
Ferrari, in Cina per la riscossa: troppe cose non hanno funzionato a Melbourne
Non è ancora il caso di leccarsi le ferite. Anche se quanto accaduto in Australia potrebbe far pensare che è già suonato il campanello d’allarme. Prima di cercare giustificazioni, veniamo ai fatti. A Melbourne, inutile nasconderlo, è stato un disastro. I ragazzi di Fred Vasseur, sia quelli sul campo sia i tanti in sede al lavoro sui simulatori, non hanno capito bene il funzionamento della SF-25 che, sicuramente, non può essere quella messa in pista lo scorso weekend. Certo, l’Albert Park è un circuito anomalo, un cittadino velocissimo, ma c’è stato qualcosa di profondamente sbagliato nei vari assetti scelti. Anche perché la configurazione del tracciato doveva essere più amica che ostica.
Invece, la Rossa aveva un’ala troppo carica e, nonostante questo, non si è trovata sull’asfalto bagnato che richiede maggiore aderenza. Il discorso si fa complicato perché incide anche l’altezza dal suolo che deve essere correlata al resto dell’aerodinamica. Sia come sia, le due Ferrari non hanno mai avuto ritmo. Lentissime rispetto agli altri nel terzo settore nella fase topica delle qualifiche che le ha viste dietro, oltre che a McLaren, Red Bull e Mercedes, anche alla Racings Bull ed alla Williams. Le cose avrebbero dovuto migliorare sul passo gara, specialmente con fondo scivoloso. Invece non è stato così, Charles e Lewis sono stato costretti a remare su motoscafi che non avanzavano, mentre le McLaren sembrava che volassero nella palude australiana.
Leclerc, nella prima parte di gara, ha avuto sempre pista libera, ma ha visto pian piano svanire la Mercedes di Russell che era davanti a lui. Improponibile il confronto con le monoposto papaya, ma anche la Red Bull di Verstappen aveva una marcia in più. Ancora peggio è andata a Lewis che si è ritrovato dietro a Tsunoda ed Albon. Come lui stesso ha ammesso, non poteva essere esordio sul Cavallino più arduo per una leggenda vivente. Non era il caso di debuttare con un botto, così ha guidato con prudenza da sembrare anonimo ed anche un sette volte campione del mondo può innervosirsi se la scena è planetaria.
Si è preso un cartellino giallo dall’Imperatore il bravo ingegnere di pista Riccardo Adami che, per aiutare il pilota in quei complicati frangenti, ha dato a Lewis l’impressione di volergli insegnare a guidare. Una bella confusione. Dopodomani, quando in Europa sarà notte, a Shanghai si riaccenderanno i motori e tutto bisogna fare meno che buttarsi giù. Ricordate lo scorso anno la McLaren? Nelle prime tre gare sembrava un cancello, poi ha messo le ali fino a conquistare il Mondiale Costruttori. Il principino ha detto che sa quello che è successo, ma poi ha messo le mani avanti, sostenendo che quella cinese è una pista poco adatta alle caratteristiche del bolide di Maranello.
Dopo viene Suzuka, l’università del motorsport, che certamente non fa sconti alle monoposto titubanti. Non è certo il caso di essere inflessibili e di bocciare prima di iniziare un progetto derivato dalla buona SF-24 e sul quale tutti riponevano aspettative molto elevate. Non hanno aiutato la causa le superbe performance del giovane italiano Antonelli che invece agli antipodi ha dato spettacolo facendo una serie di sorpassi entusiasmanti. Specialmente in Germania, sede della Mercedes, non hanno evitato di sottolineare che il baby fenomeno guida la vettura che fino allo scorso anno era dell’esperto pluricampione.