Matteo Cairoli

Matteo Cairoli, la stella nascente griffata Porsche: «Ora sogno la LMP1, ma un giorno vorrei approdare in F1»

di Cristiano Chiavegato
  • condividi l'articolo

LE MANS - La Porsche guarda al futuro delle corse. E per i prossimi anni, soprattutto nell’endurance punta a un giovane pilota. Ed è italiano. Si chiama Matteo Cairoli e non è parente di Antonio il campione plurimondiale del motocross che è siciliano. Lui è lombardo, è nato a Villaguardia, paesino a pochi chilometri da Como. Gli appassionati lo conoscono già, corre nella supercup internazionale della Casa tedesca, ha già vinto molte gare e ottenuto numerose pole position, tanto che i dirigenti di Stoccarda lo hanno inserito nella loro scuola di giovani piloti professionisti.

Cairoli partecipa alla «24 Ore» con la Porsche 911 RSR dello scorso anno perchè il regolamento non permette di guidare quella nuova, inserita nella categoria LM GTE PRO. «Questa è la mia quarta corsa di un giorno intero - racconta Matteo che ha compiuto 21 anni all’inizio del mese - ma la prima a Le Mans. E’ qualcosa di grandioso, non ho parole per spiegare le sensazioni che ho provato sinora. Le prove, la parata in città con una folla immensa che applaudiva, gli altri piloti, anche quelli più famosi che si dimostrano aperti e amichevoli. Ho visto decine di volte il film che aveva per protagonista Steve McQueen, ed ora ci sono dentro. Incredibile». Lo ha ingaggiato il Dempsey Proton Racing, il team del famoso attore americano di origini irlandesi che divide l’attività nel cinema e nelle serie Tv con la passione per le corse. «Hanno molta fiducia in me - dichiara il ragazzo - e mi hanno affidato il compito più impegnativo. Faccio 12 ore mentre i miei compagni Christian Ried e Marvin Dienst si dividono l’altra metà. Non sono preoccupato ma solo molto motivato».

Cairoli sin da bambino aveva la passione per i motori. Prima moto provata a 3 anni e mezzo, poi da adolescente qualche giro guidando la macchina del padre. Ma la famiglia aveva altro da fare. Niente gare di kart e neppure troppi soldi da spendere. «Io però a un certo punto ho capito che dovevo correre. E sono andato a Roma per prendere la licenza Csai che non avevo ancora la patente per guidare in quanto troppo giovane. Non avendo precedenti mi fecero fare il corso base, quello per gli esordiente. A un certo punto dopo qualche minuto di prove all’esame finale l’istruttore mi chiese di fare qualche numero, di tirare il freno a mano per innescare dei testa-coda. Insomma ero promosso, risultando il migliore del corso».

A un certo punto il padre si è convinto che Matteo aveva il talento per intraprendere la carriera da pilota. E si è quasi svenato con le spese per aiutarlo. «Ho debuttato in Formula Renault - prosegue Cairoli -. Poi sono passato alla Formula 3 tedesca. Era il 2013 ed avevo appena 17 anni. Ottenni buoni risultati e dopo assere stato sostenuto da un caro amico, nel 2014 ho vinto la Carrera Cup Italia. Così la Porsche mi ha messo gli occhi addosso: sino stati assegnati 200 mila euro per partecipare all’internazionale dove sono risultato 7° assoluto e miglior debuttante.

Stessa somma lo scorso anno e 2° nella classifica finale. Avrei potuto vincere ma proprio nell’ultima gara ho avuto un problemino dovuto a un cablaggio che mi ha rallentato. Adesso indipendentemente dal risultato di Le Mans disputerò tutte le gare del calendario mondiale. Spero di salire il prossimo anno nella GTE PRO. Ovviamente il mio sogno è quello di arrivare il più presto possibile a pilotare nella massima categoria, la LMP1. E se un giorno la Porsche dovesse approdare in F1...».
 

 

  • condividi l'articolo
Sabato 17 Giugno 2017 - Ultimo aggiornamento: 23-06-2017 10:38 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
COMMENTA LA NOTIZIA
0 di 0 commenti presenti