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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Una fabbrica Renault

Renault in crisi. Il ministro dell'Economia francese: «Rischia di scomparire, ma deve garantire l'occupazione»

di Giorgio Ursicino

Le conseguenze del coronavirus lasciano più segni su chi era già in difficoltà. E la solida alleanza Renault-Nissan, diventata insieme a Mitsubishi nel 2017 il più grande costruttore del mondo, è entrata ormai da due anni in una vorticosa spirale di crisi. Per molti versi incomprensibile. Le due aziende, protagoniste di un’importante fase di crescita negli ultimi tempi, hanno iniziato a perdere valore in borsa ed ora le difficoltà finanziarie (il titolo della casa francese è stato declassato a “spazzatura” da S&P) si stanno allargando a macchia d’olio alla forza lavoro, alle fabbriche e anche al dinamismo della gamma prodotto.

Ieri sono arrivate news, dal Giappone ma, soprattutto, della Francia dove il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha dichiarato: «La Renault è in seria difficoltà, rischia di scomparire». Forti rumors da Tokyo sostengono che la prossima settimana il nuovo ceo della casa di Yokohama Uchida-San, un manager quotassimo per aver gestito le attività in grande crescita in Cina, annuncerà un drastico piano a (si ipotizzano 20 mila esuberi, non accadeva più dalla fine dello scorso millennio).

Come ha detto l’importante membro dell’esecutivo francese, la situazioni a Parigi è addirittura peggiore e ormai tutti sono convinti che lo scenario non migliorerà se non si ridefiniscono i termini dell’alleanza e si torni in qualche modo a lavorare per un obiettivo comune. La situazione finanziaria è da brividi (sia Renault che Nissan non hanno generato utili nel 2019 e quindi non hanno distribuito dividendo). Le azioni della Regie valgono un quinto rispetto a due anni fa (100 euro nella primavera 2018, 17 ieri) e la capitalizzazione è scesa a 5 miliardi, esattamente l’importo del prestito vitale che l’azienda ha chiesto allo Stato ma che il governo deve ancora concedere.

Solo dall’inizio dell’anno il titolo ha perso il 60%, molto di più delle altre aziende del settore peraltro azzoppate dalla pandemia. La casa francese aspettava l’insediamento del nuovo numero uno operativo, l’italiano Luca De Meo, per annunciare la nuova strategia ma non c’è più tempo e il prossimo 27 maggio sarà il presidente Jean-Dominique Senard a illustrare, insieme ai vertici delle due aziende giapponesi, una rivisitazione dell’Alleanza che dovrebbe permettere di seppellire l’ascia di guerra dopo 18 mesi di gelo assoluto.

Subito dopo la Renault farà sapere il suo piano di salvataggio, un’incombenza che toccherà ancora a Senard in questo periodo chiamato a trattare con l’Eliseo. Il governo di Macron chiede “garanzie”, ma la situazione è profondamente diversa da quella di Fca che nei giorni scorsi ha scatenato molte polemiche (le due aziende hanno cercato anche di fondersi, ma l’accordo è naufragato proprio su questi problemi). Renault è una vera azienda francese che ha i principali interessi nel paese e di cui lo Stato è anche storico azionista (ha il 15% del capitale). Si parla di tagli per 2 miliardi e la chiusura di 4 impianti, fra cui l’importante stabilimento di Flins. «Saremo attenti e intransigenti sulla chiusura dei siti in Francia», ha tuonato il premier Edouard Philippe. 

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Sabato 23 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 27-05-2020 12:54 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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