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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
John Elkann

Elkann: «Il dividendo non si tocca, per l'accordo Fca-Psa è scritto nella pietra»

di Giorgio Ursicino

Ieri si è tenuta l’assemblea degli azionisti Exor e il presidente e ceo John Elkann ha dato varie stilettate alla politica, senza entrare direttamente nella polemica scatenata dal prestito garantito dallo Stato di 6,3 miliardi chiesto da Fca per la ripartenza. Una posizione chiara che ricorda i punti fermi di Sergio Marchionne. In sintesi, Elkann ha ricordato che l’azienda italo-americana è una multinazionale globale con la maggior parte del business negli Stati Uniti e importanti attività in Italia che danno lavoro a migliaia di persone e generano un fatturato di decine di miliardi. Poi ha aggiunto che la società è nel corso di un complesso progetto di fusione con Psa.

Un iter in attesa del closing che sta andando avanti speditamente nonostante le difficoltà del periodo e, pertanto, i punti cardini dell’intesa non sono oggetto di trattativa perché «scritti nella pietra». In pratica non ci sono possibilità di rivedere il dividendo straordinario di 5,5 miliardi di euro che gli azionisti di Fiat Chrysler incasseranno prima della fusione. «C’è un accordo molto preciso sulla fusione paritaria e su questo sono impegnate le parti - ha spiegato senza accalorarsi Elkann - e i termini dell’intesa non sono cambiati. Il prestito è legato al settore automotive dell’Italia, un paese in cui abbiamo una grande presenza, serve per garantire liquidità in questo periodo, è a beneficio di tutto il comparto».

In soldoni, l’Italia ha un ruolo di rilievo nell’ex Fiat, ma non può interferire o dettare condizioni a un gigante globale che deve rendere conto del suo operato anche ad altri governi. Fca ha aderito agli aiuti per tutti previsti dai decreti del governo, ma se ci vogliono ripensare si può anche fare diversamente. «Il Covid ha avuto un grande impatto sul settore dell’auto, la fusione oggi ha ancora più senso». Il nipote dell’avvocato ha messo ancora l’accento sul nuovo colosso che va nascendo: «Stiamo seguendo il timeline indicato. Sono molto soddisfatto del lavoro fatto finora. Il processo di autorizzazione da parte delle autorità sta andando bene. Siamo contenti di essere al fianco della famiglia Peugeot».

Proprio l’altro ieri si è riunita la holding della famiglia francese che ha ribadito la volontà di condurre in porto velocemente l’operazione nei termini concordati. Elkann ha ribadito che indietro non si torna, anzi il virus accelererà alcuni cambiamenti verso la mobilità del futuro e non solo le aziende ma anche i Paesi dovranno sfruttare l’opportunità per non perdere il treno e rimanere indietro. «Attraverso gli anni e le generazioni abbiamo affrontato tante crisi e siamo usciti sempre più forti - ha concluso Elkann - continuiamo a costruire grandi imprese e i nostri valori di coraggio e responsabilità non sono mai stati così forti. I paesi che agiranno con più decisione oggi per cogliere le opportunità di questa rivoluzione saranno quelli che avranno successo».

La Exor ha 1,5 miliardi di liquidità per nuove acquisizioni, la ricerca del ceo per Cnh sta andando avanti spedita e PartneRe, dopo che Covea ha rinunciato al suo acquisto per 9 miliardi, non verrà più ceduta. L’assemblea Exor ha approvato l’operato del cda e i risultati dell’esercizio 2019, compresa la distribuzione di un dividendo di 0,43 euro ad azione per un totale di 100 milioni. Sono stati confermati gli amministratori per il prossimo triennio e l’uomo forte Elkann ha mantenuto entrambe le cariche di presidente e ceo. Nel cda restano gli altri tre membri della dinasty torinese, Alessandro Nasi (è anche nel board di Cnh) e Andrea Agnelli (presidente della Juventus) e Ginevra Elkann, sorella di John. Va segnalato che i soci hanno esteso di diciotto mesi l’autorizzazione al consiglio di amministrazione per acquistare azioni proprie sul mercato per un importo massimo di 500 milioni.

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Giovedì 21 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 27-05-2020 12:56 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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