Una sede Hertz

Hertz pienamente operativa in Italia, ma il miliardario Icahn vende la quota di maggioranza

di Nicola Desiderio
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ROMA - Hertz in Italia è pienamente operativa e, anche se la Hertz Global Holding ha chiesto la procedura del Chapter 11 in Usa e Canada, ciò non influisce sulla normale attività che il colosso dell’autonoleggio ha in altre aree del mondo come l’Oceania (Australia e Nuova Zelanda) ed Europa, Italia compresa.
 
La notizia della richiesta del regime di amministrazione controllata, con la protezione dei creditori e riorganizzazione finanziaria, prevista dal Chapter 11 – solo parzialmente riconducibile al nostro procedimento fallimentare visto che non prevede lo scioglimento della società, né tantomeno la sua liquidazione – aveva ingenerato ovviamente il timore che la compagnia si fermasse a livello globale, ma così non è visto che anche nel nostro paese Hertz continua a ricevere prenotazioni e a noleggiare veicoli anche in un periodo come questo, dove il turismo è momentaneamente annullato, ma il mondo produttivo continua ad avere bisogno di mobilità.
 
Le difficoltà tuttavia ci sono e l’avvento della pandemia da Covid-19 non ha fatto che aggravare una situazione finanziaria già difficile. Hertz infatti ha un debito di quasi 19 miliardi di dollari, un’enormità anche se occorre considerare che si parla di un business ad alta intensità di capitale, necessario per alimentare il rinnovamento continuo di una flotta che, a livello globale, conta oltre 500mila veicoli, tra auto e furgoni. E pensare che cominciò a Chicago nel 1918 con un dozzina di Ford Model T.
 
È stata proprio la posizione debitoria con l’arresto sostanziale del flusso di cassa a mettere in ginocchio la società che ha sede a Estero, in Florida e a dare il via libera alla richiesta del Chapter 11 inoltrata alla SEC il 22 maggio. Nel tentativo di salvarsi la Hertz ha licenziato 10mila persone, ha cercato vie di conciliazione con i creditori, ha tentato anche un piano per vendere larga parte della flotta per reperire almeno 5 miliardi di dollari.
 
C’è stata anche la nomina del nuovo amministratore delegato, con l’uscita di Kathryn Marinello e l’ingresso di Paul Stone. Dalla documentazione legale susseguente all’inoltro della procedura è emerso che Stone ha ricevuto di un incentivo alla fedeltà (retention bonus) di 700.000 dollari del quale, in misure diverse, hanno beneficiato altri 340 dipendenti per un monte totale di 16,2 milioni. Tale bonus obbliga però queste persone a rimanere in azienda, curando questa fase delicata, almeno fino al 31 marzo 2021, pena la restituzione completa della somma ricevuta.
 
Il contraccolpo ha già provocato effetti sostanziali, il più importante è che il finanziere Carl Icahn ha venduto la sua quota azionaria del 39% che gli assicurava il controllo di Hertz e 3 posti nel consiglio di amministrazione. Icahn, arrivato a sostenere Hertz nel 2014 dopo la pesante acquisizione di Dollar e Thifty (2,3 miliardi) avvenuta nel 2012 ha dichiarato di avere perso 2 miliardi di dollari e, allo stesso tempo, si è detto sicuro che Hertz, una volta completata la ristrutturazione, tornerà ad essere competitiva.
 
Di sicuro Icahn ha venduto per meno di 40 milioni di dollari i suoi 55,34 milioni di azioni che nel 2019 valevano circa 700 milioni, già dimezzati a 342 alla fine del primo quarto. Ha dunque venduto a 72 centesimi. E pensare che nell’agosto del 2014 un’azione di Hertz superò i 105 dollari mentre il 23 maggio valeva 3 dollari e oggi è a circa un dollaro dopo il minimo di 59 centesimi toccato il 26 maggio. Icahn mantiene ancora il 15% di Herc Holdings, una delle aziende del gruppo Hertz che agisce nel settore del noleggio di attrezzature e mezzi speciali.

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Venerdì 29 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 02-06-2020 10:24 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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