico 6 cilindri in linea mantenendo lo stesso peso della vettura originaria. Nel mezzo ci sono stati altri momenti esaltanti per la casa inglese, in particolare alla fine degli anni ’80 con i prototipi XJR a ruote carenate realizzati insieme alla TWR che portano la Jaguar a vincere di nuovo la 24 Ore di Le Mans nel 1988 e nel 1990 con una doppietta.

Gli anni di Formula 1 porteranno alla conquista di 49 punti iridati e due terzi posti (Monte Carlo 2001 e Monza 2002) grazie ad Eddie Irvine. Il Giaguaro riappare per la prima su una monoposto il 9 ottobre a Hong-Kong, per il round 1 della Stagione 3 di Formula E. Per quella in corso, i piloti sono il neoarrivato Nelson Piquet Jr e il neozelandese Mitch Evans che a Hong Kong (round 2) ha conquistato il primo podio per la Panasonic Jaguar Racing, ora al quarto posto della classifica costruttori con 86 punti. Una squadra in crescendo che confida molto nei progressi delle I-Type 2, dotata di motore e inverter sviluppati dalla stessa casa inglese, ed è già al lavoro sulla I-Type 3 la cui livrea è già stata svelata.
 

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Giovedì 3 Maggio 2018 - Ultimo aggiornamento: 04-05-2018 12:14 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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