Michele Crisci, presidente di Volvo Cars Italia e dell’Unrae

Crisci (Unrae): «Manovra di bilancio? Per l’auto pericolo scampato, strategia vincente è un successo di tutto il settore»

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ROMA - Per il settore auto alla fine la legge di bilancio si è chiusa «non solo con un pericolo scampato ma anche con qualche successo ottenuto. Sul tema fringe benefit alla fine è prevalso il buonsenso, anche perché l’idea originale puntava solo alla raccolta di denaro. L’impianto finale alla fine sarà addirittura virtuoso, con una tassazione per i veicoli con emissioni di Co2 sotto i 60 grammi/km solo sul 25% del prezzo rispetto al 30% di oggi, una soluzione che renderà i plug-in hybrid leggermente più convenienti che in passato». Lo sottolinea Michele Crisci, presidente di Volvo Cars Italia e dell’Unrae, l’associazione dei costruttori stranieri, che si dice «abbastanza soddisfatto dell’evoluzione finale» della manovra. Anche perché, aggiunge, «oggi con questo impianto si vede una strategia, e lo ritengo un successo di tutto il settore, e del lavoro fatto come Unrae, Anfia, Federauto ed Fca».

E se, osserva, «un altro risultato importante è la normativa nel DL Fisco che consente ai portatori di handicap di ottenere l’Iva agevolata anche su vetture full electric e ibride» le associazioni di settore soprattutto sono «riuscite su richiesta del governo a fornire una serie di indicazioni sul concetto di ibridizzazione». «Siamo riusciti a far passare il concetto non solo di neutralità tecnologica, fra le forme diverse di ibride, ma anche quello di un unico misuratore, che può essere solo la CO2. Di qui in avanti - è l’auspicio di Crisci - mi auguro che non solo il governo ma anche le amministrazioni locali possano avere un atteggiamento coordinato» su agevolazioni e penalizzazioni legate alle emissioni «che devono essere uniformi» e non legate alle scelte dei singoli enti. Anche se i produttori stanno moltiplicando le proposte di modelli elettrificati, il presidente di Unrae comunque, è consapevole che l’abbattimento delle emissioni non passa solo attraverso una conversione totale del parco circolante, soprattutto in un paese come l’Italia dove la quota di vetture pre-Euro 3 è a livelli top rispetto agli altri grandi mercati euro 6.

«Il nostro parco resta vetusto ma chi guida una macchina di 10-15 anni fa difficilmente riuscirà a comprare un ibrido o elettrica. Per questo giudichiamo molto interessanti alcuni bandi locali, come quelli di Milano, della Regione Lombardia e di quella Veneto» con incentivi allo scambio ‘usato contro usatò purché su modelli Euro 5 o Euro 6 «che comunque offrono grandi benefici» in termini di emissioni. «E in questo processo il diesel - aggiunge - potrebbe tornare a giocare un ruolo importante». Sullo sfondo resta il nodo di «un fondo per gli incentivi che è insufficiente. Al governo abbiamo chiesto di aumentarlo, crediamo che - alla luce di ciò che i marchi stanno portando sul mercato - servirebbero risorse almeno 7-8 volte superiori. Insomma, sull’ auto, serve un piano strategico, con un investimento e una visione di lungo termine altrimenti - conclude Crisci - il nostro paese resterà indietro» rispetto a mercati che corrono e si trasformano, con benefici per l’ambiente e per il Pil.

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Martedì 31 Dicembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 01-01-2020 20:26 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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