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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Max Verstappen viene premiato sul podio del Principato dal Principe Alberto

Favole del Principato: la Ferrari di Leclerc si rompe prima del via, Verstappen sbanca Montecarlo

di Giorgio Ursicino

MONTECARLO - Come era nelle previsioni, è Max Verstappen ad uscire con un bottino principesco dai fasti di Montecarlo. Partendo davanti a tutti, il giovane olandese ha regolato il gruppone su un tracciato dove è impossibile superare e che rende il Gran Premio affascinante, ma noioso. Al secondo posto, per la prima volta sul podio quest’anno, la Ferrari guidata dall’ottimo Carlos Sainz. L’ordine d’arrivo ricalca lo schieramento di partenza in quanto non ci sono stati sorpassi in pista, alla faccia dei pneumatici di mescola diversa, delle strategie ed anche delle ali mobili. Nel salotto del principe, dove si corre dal 1929, non si passa. I pochi cambi di posizione ci sono stati ai box. Bottas ha buttato il secondo posto e si è ritirato perché la squadra più vittoriosa del pianeta non è riuscita a svitare il dado della ruota anteriore destra al cambio gomme. Dagli altari alla polvere per un pezzo da pochi euro.

A fine gara il dado era ancora lì, al suo posto, come il semiasse posteriore sinistro del Cavallino di Charles Leclerc che gli ha impedito di scattare dalla pole rimanendo azzoppato e triste in garage. Perez con la Red Bull ha fatto il salto più grosso passando dal nono posto della griglia al quarto, Vettel ha fatto quasi altrettanto con la sua Aston Martin risalendo dall’ottavo al quinto. Come un gambero, invece, il Re Nero, il padrone del circo della velocità. Il 7 volte campione del mondo è riuscito a fare peggio che in qualifica dove si era fermato ad un quasi “vergognoso” settimo posto. Stessa posizione sotto la bandiera a scacchi senza approfittare del fatto che Leclerc non è nemmeno partito e il povero Bottas si è dovuto fermare mentre era secondo. Il vero colpo di scena, però, c’è stato molto prima che si spegnesse il semaforo ed ha privato la squadra di Maranello di un risultato che, come ha rivendicato Sainz, poteva essere trionfale.

In mattinata il team aveva comunicato che, dopo controlli accuratissimi, il cambio della SF21 era intatto e quindi Charles poteva scattare al palo per volare verso la vittoria sulla pista di casa e ritirare il trofeo dal suo amico, il Principe Alberto. Invece, durante il giro di schieramento, il colpo nello stomaco. Sotto il tunnel la Ferrari rallenta e Charles maneggia il volante in un modo poco rassicurante. Poi salta la chicane all’uscita e, ad andatura ridotta, rientra ai box. Immediatamente il pensiero va al cambio. I tecnici del Cavallino sono stati troppo ottimisti ed hanno mandato in pista Charles con un componente che non dava sufficienti garanzie? Un rischio che in qualche modo ci stava per non sprecare l’occasione di vincere la gara più prestigiosa dell’anno e mettere in cassaforte una stagione che in ogni caso deve essere di transizione. Invece, mentre i tecnici armeggiavano nel posteriore senza ruote, col motore acceso e il pilota impietrito nell’abitacolo, arrivava una prima, sommaria, diagnosi: il cambio vivisezionato non centra, a rovinare la domenica è stato qualcosa nel semiasse sinistro.

A fine gara, un solito calmo e pacato Mattia Binotto, da una traccia di spiegazione: non è il cambio, ma potrebbe essere qualcosa alla trasmissione dall’altra parte di dove c’è stato l’impatto. Sembra l’ipotesi più probabile perché non è pensabile che con queste F1 affidabilissime, una Ferrari si rompa ancora prima di partire se tutto era perfetto. Certo, sapendo cosa sarebbe accaduto conveniva sostituire il cambio e incassare le 5 posizioni di penalizzazione in partenza che magari il doppio podio sarebbe arrivato lo stesso. Ma, se è andata così, bene hanno fatto gli uomini del Cavallino a prendere qualche rischio per puntare al bottino grosso. La Ferrari deve essere ambiziosa ed a una possibilità del genere non si rinuncia se ci sono delle chance. Se la decisione di provarci è stata collegiale il pilota sarà stato il primo a sostenere che ad una pole a Monaco non si può sprecare.

Per la Red Bull e la Honda un weekend da incorniciare. La casa giapponese ottiene la sua ottantesima vittoria in F1, il team va in testa nelle classifiche Piloti e Costruttori. Ed è la prima volta che la Mercedes perde entrambe le leadership nella ormai lunga era ibrida. Al di là dello scarso spettacolo per la mancanza di battaglie dovuta al solito trenino, c’è stato grande equilibrio per il crollo della Mercedes che ha portato sei auto diverse ai primi sette posti finali: Red Bull, Ferrari, McLaren, Aston Martin, Alphatauri e Mercedes. La corazzata di Stoccarda esce da Monaco con le ossa rotte. C’è l’imbarazzante ritiro di Bottas e l’incredibile giornata di Hamilton. A qualcuno sarà venuto il dubbio che nella Freccia d’Argento non c’era il leone britannico, ma un sostituto: quasi 80 giri dietro a Gasly, senza mai una bozza di attacco. Non è da Lewis. Sia lui che Toto Wolff sono esperti e navigati e non hanno alzato troppo i toni, ma l’atmosfera nei box della Stella si tagliava con il coltello.

L’inglese non ha salvato nessuno, lui compreso, dicendo che tutta la squadra ha lavorato male. C’è da dire che a Montecarlo se sbagli in prova è finita, e sia giovedì che sabato i tedeschi non sono riusciti a trovare un assetto che mandasse in temperatura le gomme, soprattutto le anteriori. L’asfalto liscio che genera poca energia ha fatto il resto. Poi sono state sbagliate le strategie. Nel Principato l’undercut non paga e Lewis è stato chiamato ai box per primo facendo un regalo a Perez e Vettel. Almeno quinto poteva arrivare, senza fare sorpassi ma senza farsi neppure sorpassare. Eppure Lewis alla fine ha montato le gomme nuove soft per prendersi il punto del giro veloce. Allora perché lasciarne 4 per strada? Ora Hamilton ne deve recuperare 4 su Verstappen, la Mercedes uno sulla Red Bull.

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Lunedì 24 Maggio 2021 - Ultimo aggiornamento: 26-05-2021 20:41 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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