Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico all'Automotive Dealer Day in corso a Verona. Sullo sfondo Michele Crisci, presidente dell'Unrae

Giorgetti: «Aziende fuori da incentivi auto, ma norma può cambiare. Per ora privilegiato ricambio per famiglie meno abbienti»

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VERONA - ,All’indomani del varo degli incentivi per le auto ecologiche, il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti è pronto a rilanciare con un allargamento degli aiuti di Stato alle aziende, per ora escluse, e con la proroga dei termini nelle consegne delle auto imposta dalla normativa. All’Automotive Dealer Day in corso a Verona lo attende l’intera filiera automotive, che in questi mesi ha pressato il governo non solo perché desse l’avvio agli aiuti ma anche per ottenere un piano di ampio respiro per risollevare l’intero comparto: intento solo parzialmente ottenuto. Giorgetti chiarisce subito che il decreto, solo ieri pubblicato in Gazzetta Ufficiale dopo «una lunga gestazione» è «perfettibile». Giudica una vittoria che siano stati confermati le fasce di emissioni del precedente decreto. Il primo punto su cui Anfia, Unrae e Federauto richiamano il titolare dello Sviluppo Economico è l’aver tenuto fuori le aziende. «Le persone giuridiche sono le maggiori acquirenti di auto - spiega Michele Crisci, presidente di Unrae - e quelle che più fanno girare il mercato. Ma anche le più tartassate. Non soltanto per l’impossibilità di scaricare l’IVA come avviene nel resto d’Europa, ma anche perché non possono contare sugli incentivi».

Sull’apertura alle aziende, Giorgetti è possibilista «purché il ministro dell’Economia, Franco, ci aiuti a trovare un varco». Il vero tema caldo è la transizione ecologica, con incentivi studiati appositamente - spiega il ministro - per consentire alle famiglie meno abbienti di cambiare vecchie auto Euro 4 in favore di motorizzazioni più ecocompatibili. L’appunto della filiera, sul tema, è l’assenza di incentivi per l’acquisto di auto usate di nuova generazione, come quelle dismesse dai parchi aziendali, ma ancora perfettamente efficienti. Giorgetti invita a fare «attenzione nel voler perseguire la transizione senza considerare la sostenibilità economica e sociale», che alla lunga può causare un «disastro politico». E rivendica l’apertura della gigafactory di Termoli come un successo contro il dramma occupazionale. L’emorragia di immatricolazioni vede uniti filiera è governo per la mancanza di proventi, da un lato, e gettito, dall’altro: dagli 1,9 milioni di vetture immatricolate nel 2019, infatti, si è crollati a 1,4 milioni. E gli incentivi rischiano di essere troppo restrittivi, perché richiedono un massimo di 180 giorni tra l’ordine e la consegna. «Davvero pochi - sottolinea Crisci - perché fatichiamo a riempire i piazzali». Anche su questo, Giorgetti apre.

«L’importante adesso era partire - dichiara - e per i limiti temporali esistono sempre le proroghe: il governo è cosciente delle difficoltà dovute alla guerra e alla crisi dei chip». L’aver riportato l’automotive al centro del dibattito politico è accolto ovviamente con favore dagli addetti ai lavori. «Ci abbiamo messo vent’anni» chiosa Plinio Vanini, vicepresidente di Federauto, che nell’apprezzare la pianificazione degli incentivi in un piano pluriennale invita il governo a imboccare la strada della fiscalità «che renderebbe più competitive le aziende che acquistano, porterebbero l’Italia ai livelli UE e permetterebbe anche alle fasce più deboli di acquistare auto ‘pulitè». Sulla cronica carenza di infrastrutture per le auto elettrificate da tutti lamentata, Giorgetti propone di attingere ai fondi del Pnrr un piano anche per la carenza di infrastrutture per le auto elettriche ed elettrificate. E conclude rivendicando di aver cercato di fare «pulizia industriale», ma che ora c’è bisogno di aziende che abbraccino la sfida del futuro «sapendo che il governo è al loro fianco».

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Martedì 17 Maggio 2022 - Ultimo aggiornamento: 18-05-2022 10:10 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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