• condividi il post
  • 2,5 mila
MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Virginia Raggi, il sindaco di Roma

Raggi, le macerie di Roma: crollano le vendite di auto diesel, in ginocchio un settore strategico

Il mondo dell’auto romano è in subbuglio. Se non ha dato frutti dal punto di vista della riduzione dell’inquinamento, la cura Raggi ha scatenato il panico nel settore che è di grande importanza nelle capitale, sia per il fatturato che muove, sia per i posti di lavoro che genera. Non stiamo qui a raccontare, invece, dei disagi dei cittadini che si sono trovati spiazzati nell’acquisto più caro per le famiglie dopo la casa. Spesso è un investimento importante che dura ben più di dieci anni ed è quindi frutto di un’oculata e meditata scelta. In un lampo, la decisione del Campidoglio che considera vetture inquinanti le nuovissime diesel Euro 6 ha scosso gli animi facendo crollare certezze incardinate da anni.

I consumatori si basano su quello che succede sul mercato e sono sempre arrivati messaggi di un certo tipo. Da una parte, la comunicazione ,certo non solo dei costruttori ma dell’intera comunità scientifica, che le auto a gasolio sono le migliori dal punto di vista del rispetto ambientale. Le emissioni di sostanze nocive (particolato e ossidi di azoto) hanno gli stessi valori di omologazione delle benzina Euro 6, ma il diesel è imbattibile dal punto di vista della CO2, l’unica sostanza su cui si è basata l’Unione Europea per stabilire un percorso virtuoso dal punto di vista ecologico. La vere sfida per l’UE è abbattere la CO2, su questo verranno premiati o penalizzati con multe salatissime i costruttori di auto.

In più, c’era la garanzia dello Stato. Quale governo consentirebbe la vendita di vetture pericolose perché emettono veleni e che qualsiasi sindaco, seppur di una città importante, può mettere alla gogna della sera alla mattina? Invece questo è avvenuto, scatenando reazioni commerciali inaspettate di cui per ora non è facile quantificare la portata ma che si possono calcolare più in miliardi che in milioni. Il diesel è stato per decenni il motore preferito dagli italiani amanti della guida briosa ma anche attenti al portafoglio. Non c’era propulsore migliore con tanta coppia e fluidità ma anche con una efficienza inarrivabile che rendeva imbattibili i consumi. E le vendite volavano, arrivando a raggiungere quasi il 70% del totale.

Non tanto tempo fa, fino al 2018, le richieste di auto a gasolio erano decisamente superiori a quelle a benzina: 990.664 contro 678.800 in Italia. Una quantità di auto diesel impressionante che ora sono nuove e ci ritroviamo in strada. Chi comprerà più un diesel nuovo che nella Capitale non può circolare? Quanto si sono svalutati quelli già in uso? Come abbiamo visto, parliamo di numeri grandi, milioni di macchine. Mentre gli automobilisti piangono per il danno subito, concessionari, venditori e petrolieri sono sul piede di guerra, è stato dato un pugno nello stomaco ad un comparto industriale molto complesso che ha tempi lunghissimi e richiede investimenti ingenti.

Nel breve periodo, è totalmente anelastico e se si inceppa sono dolori. Può mettere in ginocchio la sopravvivenza di decine di aziende che hanno un fatturato di centinaia di milioni ciascuna. Le prime reazioni sono state devastanti, gli indici di vendita sono crollati, mica come quelli delle sostanze inquinati nell’aria che sono addirittura aumentate nei giorni di blocco della circolazione. A detta dei dealer, che hanno lanciato l’allarme rosso ai costruttori, non entra quasi più nessuno negli showroom a chiedere un’auto a gasolio. Al massimo chiede di venderla. Ma tutto il sistema si è inceppato in quanto la mancanza di certezze crea ansia che fa rinviare l’acquisto di un bene tanto strategico e costoso.

Se Raggi dovesse prendersela anche con le auto a benzina? Che garanzie ci sono? Nel dubbio, meglio rimandare l’acquisto. La catena è sotto forte pressione, è un settore che vive sulla programmazione, le auto devono essere costruite in fabbriche che pianificano tutto e poi impiegano settimane o addirittura mesi per giungere a destinazione, spostandosi da un continente all’altro. Non basta girare un interruttore per cambiare le scelte, le decisioni prese di pancia rischiano di mandare in tilt un settore che dà lavoro a migliaia di famiglie romane.

  • condividi l'articolo
  • 2,5 mila
Lunedì 27 Gennaio 2020 - Ultimo aggiornamento: 08-02-2020 15:31 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
COMMENTA LA NOTIZIA
0 di 0 commenti presenti