
Ferrari, il podio resta un miraggio. Oscar Piastri con la McLaren si candida per il Mondiale
Una gara da Oscar. Il giovane australiano, alla sua cinquantesima presenza in Formula 1, conferma di che pasta è fatto. Ottiene la quarta vittoria della carriera con un comportamento “alla Piastri”: cinico, chirurgico, sembra non provare emozioni. Ed ha quasi la stessa espressione quando trionfa di quando qualcosa non va per il verso giusto. Insomma, un gelido finlandese più che un ragazzo che viene dagli antipodi, ricorda il Kimi della Ferrari nei momenti migliori. Che sia un pilota molto tosto ed in questo momento in palla, oltre per come si è espresso a Sahkir, lo conferma il fatto che è l’unico ad aver vinto due gran premi quest’anno, era già salito sul gradino più alto del podio a Shanghai, nella seconda tappa.
Sulla carta potrebbe essere la seconda guida del team di Woking, meno esperto di Norris che è particolarmente rapido quando tutto gira come si deve. Il britannico, però, è il contrario del canguro: tende ad essere emotivo e sente molto la pressione tanto che è incline all’errore. Anche ieri Lando ha sbagliato, gettando alle ortiche una doppietta sicura: si è posizionato sullo schieramento troppo avanti ed ha beccato 5 secondi di penalizzazione. Quindi per Oscar si potrebbero aprire scenari parecchio appetitosi visto che le monoposto papaya hanno fatto vedere anche in Bahrein di avere un altro passo rispetto a tutta le concorrenza.
In questo weekend il ragazzo di Melbourne è stato sontuoso. Nelle prime prove libere ha preso le misure, poi non ha lasciato ai rivali nemmeno le briciole: ha dominato le altre due libere, fatto a polpette i rivali nelle qualifiche e passeggiato in gara, non commettendo neanche un sbavatura e acchiappando anche il giro più veloce. Nel pianeta della velocità un’impresa del genere non è così frequente e si chiama “hat-trick”, cioè una tripletta molto speciale nello stesso fine settimana: partenza al palo, primo sotto la bandiera a scacchi con tanto di tornata da primato.
Il pupillo di Brown ha preceduto di oltre 15 secondi la Mercedes di Russell, che è riuscito a tenere dietro per un soffio l’altra McLaren di Lando e le due Ferrari di Charles e Lewis ancora una volta in questa stagione giù dal podio. Scialba l’esibizione di super Max solo sesto al traguardo davanti a Gasly, Ocon, Tsunoda e, ancora una volta a punti, il giovane Bearman. Prima, piccola, delusione per Antonelli visto quello che è riuscito a fare Russell: il baby di Stoccarda è finito per la prima volta da quando corre in F1 fuori dai punti ed ha perso la battaglia personale proprio con Oliver, il suo ex compagno di squadra l’anno scorso alla Prema e fiore all’occhiello dell’Academy Ferrari.
Piastri ha ottenuto il suo vantaggio in soli venti giri, cioè da quando è rientrata la safety car. Il consumo dei pneumatici, come si temeva, è stato maiuscolo ed ha costretto tutti al doppio pit stop. La seconda sosta è stata obbligata dalla presenza della vettura di sicurezza che ha interferito con le diverse strategie scelte dai vari piloti. Maranello, probabilmente, è stata penalizzata perché le due SF-25 erano le sole fra i top team ad essere partite con le gomme medie ed il piano forse prevedeva di andare più lunghi per montare nel finale le rosse-soffici. I ragazzi di Vasseur non se la sono sentita di rischiare e a quel punto hanno optato per le bianche-dure che hanno fatto molta fatica per l’asfalto scivoloso.
Scelta che invece ha fatto la Mercedes e, almeno con Russell, ha pagato. Chi si è trovato nella situazione migliore è stata proprio la McLaren che ha potuto montare a Oscar e Lando le gialle-medie, cosa che era vietata alla Ferrari dovendo smarcare un’altra mescola. Buona la rimonta di Hamilton che, come aveva promesso, è riuscito a risalire dal nono al quinto posto, è arrivato dietro al compagno staccato di soli otto secondi. Più deluso Charles che partiva in prima fila e non è riuscito neanche questa volta a salire sul podio: «Ovviamente è deludente quando dai tutto e finisci quarto, non mi fa certo sorridere. Per il momento, però, è la situazione in cui siamo. Abbiamo fatto il massimo questo weekend, ma il massimo non è abbastanza: è deludente dare tutto i chiudere giù dal podio». Poi la conclusione sulle decisioni del muretto: «No, la scelta delle dure nel finale penso sia stata giusta. Noi non saremmo stati in grado di fare quello che ha fatto George, cioè più di venti giri con le soft».