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Dacia, Duster apre la strada a Bigster: Il brand più in crescita in Europa propone il suo Suv compatto e il fratello maggiore
Dacia, Duster apre la strada a Bigster: Il brand più in crescita in Europa propone il suo Suv compatto e il fratello maggiore
BERLINO – Sguardi e riflettori sono tutti puntati sulla Bigster. L’ultima nata di casa Dacia avrà l’arduo compito di insinuarsi nell’affollato e agguerrito segmento dei C-SUV. Ma, dopo i successi registrati negli ultimi mesi con la nuova Duster e la Spring, oltre alle conferme di Sandero e Jogger, regna l’assoluto ottimismo. Per farci raccontare la ricetta del successo, sia su suolo europeo che nazionale, e i piani futuri del marchio abbiamo incontrato Xavier Martinet, responsabile per il marketing e le vendite di Dacia.
Cosa si spetta dalla Bigster?
«Il nostro obiettivo restano sempre le vendite. Se facciamo numeri importanti significa che abbiamo fatto un buon lavoro. Allo stesso tempo per noi non c'è un obiettivo da raggiungere a tutti i costi, abbiamo questa filosofia su Dacia dall'inizio e continueremo a fare in questa maniera. Siamo sul podio tra il maggior numero di vendite in Europa, l’ideale sarebbe confermare questo trend in ogni segmento in cui siamo presenti. Tuttavia ci sono tanti concorrenti con risultati molto vicini, è un lavoro lungo ma vedremo con il tempo».
Quindi con la Bigster l’obiettivo è di prendere un’altra fetta di mercato?
«Si può osservare che con l'aumento dei prezzi sul mercato la macchina è diventata quasi un bene di lusso. Se vediamo il segmento dei C-SUV, dove andrà a posizionarsi la Bigster, solamente 5 anni fa nel 2019 il prezzo medio in Europa era di 29.000 Euro, adesso nel 2024 siamo a 38.000 Euro. C'è un aumento di prezzo di quasi il 30%, ciò comporta che ci sono tante persone che hanno comprato un C-SUV 5 anni fa e oggi non possono comprarne uno nuovo. Con la Bigster abbiamo la concreta opportunità di entrare in questo segmento con un rapporto qualità-prezzo decisamente interessante».
Il cliente che vi ha già scelto per la Duster ora potrà tornare da voi per acquistare la Bigster?
«Abbiamo un livello di fedeltà dei clienti che è altissimo. Su 100 clienti Dacia che rinnovano la macchina, 68 rinnovano con un'altra Dacia, 13 con Renault e il restante opta per un marchio fuori dal gruppo».
C’è un'ottima fidelizzazione del marchio, chi è il cliente ideale di Dacia?
«Siamo al terzo posto nel mercato europeo, ciò significa che non c'è un cliente tipico di Dacia bensì ci sono diverse tipologie di clienti in tutta l'Europa. Nel 2010, prima del lancio della Duster, il 55% dei clienti Dacia venivano dell'usato, adesso siamo al 30%. Ciò significa che attualmente il primo target sono i clienti del nuovo, ma continuiamo comunque ad essere attrattivi nei confronti dei clienti dell'usato, quindi per noi è una cosa interessante».
Visto che i prezzi del mercato continuano ad aumentare, come riuscite a mantenere questo ottimo rapporto qualità prezzo?
«In Dacia lo chiamiamo il “design to cost”. Su tutti i pezzi che sviluppiamo ci poniamo sempre questa domanda: ne abbiamo realmente bisogno o no? Sono quesiti che ci poniamo ogni settimana, ogni mercoledì lavoriamo con tutto il management di Dacia per parlare del futuro. Trattiamo sia di decisioni importanti, per esempio la motorizzazione diesel nella Sandero che minime e di prezzi irrisori».
Anche per la Bigster è stato fatto questo processo?
«Certamente. Sulla Bigster il primo punto è sicuramente il peso che, per questa tipologia di vettura, è un aspetto fondamentalmente. Innanzitutto risparmiamo sul costo dei materiali, poi possiamo adottare motori con meno cavalli e un sistema di elettrificazione più semplice. Nel caso della Bigster ibrida peserà il 10% in meno rispetto alle altre vetture concorrenti, parliamo di circa 150 kg. Per ottenere ciò abbiamo lavorato di fino, come per l’apertura motorizzata del portellone del bagagliaio che, pur adottando un solo motore elettrico, funziona benissimo lo stesso. Per noi è quasi un’ossessione cercare di ottimizzare il tutto».
Lo stesso si può fare anche con vetture elettriche come nel caso della Spring?
«Certo che si. La Spring rappresenta appieno la nostra filosofia. Al momento del lancio, in Dacia siamo stati gli unici a proporre una vettura elettrica a meno di 20.00 Euro. All’inizio erano molti gli scettici ma adesso diverse Case stanno arrivando al medesimo obiettivo, ciò significa che ci avevamo visto lungo».
Qual è l’arma vincente della Spring?
«Essendo più leggera di una tonnellata, la Spring è competitiva anche nei confronti delle auto termiche. Questa è la dimostrazione perfetta del nostro circolo virtuoso: meno peso, batteria più piccola, più facilità e velocità di ricarica. Infatti i dati di vendita lo stanno confermando. La Spring è dotata di un piccolo motore e una piccola batteria poiché, secondo i nostri calcoli, nell’uso urbano mediamente si percorrono 37 km al giorno, oltretutto a una velocità media di 25 km/h per via del traffico. L’autonomia di 220 km è totalmente adeguata per il 95% dei nostri clienti che l’utilizzano in città e nei luoghi limitrofi».
Per quanto riguarda i modelli futuri cosa c’è in programma?
«Dobbiamo tenere un po' di suspense per il futuro, ma abbiamo già annunciato che ci saranno uno o due modelli in più su questa piattaforma CMFB, già utilizzata per la Sandero, il Jogger, il nuovo Duster e la Bigster. Possiamo dire che ci saranno ancora due modelli del segmento C, ma per ora non possiamo svelare altro».
E per il presente?
«Per il momento stiamo lanciando il nuovo Duster su tutti i mercati, la Bigster arriverà l'anno prossimo. Gli ordini verranno aperti il prossimo gennaio, quindi con i prezzi di tutta la gamma (che partirà da 25.000 Euro circa n.d.r.), e le prime Bigster arriveranno nei concessionari a partire da aprile».
In Dacia come sta andando la vendita delle vetture ibride?
«La Jogger, che è stato il primo modello ad aver ricevuto l'ibrido, adesso si attesta sul 25% di tutte le unità vendute in Europa. Duster, il secondo modello a ricevere la motorizzazione ibrida, dopo i primi 6-7 mesi dal lancio, si attesta su ordini del 30%. Di conseguenza pensiamo che sulla Bigster la vendita dell’ibrido sarà tra il 40% e il 50%, a seconda delle nazioni, perché è la motorizzazione perfetta per la versione due ruote motrici».
In questi anni, e da quando è arrivato in Italia, come si è evoluto il marchio Dacia?
«Quando abbiamo mostrato la Bigster concept, nel gennaio 2021, sapevamo che dovevamo lavorare intensamente sull’immagine del marchio poiché è un aspetto fondamentale su vetture di segmento C. Osservando ciò che abbiamo realizzato, dalla nuova identità ai nuovi motori adottati sulle vetture, ci rendiamo conto che abbiamo elevato la qualità e l’immagine del marchio. Non siamo ancora al livello di alcuni brand popolari, ma vediamo realmente che oggi abbiamo già fatto un passo incredibile con la Duster».
E con l’arrivo della Bigster?
«Con la Bigster siamo riusciti a compiere un ulteriore step perché abbraccia un target ancora più ampio. Grazie ad essa, Dacia è diventato un marchio popolare nel senso nobile del termine. Vogliamo continuare su questa strada che, penso, sia totalmente giusta e adeguata all'evoluzione del mercato in Europa. Attualmente ci sono tante persone che non vogliono spendere tanto, o non possono spendere tanto, per acquistare una macchina. Il mercato sta venendo nella nostra direzione. Noi di Dacia abbiamo preso uno spazio sul mercato che continua a crescere perché l'automobile non può diventare un oggetto di lusso, le persone hanno bisogno di mobilità. Questa la nostra opportunità, penso che è realmente il nostro ruolo di offrire questo tipo di mobilità».
Cosa vi ha spinto a entrare nel motorsport e affrontare una gara così complessa e difficile come la Dakar?
«È la prima volta che affrontiamo una scommessa del genere, un impegno così grande in una gara che è tra le più importanti nel Motorsport. Siamo scesi in campo in una categoria che è totalmente in sintonia con lo spirito Dacia e con i suoi tre punti cardine. “Essential but cool”: affrontare la Dakar è sicuramente avvincente. “Robust in outdoor”: se finisci la Dakar è la prova sul campo dell’effettiva robustezza della macchina. Infine “EcoSmart” questo punto è fondamentale perché senza l'e-fuel non avremmo fatto questa scommessa della Dakar».
Quindi potremo vedere, in futuro, Dacia alimentate da e-fuel?
«Oggi noi di Dacia siamo realmente gli ambasciatori della mobilità low carbon accessibile a tutti. Il GPL, fondamentale per noi, rappresenta un terzo delle nostre vendite in Europa e ancora di più in Italia, l'ibrido è anche un'altra arma che abbiamo adesso sul Jogger, Duster e la Bigster. Ma, se domani l'e-fuel diventasse una soluzione alla portata di tutti, noi saremmo realmente un player su questo tipo di mercato. Ci sono anche tante domande sull'e-fuel, quale sarà il costo, qual è l'energia richiesta per produrre questo tipo di carburante, quale sarà la quantità che saremmo capaci di produrre. Noi abbiamo avviato con Geely e Aramco una collaborazione che ci aiuterà anche a trovare delle soluzioni. Abbiamo ancora dieci anni (in vista del 2035 n.r.d.) per lavorarci su. Se un giorno l’e-fuel diventerà realtà noi saremo già pronti».