La Ferrari/Lancia D50 di Manuel Fangio

70 anni di F1, la cavalcata degli inglesi: dalla Vanwall di Stirling Moss alla BRM di Hawthorn

di Franco Carmignani
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Il ritiro dalle corse della Mercedes viene presto assorbito da Juan Manuel Fangio. La Ferrari/Lancia D50, che a Maranello è stata rivista e sviluppata, è ora la miglior macchina disponibile, Fangio il pilota più forte, il matrimonio per la stagione 1956 è inevitabile.

Ma già dalla prima gara, il Gran Premio d’Argentina sulla pista di casa a Buenos Aires, la rincorsa dell’iridato verso il quarto titolo si presenta meno facile del previsto. Oltre a Moss che ritrova la Maserati 250F, ci sono i leoni italiani Luigi Musso e Eugenio Castellotti, ai quali si aggiunge il giovane talento inglese Peter Collins con la Ferrari/Lancia che vogliono giocarsela. Ma il pilota argentino è e pretende di essere la prima guida. A Baires si ferma per una avaria all’alimentazione, sale sulla monoposto di Musso e taglia per primo il traguardo condividendo vittoria e punti con il romano. A Montecarlo la storia si ripete. Questa volta, dopo avere rovinato la sua macchina contro una protezione, sale su quella di Collins, ma deve accontentarsi del secondo posto e la metà dei punti, dietro Moss autore di una corsa magistrale.

A Spa scoppiano le polemiche. Collins vince con la macchina nuova di zecca inizialmente destinata al campione argentino che ha preferito una scelta più conservativa, ma in gara rompe il differenziale … A soffiare sul fuoco con accuse più o meno velate a Ferrari , cui interessebbe dimostrare che sono le sue macchine a vincere ,ci pensano il manager Giambertone e i giornali argentini.

Nessun problema alla Maserati con Moss. Il campione inglese esce di strada, perde una ruota, torna ai box, dove richiamano Cesare Perdisa che cede al compagno di scuderia la sua 250F con la quale l'inglese risale al terzo posto segnando un giro veloce di poco inferiore ai 200 km/h. Con il connazionale Collins, si porta in testa al mondiale al vertice di una classifica cortissima.

Collins, che entra rapidamente nelle simpatie di Ferrari, è primo anche a Reims , spinto anche dai box che chiedono a Castellotti di rinunciare quando è davanti, per favorire la possibile corsa verso il titolo del biondo Peter. Il campione d'Italia cavallerescamente cede il passo, e Collins consolidaa il primato. Fangio non ha bisogno di cambiare vettura! ma è solo quarto, dopo una sosta ai box per una perdita di carburante.

Già viste a Spa le nuove Vanwall cominciano a farsi notare. Durante le prove del Gran Premio di Francia a Reims Mike Hawthorn vince le cento bottiglie di champagne destinate al primo pilota capace di supeare i 200 km/h sul giro. Fortemente voluta da Roland Bugatti, la nuova Bugatti T251, con motore trasversale posteriore progettata da Gioacchino Colombo, affidata a Maurice Trintignant parte in penultima fila e si ritira dopo nemmeno venti giri e non si vedrà più in gara.

Novità anche a Silverstone con una BRM, l'orgoglio inglese! la P25, in prima fila con il solito Hawthorn che scatta al comando e guida la corsa per alcuni giri, poi tutto evolve a favore di Fangio primo sotto la bandiera a scacchi e nella classifica mondiale. Tre settimane più tardi l'argentino si ripete al Nurburgring vincendo autorevolmente il Gran Premio di Germania. Tutto si decide a Monza sul circuito completo stradale e anello di velocità, cinquanta giri per 500 km per una sfida ciclopica a 200 km/h

Eugenio Castellotti e Luigi Musso partiti in prima fila assieme a Fangio, in pole con un giro a 225 km/h, “vogliono” vincere sulla pista di casa. In crisi per le gomme, Castellotti è presto out. Ne approfitta Moss che a forza di giri veloci con la Maserati si invola verso la vittoria. Ma l'attenzione e' concentrata su Fangio, fermo a tre giri dalla fine. Collins ha il titolo a portata di mano ma decide di cedere la sua vettura all'argentino. “Io sono giovane, avrò tempo di vincere il mondiale”...Secondo dietro Moss Fangio spinto dagli altri piloti Ferrari (!) è campione per la quarta volta. Ma le ruggini con la scuderia del Cavallino rimangono e decide di passare ancora una volta alla Maserati. Il 1957 è la stagione più bella . Con la 250F vince di seguito i Gran Premi di Argentina, Montecarlo e Francia, quest'ultimo corso a Rouen, ed è già in fuga, con il solo Musso, autore della sua migliore stagione in F1, a tenergli dietro con la “rossa” di Maranello. Il romano, Mike Hawthorn, rientrato ancora una volta in Ferrari, e Peter Collins, protagonista di un'annata storta, con il trasferimento da Modena a Montecarlo dove vive su uno yacth insieme all'attrice americana Luise King, presto sua moglie, sono ora gli alfieri delle Ferrari/Lancia D50. In primavera il Cavallino Rampante ha perso Eugenio Castellotti, al centro di una tribolata love story con Delia Scala, in un incidente a Modena nel corso di prove private, e Cesare Perdisa che si è ritirato dalle corse.

Ad Aintree, dove si sposta il Gran Premio di Gran Bretagna c'è la storica vittoria, la prima nel campionato del mondo F1, di una vettura inglese, la Vanwall di Stirling Moss, salito a metà gara sulla vettura di Tony Brooks. La Vanwall si deve alla passione di Tony Vanderwell che negli anni precedenti aveva schierato la Thinwall, ovvero la Ferrari 375 tutta verde, acquistata direttamente dal “Drake”, prima di intraprendere la via di costruttore. Tra i primi tecnici della scuderia inglese figurano Colin Chapman e Mike Costin.

Ed eccoci al Gran Premio di Germania la più famosa e celebrata tra le 24 vittorie di Fangio nel campionato mondiale F1, che è stata così raccontata da Giulio Borsari allora in forza della squadra Maserati: “La storia è stata scritta in tanti modi. Al Nürburgring abbiamo avuto dei piloti veloci che si contavano sulle punte delle dita: Fangio, Ascari, poi in seguito Bandini. Gli stilisti facevano sempre un buon tempo. Ma anche Regazzoni, che non era uno stilista, al Nürburgring andava forte (come Surtees, NdR). Tornando a Fangio, il Gran Premio di Germania di quell'anno si correva su una distanza di 500 km, sulla Nordschleife che è lunga quasi 23 km. Noi della Maserati avevamo le gomme Pirelli che non duravano tutti i 500 km della gara. Le Ferrari invece montavano le Englebert che potevano coprire tutta la distanza. I giri erano 22, e Fangio doveva dunque fermarsi a metà gara per fare rifornimento e cambiare le gomme, le posteriori, perchè quelle anteriori ce l'hanno fatta per tutta la corsa. Tutto va bene, lui parte, pian piano va avanti. In effetti, scattano in testa i due ferraristi Hawthorn e Collins. Fangio aveva realizzato la pole.

 Ma, nelle bagarre di partenza si è sempre messo da parte. Conosceva gli avversari, capiva le cose al volo, vedi Montecarlo. Tanto, sapeva che al momento buono li andava a prendere. Infatti Mike Hawthorn e Peter Collins scattano in testa al via. Poi, dopo, Fangio va in testa fino al rifornimento. Si ferma come previsto a metà gara. Il vantaggio sui ferraristi non era tanto. Ecco la sosta e capita l'imprevisto! Nel cambiare le due ruote posteriori, il gallettone della ruota destra, nello sfilar la gomma sfuggì del tutto e finì sotto la macchina. Quando il Manni che era il meccanico da quella parte della gomma, ha messo la ruota nuova, non aveva più il gallettone! Io, normalmente facevo il rifornimento di benzina. Ma in quell' occasione la benzina la fece Guerino Bertocchi il capo Ero lì e scovo il gallettone. Però il cronometro vola... Complessivamente per il rifornimento e il cambio gomme ci volevano in tutto 20-22 secondi, martellandole ruote. Io non cambiavo mai le gomme in corsa perchè non avevo lebraccia adatte. C'era la tendenza a stringere la ruota con le frenate. Quindi le gomme venivano controllate anche all'ultimo momento, sempre con il martello, e quando arrivava il momento di smontarle ci volevano almeno 4-5 colpi, di quelli forti! Io mi occupavo del carrello e del rifornimento benzina. Fangio si ferma, succede questo inconveniente ed io urlo il gallettone, il gallettone!perchè c'era molta concitazione. Ritorna il gallettone, ma intanto Fangio riparte con 54-55 secondi di ritardo. A quel punto, la partita per la Ferrari era bella che vinta: primi e secondi, e Fangio dietro.

Invece, Fangio comincia a recuperare. Al 17mo giro, fa il record della pista che è migliore di 5 secondi della pole position. A due giri dalla fine, mangia la bellezza di nove secondi a Hawthorn, che era in testa davanti a Collins. Aveva già recuperato 7, 6, 5, 10 secondi. Ma quello è stato il colpo di grazia…..Comunque, va considerato che durante la prima parte dell’inseguimento di Fangio, le Ferrari, tendevano a rallentare, forse non c’era tutta quella pressione. Però Fangio stava arrivando. Recuperava 5,6,7 secondi al giro. Mancavano una decina di giri, quindi doveva riprendere quei 55 secondi. All’ultimo giro - al Nürburgring c’era la colonna che dava i distacchi e le posizioni - si è visto che li aveva agguantati. Aveva recuperato un distacco enorme da Hawthorn, che dei due ferraristi era il più veloce! In fondo, dopo Adenau, Fangio supera Collins. Poco prima del traguardo, sul rettifilo che costeggiava la strada nazionale – il circuito era stretto, e la strada nazionale era più larga della pista! - in un tratto leggermente in salita, direi ad 1 km. dal traguardo ha superato Hawthorn ed è arrivato primo con 3 secondi di vantaggio. In 11 giri ha recuperato un minuto. Quella, credo sia stata, come poi Fangio stesso ha confessato in varie occasioni, la corsa dove ha rischiato di più, perché recuperare 10-12 secondi in un giro al Nürburgring significava andare alla disperata. E, bisogna dire che quella è stata la corsa più bella della sua carriera. Lì ha dimostrato e fatto vedere quello che era. Di mondiali ne aveva già vinti quindi quattro. Al Nürburgring nel ‘57 Fangio con la nostra Maserati 250F ha dimostrato di essere il più grande!

Fangio aveva questo grande vantaggio. A Montecarlo, sempre nel ’57, gli inglesi sono partiti come belve. Giù alla chicane Moss, Collins, Hawthorn e Brooks, hanno fatto il …mucchio. Fangio è passato e vinto la gara, perchè aveva la mente sempre fresca e pronta. Aveva un altro vantaggio a lui dato dalla meccanica, che aveva maturato in Argentina nelle carreteras, dove i piloti dovevano capire anche come meccanici. In quelle corse aveva imparato ad arrangiarsi, a cambiare le bielle e i pistoni lungo la strada. Conosceva bene la meccanica. E lui, la meccanica non la violentava mai. Se aveva un mezzo inferiore arrivava terzo, quarto, ma arrivava.

Un anno a Spa c’era davanti Farina. Allora le piste avevano della ghiaietta ai bordi della strada, e le asfaltature erano quello che erano. A Spa, Farina davanti, lo faceva di proposito: se c’era la ghiaietta e aveva qualcuno dietro si allargava un po’ e gli sparava i sassi. Fatto sta, rifilò un sasso di tre centimetri nel radiatore della macchina di Fangio. E’ successo nei primi giri della corsa. A un certo punto, Fangio vede che la temperatura comincia a salire. Qualsiasi pilota si sarebbe fermato. Con la temperatura alta sarebbe rientrato ai box, era la cosa più logica. Ma Fangio senza segnali, manometri, senza segnalar niente, no. A Spa, c’era la curva di Stavelot, che faceva in pieno, così come Moss, che in tante gare lo seguiva. Lì, Fangio teneva giù il piede e andava oltre i 200 km/h con le macchine di allora. Ora, in quell’occasione, cosa faceva? Nella parte scoperta del circuito, teneva un po’su il piede perché controllava la temperatura. Era l’unica cosa che poteva fare, perché altrimenti ad un bel momento qualcosa si sarebbe rotto. Comunque, aveva visto che sulla parte scoperta della pista, anche per via del clima, che a Spa è sempre stato bagnato, c’era stata sempre una pioggerellina durante la settimana, c’era un po’ di umidità, che gli consentiva di tenere la temperatura bassa.

Nella parte boscosa, verso Malmedy, dove era ancora più fresco, tirava di più. Quando arrivò alla fine, mi pare terzo o quarto, smontammo le candele, perché la temperatura era arrivata abbondantemente oltre i 100°C: le candele erano… viola! Le candele hanno il bossolo colore grigio argento, il bianco dell’acciaio, ma in quel caso erano viola, proprio come se fossero state sottoposte a tempra! Quelle cose, Fangio le faceva, un altro pilota, come ripeto, giustamente sarebbe venuto ai box! Era il vantaggio di quest’uomo, che era meccanico, oltre che un pilota giudizioso perché se sulla macchina sentiva che c’era una vibrazione, qualcosa, portava la macchina in fondo.

Mancano ora due gare a fine campionato, entrambe in Italia, il Gran Premio di Pescara su un tracciato stradale di oltre 25 km, che già si faceva negli anni trenta, e il Gran Premio d'Italia a Monza senza il contestato anello di velocità. Sono tutte e due di un arrembante Stirling Moss con la Vanwall che ha già raggiunto il top. Fangio è troppo intelligente per farsi coinvolgere in bagarre con l'ex compagno di squadra Mercedes. Due volte secondo e' per quinta volta iridato. Il “Penta Campeon”

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Mercoledì 6 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 10-05-2020 10:40 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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