La chiave con telecomando di una vettura aziendale

Le vetture intestate direttamente a società
sono l'anello debole delle auto aziendali

di Roberta Amoruso
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Qualcosa si sta muovendo. La Legge di Stabilità può essere un piccolo passo, atteso da tempo, per avvicinare l’Italia al resto d’Europa quando si tratta di trattamento fiscale delle flotte aziendali. E chissà che questo, unito ai segnali positivi di ripresa dell’economia, non riesca a rianimare anche la fetta di quel mercato dell’auto, le auto aziendali pure, che fanno parte del parco di proprietà dell’azienda e che stentano a riprendere quota.

Già, perché se più in generale i segnali positivi dell’economia trovano riscontro nello sprint delle immatricolazioni ai privati, tornate a rosicchiare quote di mercato al noleggio, rimane stagnante il settore delle vendite a società. Nel mese di ottobre, delle 134 mila e spiccioli nuove immatricolazioni, soltanto il 18,3% si deve alle società (+0,9% le vendite), rispetto al 19,7% dell’anno scorso. Non solo. Guardando ai primi dieci mesi dell’anno, mentre l’intero settore cresce del 14,6%, trainato dal +17,1% dei privati e dal +16,4% del noleggio, le vendite a imprese si fermano a un modesto +4%.

Di qui il nuovo assetto del mercato. Dove le flotte aziendali, tra acquisti in proprietà, leasing finanziario e noleggio, si allontanano dal 38,1% raggiunto nei primi nove mesi 2014 (con punte superiori al 40% toccate nel corso dell’anno) per assestarsi a un 36,8% nei primi nove mesi del 2015. Non lontano quindi dal 36,3% del 2013, l’anno peggiore per l’intero mercato. Ma per la fetta di torta delle auto di proprietà delle imprese, a parlare sono anche i valori. Dai 3,8 miliardi di euro raggiunti nei primi nove mesi del 2014 (il 19,6% del settore) il mercato si è posizionato sui 3,9 miliardi nello stesso periodo 2015, con la quota ridotta al 17,8%, cedendo il passo soprattutto ai privati.

Quanto ai modelli, non sembra conoscere crisi la Panda (Fiat), in testa alla classifica della top ten dei modelli più venduti alle imprese (le vendite sono passate da 17.726 a settembre 2014 alle 20.499 di settembre scorso). Al secondo posto, la Lancia Ypsilon scalza la Punto precipitata dal secondo al quarto posto. In gran spolvero al terzo e quinto posto rispettivamente la 500 e la 500L. A fare il pieno è anche la Golf Volkswagen, che ha praticamente raddoppiato le vendite (da 2.733 a 4.281) passando dalla nona alla sesta posizione.

Si spiega così anche perché la stessa Volkswagen abbia scalato rispetto ai primi nove mesi del 2014 ben quattro posizioni (da quinta a seconda) a livello della classifica delle migliori 20 marche, scalzando la Bmw, trainata dalla Mini. Resta il fatto che l’incidenza delle auto aziendali sul mercato italiano si conferma molto più bassa rispetto alla fotografia di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. E la causa, a sentire gli addetti ai lavori, è sempre la pesante fiscalità che penalizza il comparto.

In Italia, la deducibilità negli anni è stata ridotta (prima dalla legge Fornero e poi dalla legge di stabilità 2013) dal 40% al 20%, mentre in ambito Ue arriva fino al 100%. Anche l’Iva è detraibile solo al 40%, mentre nei principali Paesi Ue la detraibilità arriva al 100%. Eppure qualche segnale di correzione per ridurre il gap con il resto d’Europa è in arrivo.

«Un primo importante e apprezzato segnale è giunto dal Disegno di Legge di Stabilita 2016 varato dal governo», sottolinea Massimo Nordio, presidente dell’Unrae, l’Associazione della Case automobilistiche estere in Italia. Una manovra «che ha finalmente posto attenzione al settore automotive, prevedendo misure di sia pure parziale alleggerimento della pressione fiscale che grava, in particolare, sulle imprese».


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Sabato 21 Novembre 2015 - Ultimo aggiornamento: 30-11-2015 14:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA