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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Mauro Forghieri con l'Ingegner Ferrari

Mauro Forghieri, l'ingegnere geniale che segnò un ventennio in Ferrari ed inventò le Rosse di Niki Lauda

di Giorgio Ursicino

È morto ieri a Modena Mauro Forghieri, uno degli ingegneri più geniali che il motorsport abbia mai avuto. L’abile tecnico si è spento nella sua città dove era nato 87 anni fa, il 13 gennaio 1935, e per tutta la sua rombante esistenza non si era mai allontanato dall’amata Motor Valley. Le pagine più gloriose della sua carriera le scrisse, ancora giovanissimo, alla Ferrari dove, agli ordini diretti del Commendatore, monopolizzò oltre un ventennio, dall’inizio degli anni Sessanta fino alla metà degli Ottanta. Mauro a Maranello non aveva un ruolo qualunque, era il Direttore Tecnico del Reparto Corse che, allora proprio come ora, si occupava della Formula 1 e degli Sport Prototipi che sfrecciavano nelle gare di durata, da Daytona a Le Mans.

Per il suo carattere notoriamente fumantino, veniva chiamato “Furia”, dagli avversari, ma anche dai suoi collaboratori. Quando la tensione era massima, in un attimo si accendeva e, altrettanto velocemente, ritrovava serenità. Era un uomo poliedrico, un visionario molto arguto. Si occupava di tutto, dalle ruote scoperte a quelle coperte, spaziando per motori, telai, sospensioni, cambi, freni. A consuntivo ha lasciato un segno profondo nelle storia della velocità, conquistando solo in F1, attraverso fasi alterne, 7 titoli mondiali Costruttori 4 Piloti, oltre a trionfare in 54 gran premi. E all’epoca era molto diverso perché i trasporti erano più lenti e in una stagione si disputavano circa la metà delle gare. Anche nell’Endurance, un filone a cui Maranello era legatissimo, ci furono giorni di gloria con l’arrivo in parata in Florida alla 24 Ore del ‘67, ma Forghieri dovette incassare anche ore amare come la grande battaglia (durò 4 anni) persa con la Ford che avrebbe voluto comprarsi il Cavallino.

Arrivando da sei vittorie consecutive alla 24 Ore di Le Mans (1960-1965) la Ferrari dovette incassare, dopo il dominio dell’Ovale Blu, quello nascente della Porsche e poi quello della francese Matra. Alla fine del 1973 Ferrari in persona decise che due impegni erano troppi per ben figurare e fermò il programma Prototipi per consentire all’ingegnere modenese e al suo gruppo di concentrarsi sulla F1 dove il titolo mancò per oltre un decennio. Iniziò l’era di Niki Lauda e di Luca Montezemolo, fino ad arrivare al titolo del sudafricano Jody Scheckter (1979). Forghieri si laureò in Ingegneria Meccanica all’Università di Bologna nel 1959 e fu immediatamente assunto dalla Ferrari. Lo prese il Drake in persona che già lo aveva accolto come apprendista nelle sue stanze di progettazione quando era ancora studente nel capoluogo emiliano.

Uno dei più fidati meccanici motoristi alla Ferrari era stato Reclus, il papà di Mauro, ed Enzo era sicuro che il ragazzo avesse almeno la stoffa del padre. A Maranello, all’epoca, soffiavano spifferi violenti e nel 1961, quando Forghieri aveva appena 27 anni, accadde uno scisma. Carlo Chiti, il responsabile tecnico, andò all’Alfa Romeo portando con se un bel gruppetto di pretoriani. Contemporaneamente l’abile ingegner Dallara, assunto insieme a Mauro (si occupava di telai e Forghieri di motori), andò alla Maserati. Ferrari non ebbe dubbi ed affidò la chiavi di tutta l’ingegneria al figlio del fidato Reclus.

Nel ‘63 la prime soddisfazioni con John Surtees che vinse il Gran Premio di Germania. L’anno successivo, con la 158 l’asso delle due ruote si aggiudicò il Titolo. Dovettero passare oltre dieci anni per brindare ancora. All’inizio degli anni Settanta Ickx fu preceduto da Jochen Rind che vinse il titolo alla memoria dopo aver perso la vita a Monza. Alla fine del ‘73 arriva Lauda ed inizia un periodo magico. Nel ‘74 Regazzoni arriva secondo dopo Fittipaldi, poi tre anni targati Niki che lascia le briciole agli avversari: Titolo nel ‘75 e ‘77, nel 76 fu beffato solo per il terribile incidente del Nürburgring che gli fece saltare alcuni gare. Forghieri, oltre ad un grande capo, era un formidabile tecnico. Grande artefice del motore boxer (ci aveva fatto la tesi di laurea), fu anche un guru del cambio trasversale e del primi alettoni sulle monoposto (Belgio 1968). Iniziò a lavorare anche sul cambio al volante, soluzione che poi riprese e lanciò proprio sulla Rossa l’inglese John Barnard.

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Venerdì 4 Novembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 05-11-2022 18:46 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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