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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Macchine in attesa di essere vendute

Crolla il mercato dell'auto: a settembre in Italia vendite giù del 33%

di Giorgio Ursicino

La cosa si fa seria. L’economia ha rimbalzato, con il Pil cresciuto oltre le previsioni. Il mercato dell’auto, invece, non ingrana e, di mese in mese, le perdite aumentano. Anche rispetto allo scorso anno che non fu certo sfavillante. Nel mese appena concluso le vendite di vetture nuove sono diminuite del 32,7% rispetto a settembre del 2020. Mancano all’appello un terzo degli esemplari che nel cumulato diventano 300mila (-20,6%) in relazione al 2019, l’ultimo esercizio “normale” prima che il virus attaccasse. Gli allarmi delle associazioni del settore sono sempre gli stessi, Unrae in testa. Le ragioni che hanno letteralmente mandato in tilt il sistema sono almeno due. Su una ci si può far poco. Anzi niente. Il problema, l’ormai famosa crisi dei semiconduttori difficile da spiegare, è globale. Riguarda le fabbriche cinesi e americane, europee e di ogni altra parte del mondo. Bisogna rassegnarsi.

Gli impianti funzionano a singhiozzo, molti veicoli sono sui piazzali con pezzi mancanti e più di qualche stabilimento è stato costretto alla chiusura temporanea. L’altra causa si chiama incertezza, una nota nemica di tutti i mercati. In piena turbolenza post pandemica e nel bel mezzo della transizione ecologica che nella testa dei clienti corre più del reale, gli ecobonus ad intermittenza certamente non hanno aiutato. Cambiano spesso e volentieri e, con frequenza, devono essere rifinanziati. Servirebbero invece, di qualsiasi entità siano, incentivi strutturali sui quali impostare un piano strategico. Interventi della durata di 2 o 3 anni e che danno una direzione alla domanda.

Il premier, sicuramente, al momento opportuno, ci metterà mano perché la crisi delle vendite incide sull’aspetto ambientale che lo stesso capo del governo ha messo fra le priorità assolute. Con un parco circolante di 40 milioni di auto non si può in 9 mesi metterne in strada solo poco più di un milione di nuova generazione, quindi molto meno inquinanti. In più, l’intera circolazione dovrà diventare “zero emission” e noi non possiamo accumulare troppo ritardo sui paesi che fanno da locomotiva. La tendenza dei consumatori è ormai chiara: auto il più pulite possibile, nonostante la rete di distribuzione dell’energia verde sia colpevolmente in ritardo. L’analisi delle alimentazioni a settembre parla chiaro. Benzina e diesel, che per oltre un secolo hanno spinto i veicoli, sono in caduta libera, rispettivamente scese al 25% e sotto il 20%.

Le mild hybrid dilagano a quasi il 24% (il prossimo mese supereranno la benzina), le full hybrid sono al 7,5% per la prima volta scavalcate dalle elettriche pure che sono arrivate all’8%. Le plug-in al 5,2% portano il totale con la spina, quindi ricaricabili, oltre il 13% (crescita rispetto allo scorso anno 757%). Questo tipo di auto può viaggiare, almeno per alcuni tratti, ad emissioni zero. Eccellente performance della Dacia che è salita al terzo posto assoluto (dietro Fiat e VW) immatricolando, unica fra i marchi di volume, più del 2020. Molto è dovuto alla Spring, la prima auto tutta a batterie veramente accessibile che ha preso la testa della classifica delle zero emissioni. Il brand del Renault Group può contare sul fortino delle bi-fuel con Sandero e Duster che tengono alta la bandiera del GPL: occupano le prime due posizioni in questa particolare graduatoria. Male l’usato anche se contiene le perdite con un -17% rispetto a settembre 2020.

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Sabato 2 Ottobre 2021 - Ultimo aggiornamento: 21:11 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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