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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Lewis Hamilton dopo la fantastica vittoria in Brasile

Hamilton, lezione di F1: dopo rimonte da favola, il Re Nero ha il Brasile ai suoi piedi

di Giorgio Ursicino

Fa il giro d’onore con la bandiera del Brasile in mano, con San Paolo ai suoi piedi. Il weekend perfetto di Lewis si chiude con l’apoteosi che manda in delirio il pubblico sudamericano fortunato ad avere la chance di assistere a un simile spettacolo. Non avendo più un pilota di casa, i paulisti sembravano essere diventati inglesi ed Hamilton sul podio è stato più osannato che a Silverstone. Un tifo spontaneo, quasi istintivo. Non facile da imbrigliare dopo una gara tanto gagliarda. Nel giorno della resurrezione della Mercedes, su una pista che doveva essere il giardino di casa della Red Bull, non ci sono sconfitti. L’inglese, primo al traguardo, recupera 7 punti sul tulipano volante (332,5 a 318,5). Verstappen non sfigura, vende cara la pelle non sbagliando nulla e confermando il suo talento cristallino. Bottas e Perez hanno mostrato di essere scudieri concreti e fedeli passando nell’ordine sotto alla bandiera a scacchi.

E le Ferrari? Ottime. Ormai il target di concludere il campionato al terzo posto fra i team, dopo la scialba stagione scorsa, è alla portata. Charles ha cancellato l’anonima sprint race conquistando la quinta piazza già all’inizio e difendendola con autorità fino al traguardo. Ora Leclerc è risalito a sole 3 lunghezze da Norris ed ha la possibilità di terminare il campionato nella stessa posizione. Sainz ha guidato sempre nella scia del monegasco e non ha affatto sfigurato nei confronti del predestinato. Al via Verstappen è andato in testa, ma il Re Nero non ha impiegato molto a riacciuffarlo nonostante partisse decimo. Nei due pit stop Verstappen anticipava la sosta per non subire l’undercut, ma Lewis recuperava sempre in fretta. A poco più di metà gara le soste erano alle spalle ed Hamilton veniva avvisato dai box che, se voleva mantenere il campionato aperto, doveva scavalcare Max in pista.

La Freccia, con il motorone nuovo, aveva più ritmo e il britannico spingeva come un disperato. Il rivale, con la solita abilità e coraggio, chiudeva ogni spiraglio. I due rischiavano più volte di toccarsi fino al momento in cui Lewis non affondava il colpo e fuggiva verso il trionfo. Max, non c’è dubbio, è un fenomeno. Buona parte dei successi futuri saranno nel suo carniere. Ma oggi, a parte il punteggio in classifica e come finirà il Mondiale, il re della F1 è ancora nero. Nella valle di Interlagos, i calienti tifosi paulisti gli hanno tributato gli onori più grandi, quelli riservati soltanto agli imperatori. A 36 anni, con davanti un fine stagione da scalare imponente come l’Everest, Lewis Hamilton si è disfatto delle strategie, affrontando un weekend tutto all’attacco. Come faceva sul kart quando era bambino. Uno spettacolo da tonfo al cuore, fra emozione e brividi. Una dimostrazione di forza che non tutti i conclamati campioni sono in grado di dare. Uno show tipico del compianto Ayrton Senna, idolo del pilota britannico.

Per fare una cosa del genere non serve esperienza. E, forse, nemmeno la macchina migliore. È necessario un talento innato. L’istinto del cacciatore e la capacità di esaltarsi con l’odore della preda. Un gladiatore che non guarda gli albo d’oro anche se il suo curriculum è più audace degli altri. Toto Wolff, amico-vate del fuoriclasse, ha sciolto il guinzaglio: vai Lewis, la situazione è disperata, non è più il caso di fare i calcoli. Maximum attack, divertiamoci. E divertimento è stato. Un’esibizione che porta a livelli siderali l’audience della F1 che quest’anno già vive uno dei duelli più appassionanti di sempre con l’afflusso di spettatori che ha battuto tutti i record: da Zandvoort a Austin, da Mexico City a San Paolo del Brasile. Prima la sostituzione del quarto V6 che già venerdì gli costava 5 posizioni sullo schieramento della gara. Poi sabato la punizione in partenza della sprint race, da primo ad ultimo per l’alettone fuori regola. Uno scenario che avrebbe messo in ginocchio un gigante e che invece ha infiammato Lewis come un formidabile detonatore. La “garetta” del sabato sera è stata poesia pura. Gli altri correvano, lui ha fatto una cavalcata trionfale da ventesimo a quinto, effettuando 14 sorpassi in 24 giri. Solo la sua esibizione vale il biglietto.

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Lunedì 15 Novembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 18-11-2021 20:43 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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