Carlos Ghosn

Ghosn, Libano emette divieto di espatrio. Manager convocato in procura a Beirut

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BEIRUT - L’ex patron di Nissan-Renault-Mitusbishi, Carlos Ghosn, rifugiatosi in Libano dopo la sua evasione dal Giappone, è stato ascoltato stamani dalla procura di Beirut a seguito dell’invio da parte dell’Interpol di un mandato di cattura internazionale. Lo riferiscono media libanesi, secondo cui la convocazione in procura per Ghosn è in linea con le procedure tradizionali e non comporta rischi per la sua estradizione. Il Libano non ha accordi di estradizione con le autorità nipponiche. Ghosn era arrivato a Beirut lo scorso 30 dicembre in fuga da Tokyo, dove da aprile era in libertà vigilata dopo esser stato arrestato con l’accusa di illeciti finanziari nel novembre del 2018.

Nella sua prima apparizione pubblica ieri a Beirut Ghosn ha dichiarato di essere vittima di un «complotto» ordito dalla Nissan «collusa» con la procura di Tokyo. Dal Giappone il governo e gli organi giudiziari hanno respinto le accuse criticando duramente le affermazioni di Ghosn. Il divieto di espatrio è stato deciso dalla procura di Beirut che ha stamani convocato Carlos Ghosn a seguito del mandato di cattura internazionale inviato al Libano da parte dell’Interpol.

Le fonti aggiungono che la procura di Beirut ha inoltre chiesto alle autorità nipponiche di ricevere l’intero dossier giudiziario relativo a Ghosn, accusato in Giappone di illeciti finanziari per un ammontare di oltre 70 milioni di euro. Ghosn non può ora lasciare il Libano ma ieri, nella sua prima apparizione pubblica da quando si era rifugiato a Beirut lo scorso 30 dicembre, aveva detto chiaramente che si sente ospite in Libano e non intende lasciare il paese. Il Libano non ha accordi di estradizione col Giappone e, secondo analisti locali, Ghosn non rischia di essere estradato in Giappone.

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Giovedì 9 Gennaio 2020 - Ultimo aggiornamento: 19:05 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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