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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Un vigile con la mascherina a Piazza Venezia

Lockdown, sorpresa choc. Roma è un caso mondiale: azzerato il traffico, sale il particolato

di Giorgio Ursicino

Roma, una città unica. Sia per la storia, sia per i capolavori artistici, caput mundi non ha rivali. Dai tempi dell’Impero ai nostri giorni. Con il rigido lockdown che ci ha imposto il nemico invisibile relegandoci tutti a casa, stiamo scoprendo altre particolarità della Città Eterna. Un microclima tutto suo che, contando sull’alta pressione spesso parcheggiata sul “mare nostrum”, sulla vicinanza dello sconfinato deserto sahariano e, magari, sui sette magnifici colli, genera un’atmosfera senza dubbio piacevole ma, a quanto pare, ricca di polveri.

Particelle microscopiche (il PM 10 e il più insidioso PM 2,5) che sono ostiche per i nostri polmoni e che abitualmente chiamiamo particolato. Lo sapevamo già che tutta questa roba in sospensione nell’aria non è causata solo dall’attività umana e che una parte può essere di origine “naturale”. Ci avevano fatto credere, però, (o meglio ci avevano creduto anche loro visto che ora si mostrano quantomeno sorpresi) che il grosso problema era la “civiltà” e la vita artefatta delle grandi metropoli, con in testa trasporti e riscaldamenti. Tanto che, appena l’inquinamento saliva (il PM è considerato il principale indicatore di troppi veleni nell’aria), sindaci più o meno “giustizialisti” mettevano il traffico sul banco degli imputati bloccando la circolazione anche di incolpevoli vetture immatricolate il giorno prima.

I risultati erano del tutto marginali, si sa, ma non si poteva mica organizzare un blocco totale di diverse settimane per vedere veramente cosa sarebbe accaduto. Ora è arrivato il coronavirus e, la pandemia che si è portato dietro, ha azzerato tutte le attività, abbassando l’inquinamento e creando un gigantesco laboratorio naturale. Una gioia per scienziati e ricercatori che si sono trovati di fronte uno scenario irripetibile da analizzare. Il primo dubbio era venuto a noi andando a verificare i banali dati resi noti giornalmente dall’Arpa (l’Agenzia per l’Ambiente) e che non sono nulla più che i riscontri delle centraline di monitoraggio posizionate nelle zone considerate strategiche della città.

Ebbene, a Roma, una settimana dopo il blocco totale ordinato dal premier Conte, la quantità di polveri sottili nell’aria era aumentata. Com’è possibile? Boh, non siamo mica degli scienziati. Qualcuno ha pure pensato (è lecito) che avevamo visto male, “letto” male: se è tutto fermo, l’inquinamento non può salire. Il 22 aprile, poi, in occasione del 50° anniversario della Giornata Mondiale della Terra è arrivato uno studio globale certamente più serio dell’occhiata superficiale data da noi. I valori sono questa volta raccolti ed elaborati dalla società specializzata svizzera IQair che, confrontando i dati delle agenzie governative di tutto il mondo, tiene sotto controllo la qualità dell’aria in ogni angolo del pianeta.

Addirittura fa vedere i livelli di PM 10 e PM 2,5 in tempo reale in un mappamondo tridimensionale su internet. Chiaramente, anche IQAir ha fatto il suo studio per il lockdown ed è emerso che fra le 10 grandi città prese in considerazione (fra cui anche la nostra Capitale) la qualità dell’aria è migliorata dappertutto, compreso il particolato che è sceso in maniera drastica in 9 posti su 10. In un periodo di tre settimane in pieno blocco, comparandolo con lo stesso lasso di tempo dello scorso anno, il PM 2,5 è sceso del 60% a New Delhi, del 54% a Seoul, del 44% a Wuhan (la patria del coronavirus), del 34% a Mumbai, del 32% a San Paolo, del 31% a Los Angeles, del 25% a New York, dell’11% a Madrid, del 9% a Londra.

Nella Città degli Angeli e nella Grande Mela, che sono sulla sponda degli Oceani, l’aria è ideale, da questo punto di vista migliore dell’Himalaya e dell’Africa del Nord. Forse per questo si inizia a studiare l’influenza del particolato nella diffusione del covid (la Lombardia, come sappiamo, non è messa bene per le polvere sottili). E Roma? Secondo i dati che, per noi, dovrebbero essere forniti dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, udite udite, è a +30%. Sconfortante. Vuoi vedere che dall’estero ci trattano male anche dal punto di vista dell’inquinamento? Così, siamo andati a chiedere conforto al puntuale studio (datato 16 aprile, durata più di un mese in pieno lockdown) di ben 44 pagine della sezione laziale dell’Arpa, un lavoro meticoloso e, sicuramente, al di sopra di ogni sospetto.

Dallo scritto degli esperti, che chiaramente non hanno alcuna posizione preconcetta da difendere, traspare un certo imbarazzo. Certamente, in maniera così evidente, non se lo aspettavano e non lo immaginano neanche loro. Eh sì, il particolato sembra infischiarsene di quello che fa l’uomo, continua più o meno per la sua strada. Le spiegazioni sono dettagliate, quartiere per quartiere, solo qualche esempio. Il PM 10 è superiore nel mese di marzo 2020 in ogni angolo della città a quello di marzo 2016 (anno più simile al 2020 dal punto di vista meteorologico). In alcuni giorni recenti è stato quasi doppio di quello degli anni precedenti.

A differenza degli inquinanti gassosi che quando non vengono alimentati si dissolvono, il particolato da inquinamento e quello da polveri naturali rimane a lungo nell’ambiente se non c’è qualche causa che lo rimuove. Le ultime quattro righe del dossier di 44 pagine, ricche di tabelle sono: «La particolare situazione generata dal Covid-19 rappresenta un evento mai verificato in precedenza, che permetterà di approfondire lo studio della qualità dell’aria e potrà fornire utili elementi per la valutazione dei provvedimenti a breve e medio termine che vengono adottati dalle diverse Autorità per la riduzione dell’inquinamento».

Come dire, se la realtà è questa, bisogna rivedere molte cose. Non era facile immaginare uno scenario del genere ma, con un minimo di impegno in più, si poteva forse evitare un sacrificio e un costo inutile per i romani ovvero il blocco a gennaio delle auto diesel nuove che, sia dal punto di vista omologativo sia da quello delle reali prove su strada, emettono meno sostanze nocive delle corrispondenti a benzina.

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Lunedì 27 Aprile 2020 - Ultimo aggiornamento: 07-05-2020 12:29 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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