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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino

Bonus-malus sull'auto: altro che ecotassa, è un vero Monti-bis

Reggetevi forte, arriva il Monti-bis. Dopo le feroci critiche fatte da Lega e M5S al governo del Professore per la sudditanza all’Europa e la forte pressione fiscale che frenava la crescita, gli stessi protagonisti passati dall’altra parte della barricata introducono un provvedimento molto simile al superbollo. Quando se ne renderanno conto Salvini e Di Maio forse non gradiranno, ma tant’é. Anzi, in questo caso la situazione è addirittura peggiore poiché il “Decreto Salva Italia” del 2011 metteva nel mirino le vetture con oltre 185 kW (250 cavalli), quindi tutte abbastanza potenti e costose. Lo strampalato bonus-malus, invece, acchiappa anche alcune versioni di auto popolari, quindi destinate alle gente comune (anche con soli 88 kW, cioè appena 120 cv).

Il fatto che anche le famiglie fossero finite nel tritacarne del fisco ha fatto svegliare le coscienze nelle discussioni ministeriali e la soglia di CO2 per far scattare il malus è stata alzata da 150 a 160 g/km. Di conseguenza la quota di mercato delle vetture colpite si abbassa ulteriormente, scende dal 5% a meno del 3%. A differenza di quanto avviene con il superbollo, però, restano nella rete vetture niente affatto esclusive, cioè premium o riservate ad una clientela in grado di spendere molto. Oltre agli automobilisti tassati ci è rimasto male anche il professor Monti perché gli è venuto in mente che se avesse chiamato ecotassa il suo balzello forse non gli sarebbero state rivolte così tante critiche. Sia come sia, il provvedimento che ha preso corpo dovrebbe partire dal prossimo primo marzo (scadrà a dicembre 2021) con una doppia soglia di incentivazione, a seconda se l’acquisto della nuova vettura ecologica viene accompagnato dalla rottamazione di una vecchia auto (Euro 4 o anteriore) o meno.

Nel primo caso il bonus sarà di 6.000 euro per le elettriche (meno di 20 g/km di CO2) e 2.500 per le ibride (da 71 a 70 g/km), nel secondo di 4.000 euro per le auto 100% a batterie e 1.500 per quelle che recuperano energia, ma montano anche il motore termico. C’è un limite di prezzo del veicolo nuovo che è di 45 mila euro più Iva, la cifra disponibile è di 60 milioni nel 2019 e 70 milioni sia nel 2020 che 2021. Per quanto riguarda i malus le fasce saranno quattro: 1.100 euro di tassa per emissioni di CO2 da 161 a 175 g/km, 1.600 euro da 176 a 200, 2.000 euro da 201 a 250 e 2.500 euro per chi va oltre quel limite. Nell’ambito della manovra sono stati inseriti anche 5 milioni di bonus per l’installazione delle colonnine di ricarica private (nei box).

Veniamo alle principali vetture colpite dalla tassa tralasciando i marchi di lusso che hanno un motore generoso più o meno su ogni modello in gamma. C’è anche un altro aspetto che crea un certo imbarazzo: diverse di queste auto sono prodotte in Italia e se caleranno le vendite scenderà anche il fatturato, il Pil e l’occupazione. È possibile comprarsi una Fiat Tipo è pagare l’ecotassa. Vi sembra un modello di lusso? Si tratta di un’auto pensata per le famiglie. Lo stesso può accadere con la 500L, la Renault Megane e le Ssangyong XLV e Tivoli (quest’ultima ha un listino che parte da 18 mila euro).

Altrettanto da famiglia e accompagnate da un eccellente controvalore (cioè un rapporto prezzo-qualità dimensioni) sono le Ford Kuga ed Edge e le ancora più compatte e molto tecnologiche Hyundai Kona e Tucson o la Kia Sportage. Poi ci sono i prodotti made in Italy e l’affare si fa ancora più delicato. Si può incappare nel malus acquistando una Jeep Compass e addirittura una Renegade che è lunga poco più di 4 metri. La prima alimenta l’impianto di Melfi e presto sarà anche ibrida plug-in, la seconda dovrebbe nascere proprio nella fabbrica lucana a meno che Fca non sia costretta a rivedere l’investimento di 5 miliardi a causa di questo nuovo scenario. Possono essere avvolte dal malus anche le Giulietta, Giulia e Stelvio che hanno rilanciato Cassino.

Per completezza d’informazione va detto che questi modelli sono disponibili anche con propulsori che non eccedono la soglia del malus, ma quelli che vanno oltre perché omologarli e farli vendere se non rispettano l’ambiente? Non è certo un principio sano che chi può permettersi di pagare ha l’autorizzazione di nuocere (ammesso che la CO2 sia un inquinante) alla salute degli altri, anche dei bambini. L’aspetto più incomprensibile, però, è che quasi tutte queste varianti di auto “normali” in malus sono equipaggiate con moderni ed efficienti propulsori a benzina.

Proprio quelli che nell’ultimo periodo le amministrazioni locali hanno consigliato di acquistare bloccando la circolazione delle diesel (a Roma anche quelle Euro 6 durante le domeniche ecologiche). L’UE, intanto, ha stabilito che le emissioni di CO2 delle nuove auto dovranno diminuire del 37,5% nel decennio che va dal 2021 al 2030. L’associazione dei costruttori ha espresso serie preoccupazioni per l’industria e l’occupazione perché il target è troppo ambizioso.

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Lunedì 7 Gennaio 2019 - Ultimo aggiornamento: 11:50 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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