Carburanti, UP: sale il consumo della benzina. Prezzi stabili ma troppi 21.700 punti vendita, doppio della Spagna

Carburanti, UP: sale il consumo della benzina. Prezzi stabili ma troppi 21.700 punti vendita, doppio della Spagna

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ROMA -Cambiano le scelte degli automobilisti italiani «dirottati» su un ritorno alla benzina nelle incertezze determinate da politiche di divieti e blocchi alla circolazione per le motorizzazioni diesel. L’Unione petrolifera nel Preconsuntivo 2019 segnala che nel 2019 i consumi petroliferi italiani si stimano intorno ai 60,5 milioni di tonnellate, -0,7% rispetto al 2018. A fronte di una flessione dei volumi di gasolio autotrazione (-0,9%), dopo 20 anni si rileva un aumento di quelli della benzina (+0,5%). Incremento del 3,8% per il gpl auto. Nel 2019 le immatricolazioni delle auto a benzina per la prima volta dal 2004 hanno superato le alimentazioni a gasolio. Quanto alle altre alimentazioni, che nei primi 11 mesi del 2019 contano per il 15,6%, va rilevato che le stesse sono costituite per quasi il 58% da gpl e metano, per il 36% dalle ibride e solo il 6% dalle elettriche e plug-in, nonostante gli incentivi del bonus-malus, molto lontano dagli obiettivi del Pniec. Tra i prodotti non autotrazione, in crescita si segnalano i bitumi (+13%) e il carboturbo (+4,8%).

Nel 2019 i prezzi industriali dei carburanti sono stati più bassi di quelli dell’area euro, sottolinea Up, ma resta il nodo dell’elevato carico fiscale. I prezzi industriali (al netto delle tasse) dei carburanti rete hanno seguito l’andamento dei prezzi internazionali dei prodotti raffinati (Platts), posizionandosi in media al di sotto di quelli dell’area euro con uno ‘stacco Italià ponderato (benzina+gasolio) negativo per 3 millesimi al litro. I prezzi al consumo continuano a risentire dell’elevato carico fiscale da cui deriva praticamente per intero la differenza rispetto alla media dell’area euro. Nel 2019 il gettito fiscale degli oli minerali è stimato intorno ai 39,6 miliardi di euro, in lieve calo rispetto allo scorso anno (-0,3%), quale saldo di un piccolo aumento delle accise (+0,1%) e una riduzione dell’Iva (-0,9%), conseguenza della riduzione dei prezzi industriali dei prodotti. Il numero dei punti vendita che compongono la rete carburanti nel 2019 si è attestato a 21.700, sostanzialmente analogo a quello del 2018.

Da quest’anno, per la prima volta, è disponibile una rilevazione nazionale ufficiale dei punti vendita resa possibile dall’Anagrafe carburanti istituita presso il Mise. Cresce il peso delle cosiddette ‘pompe bianchè che rappresentano il 30% del totale, mentre il restante 70% fa capo alle principali compagnie petrolifere e a soggetti terzi che espongono il loro marchio. Negli anni la rete è stata oggetto di una progressiva polverizzazione al punto che i 21.700 impianti presenti in Italia espongono oggi oltre 200 marchi. «I trend emersi quest’anno sono quelli già visti negli ultimi anni, il guaio è che è passato un altro anno e i nodi strategici non sono stati affrontati» commenta il presidente di Up, Claudio Spinaci che lamenta i mancati investimenti in ricerca e chiede all’Europa di «diventare campione in ricerca e sviluppo. Sì al green deal ma con ecorazionalità».

Per l’Italia sottolinea «la scarsa efficienza della rete carburanti, derivante anche dai fenomeni di illegalità che ostacola il necessario ammodernamento. I vari interventi legislativi volti a digitalizzare l’intera filiera distributiva e permettere alle Autorità preposte di dotarsi degli strumenti per effettuare controlli più mirati e tempestivi, vanno nella giusta direzione ma c’è ancora molto da fare».

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Giovedì 19 Dicembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 12:11 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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