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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La ricarica di un modello elettrico

Auto, serve urgentemente un piano: inutili gli incentivi alle elettriche senza avere le colonnine

di Giorgio Ursicino

Un Piano. Serve urgentemente un Piano se si vuole salvare la mobilità in un periodo critico come questo. Una fase in cui le dinamiche di un cambiamento epocale già in atto (e al quale l’Italia non era assolutamente preparata) si intrecciano con le scorie della pandemia che ha messo a dura prova le economie azzoppate come la nostra. Bisogna decidere come impiegare le risorse provenienti dall’Europa e se non verrà dedicata una parte non marginale all’automotive, sfumerà il treno del rilancio. Il comparto dell’auto, dei trasporti e della mobilità in genere è assolutamente strategico, sia per il fatturato che genera sia per i posti di lavoro che garantisce.

Conti alla mano, è facile sostenere che non esiste settore altrettanto importante per l’economia del Paese. In più, a differenza di altri passaggi storici, le tecnologie del cambiamento sono tutte qui (energia, connessione, trattamento dati) e solo restando competitivi nell’auto si trovano le risorse per essere all’avanguardia, un ruolo che altrimenti ci verrà sottratto da paesi concorrenti che non hanno né la storia né la tradizione motoristica paragonabile alla nostra. Il ministro dell’Ambiente Costa sta mettendo a punto un programma per ecobonus più vigorosi e strutturati, ma per quanto vigorosi siano, non possono certamente bastare.

Il punto è che si stenta a programmare, un dovere per un settore tanto complesso. Troppi provvedimenti emergenziali: il mercato mal digerisce le misure improvvisate e di breve durata anche perché l’auto richiede tempi lunghi, sia per essere sviluppata sia per essere venduta (alcune volte passano mesi fra la produzione e la vendita). Gli incentivi premiano di più, come è giusto che sia, le elettriche, poi le plug-in, quindi le “termiche” con emissione di C02 limitata a 110 g/km che di solito sono ibride e a gasolio di dimensioni contenute.

Ebbene, gli aiuti per quest’ultima fascia che stavano funzionando (in agosto il mercato è tornato in pareggio) sono già finiti dopo appena un mese dall’introduzione. Un modo di alterare le dinamiche commerciali che genera confusione nel consumatore facendo rimandare l’acquisto in attesa del bonus promesso. Si dovrebbe varare un piano a medio termine a favore dei veicoli virtuosi senza cambiare le carte in tavola per qualche anno. D’altra parte l’improvvisazione non è una rarità a questa latitudine. All’inizio dell’anno la municipalità di Roma bloccò i diesel targati il giorno prima, le stesse vetture che il nostro esecutivo ha incentivato (perché ecologiche) fino a qualche giorno fa.

Che ci sia bisogno di un intervento strutturale sulla mobilità lo dimostra anche il decreto che ha rivoluzionato, anche qui improvvisando, la mobilità in città e che il Presidente della Repubblica ritiene non proprio “costituzionale”. Non fa parte della pianificazione cambiare 19 articoli del CdS in una fase d’emergenza. Ci sono altri due motivi per cui è indispensabile un piano organico, che sono i vettori di energia che spingeranno le auto elettriche, altrimenti il sogno della decarbonizzazione rimarrà tale. Uno si chiama batterie e le tecnologiche celle di cui sono composte, l’altro è l’idrogeno.

Se rimaniamo fuori da settori del genere sarà veramente dura risalire la china, e ciò vale anche per l’industria in generale. Il Giappone già dispone di una capillare rete di distribuzione dell’idrogeno; in Italia abbiamo un solo distributore: a Bolzano. Germania e Francia stanno impegnando miliardi sulla rete di colonnine delle auto elettriche, in Italia ne abbiamo a malapena diecimila: un nulla. Il vero incentivo per le vetture a batterie sarebbe estendere sull’intero territorio i punti di ricarica, non fare sconti per legge. Come si può pensare di acquistare un’auto elettrica se prevale l’ansia di restare senza energia?

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Domenica 13 Settembre 2020 - Ultimo aggiornamento: 17-09-2020 10:13 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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