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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
I benzinai annunciano lo stop da domani. Il governo dovrà dare subito risposta se si vuole evitare il blocco del paese

I benzinai annunciano lo stop da domani. Il governo dovrà dare subito risposta se si vuole evitare il blocco del Paese

di Giorgio Ursicino

Dopo due settimane di assedio, nonostante le bandiere e gli inni, il fronte rischia a sfaldarsi. La battaglia al coronavirus, ancora lontana da essere vinta, vede avanguardie che annunciano la resa. Difficilissimo il compito del governo e quello degli amministratori locali, gestire sessanta milioni di segregati in casa a colpi di decreti, fra le salme portate via dall’esercito ed intere categorie in difficoltà. Fra le attività che non stanno più in piedi, gli orari di lavoro impegnativi e la paura di combattere contro un nemico invisibile, senza l’attrezzatura adeguate, nemmeno le mascherine. In più, ci si è messo il maltempo che, sì migliorerà l’aria inquinata che respiriamo in città, rischia di stringere la Penisola in una morsa invernale, le cosa peggiore per combattere una pandemia respiratoria. Ieri ha lanciato l’allarme una categoria strategica, i benzinai. Grida forse un po’ esagerate a cui l’esecutivo però dovrà dare subito risposta se si vuole veramente evitare il blocco del Paese.

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Ieri le categorie che rappresentano i distributori della Confesercenti e della Confcommercio hanno fatto sapere di essersi arrese: da domani inizieranno ha non erogare più le pompe autostradali e poi, a seguire, tutte altre. Che fanno scioperano? In una situazione come questa? Niente affatto, hanno alzato bandiera bianca perché non sono più in grado di resistere, di fare il loro disagiato lavoro.

Vuoi vedere che fra le tante cose a cui pensare, prima di tutto l’emergenza sanitaria che sta mietendo un mucchio di vittime, Conte e i suoi si siano dimenticati dei benzinai? Se fosse così ci può stare, ma bisogna rimediare in fretta perché, nell’era del trasporto su gomma, è meglio non pensare cosa accadrebbe con i distributori chiusi. Correrebbero il rischio di fermarsi, oltre ai Tir che garantiscono l’approvvigionamento delle necessità quotidiane, anche i mezzi di soccorso (ambulanze comprese) e quelle delle forze dell’ordine.

Non vogliamo neanche minimamente pensare che fra i motivi dell’ammutinamento ci possono essere ragioni pretestuose. La categoria non fa accuse precise per un gesto tanto estremo, ma invita a chiedere al governo quale siano le motivazioni. C’è quella sacrosanta che prevederebbe di avere le garanzie minime per la salute se è necessario continuare a lavorare e, quella altrettanto valida, che prevede gli aiuti economici visto che è necessario l’impegno lavorativo in un attività che non ha più l’equazione di business, non può stare in piedi. L’erogato, infatti, è diminuito dell’85%, un taglio decisamente improponibile. Ma, visto che queste attività devono rimanere aperte per ovvi motivi, non è stato previsto alcun supporto come alle imprese a cui è stato chiesto di chiudere i battenti.

Inoltre, la categoria denuncia di non essere stata nemmeno ringraziata (non che lo pretenda), al pari delle altre impegnate al fronte. Oltre 100.000 persone, insomma, sono pronte ad aggiungersi all’esercito di casalinghi, un rischio di evitare alla svelta.
 

 
 

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Martedì 24 Marzo 2020 - Ultimo aggiornamento: 02-03-2023 19:22 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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