Una fabbrica Jaguar Land Rover in GB

Emergenza Brexit, le case auto in GB aumentano scorte per non fermare produzione

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LONDRA - Dopo il cauto ottimismo derivante da possibili accordi su una Brexit “dolce” per l’industria dell’auto - una delle più importanti in Gran Bretagna con un produzione annuo di 75 milioni di veicoli di cui 800mila esportati - le Case automobilistiche si trovano ora a fronteggiare la nuova emergenza. Tutti hanno attivato piani di emergenza, in vista di un accentuarsi delle difficoltà soprattutto dal punto di vista dei tempi di arrivo della componentistica dalla Ue. Secondo i dati ACEA, il flusso di parti proveniente dalla Ue verso la GB vale 11,4 miliardi di euro, il 78,8% del totale di importazioni in questo ambito. Come riporta Autoweek, i produttori di auto e veicoli commerciali hanno normalmente stock di parti per due giorni, con magazzini di dimensioni relativamente piccole in prossimità delle linee di montaggio.

Queste scorte vengono rialimentate attraverso il flusso della cosiddetta logistica, con un costante arrivo di container e autocarri alle fabbriche. Ora, la prospettiva di tempi lunghi per superare le dogane tra GB e Ue, accompagnata dalla non remota possibilità di disordini e manifestazioni ai confini, ha attivato tutti i produttori - locali e non - che hanno impianti nell’isola. Tra i più a rischio vi è Jaguar Land Rover, che ha necessità di stoccare «decine di milioni di parti e componenti» (così riferisce Autoweek) per non vedere compromessa la produzione dall’effetto Brexit. Aston Martin ha già aumentato lo stock da due a cinque giorni lavorativi e sta studiando itinerari alternativi per far arrivare parti (motori AMG compresi) dalla Germania senza incappare nelle dogane più intasate. Honda, che aveva annunciato uno stop di 6 giorni in aprile per prepararsi al dopo Brexit, sta rivedendo i programmi in funzione di difficoltà ancora maggiori.

Nubi tendenti al grigio scurissimo anche sul cielo di Goodwood dove ha sede la Rolls-Royce (gruppo Bmw) perché i diversi modelli super lusso di questo brand utilizzano un 92% di parti provenienti da fuori GB. Le linee sono alimentate da 35 viaggi al giorno con tir che attraversano la Manica provenienti dalla Germania e lo stesso problema sussiste per Bentley che fa invece parte del Gruppo Volkswagen. Prospettive decisamente negative nel post Brexit anche per Ford che potrebbe decidere - nell’ambito del suo piano di ristrutturazione - di fermare la produzione in Gran Bretagna, spostandola (ora che l’accordo è stato annunciato) in qualche impianto del Gruppo Volkswagen nell’Europa continentale.

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Venerdì 18 Gennaio 2019 - Ultimo aggiornamento: 12:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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