Håkan Samuelsson, ceo di Volvo

Samuelsson (Volvo): «Dal 2020 sulle nostre nuove auto non si morirà in caso d'incidente»

di Mattia Eccheli
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DETROIT – Il numero uno di Volvo Cars, il 65enne Håkan Samuelsson, conferma al Naias di Detroit gli obiettivi sulla sicurezza fissati per il 2020, cioè fra tre anni: “A bordo delle nostre nuove auto non si morirà in caso di incidente”, assicura. Un impegno importante: “Naturalmente mi riferisco a sinistri che abbiano l'auto come responsabile”, precisa. Volvo fa tradizionalmente rima con sicurezza e adesso rischia di diventare quasi un sinonimo. Anche perché l'obiettivo successivo è quello degli “zero incidenti”. “Già adesso - dichiara il manager scandinavo – il rischio di morire a bordo di una Volvo è inferiore del cinquanta per cento rispetto alla media di tutte le auto”.

Ma alla casa svedese non basta e anche grazie al progetto per la guida autonoma Drive Me lavora a veicoli sempre più sicuri, senza dimenticare gli obiettivi di vendita. Entro i prossimi tre anni Volvo punta a 800.000 immatricolazioni e nel 2025 vuole raggiungere il traguardo del milione di auto elettrificate commercializzate. Nel domani dell'auto ci sono le emissioni zero: “Il diesel è un concetto prevalentemente europeo, anche perché senza la diversa tassazione non sarebbe affatto meno costoso – sorride – In Cina non esiste e forse non esisterà più nemmeno negli Stati Uniti. Ma non si potrà sostituire un motore a combustione con un altro combustione, come il benzina. Del diesel sono finora anche stati tollerati livelli elevati di NOx, ma la benzina ha il problema della CO2”.

L'elettrificazione è una scelta obbligata: plug-in e a batteria. “L'idrogeno è un'alternativa – ammette – ma noi non possiamo permetterci di investire. Diciamo che seguiamo l'evoluzione come osservatori”. La rivoluzione elettrica è lenta: i veicoli a zero emissioni faticano a ritagliarsi quote di mercato. “È difficile non essere favorevoli agli incentivi pubblici – concede Samuelsson – ma è una soluzione nel breve periodo, per accompagnare la diffusione delle auto elettriche, che devono diventare abbordabili e attirare l'interesse dei clienti. E l'autonomia deve arrivare almeno a 250 chilometri reali. A seconda delle esigenze si arriverà anche a 400”.

Il 2016 si è chiuso con il terzo record storico di vendite consecutivo e le prospettive per il 2017 sono interessanti. Il manager ammette che Volvo “non sta crescendo così velocemente come vorrei”, ma spiega anche che finora il costruttore è riuscito a vendere tutto quello che aveva. Nei prossimi due anni il numero di fabbriche arriverà a sei e con la piena operatività del terzo sito cinese e, nel corso del 2018, anche con l'avvio della produzione della nuova S60 a Charleston, negli Stati Uniti, Volvo avrà più disponibilità di prodotto: “Quando abbiamo deciso di investire lì – osserva il manager – abbiamo seguito la logica. E abbiamo anche avuto fortuna: mica potevamo sapere che sarebbe arrivato Trump”. “Non possiamo costruire auto in ogni paese dove le vendiamo – sintetizza – ma continuiamo a sostenere la necessità del libero scambio”.

Geely ha deciso di lanciare sul mercato un nuovo marchio, Link&Co: “Volvo è un brand premium – replica – Non credo che possa perdere volumi. Credo che debbano preoccuparsi di più case come Hyundai, Skoda o Kia. Il nostro vantaggio è la condivisione della componentistica (e della piattaforma CMA della gamma 40, ndr), che ci consente di abbassare i costi”.

In futuro le auto si venderanno sempre meno in modo tradizionale: non solo perché i clienti arriveranno dai concessionari con le idee già molto chiare grazie alla rete, ma anche perché la proprietà verrà sostituita da altre formule che valorizzano l'utilizzo dei veicoli. Due esempi sono i canoni di noleggio come la mobilità per mese e la mobilità per miglio. “Ma le auto – conclude Samuelsson – saranno prodotte a misura del cliente: è più redditizio anche per noi”.
 

 

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Venerdì 13 Gennaio 2017 - Ultimo aggiornamento: 14-01-2017 17:08 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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