Auto dell'Anno, le sette finaliste dell'edizione 2026 del Premio automobilistico più antico e prestigioso
Auto dell’Anno entra nel vivo. Ancora un paio di mesi di prove, test e verifiche poi, il 9 gennaio al Bruxelles Motor Show, verrà annunciato il nome della “Car of the Year” 2026. Decisiva la due giorni programmata a metà dicembre al ParcMotor Castellolí, vicino Barcellona, dove le protagoniste ancora il lizza potranno essere guidate ancora in pista con il supporto degli ingegneri dei costruttori pronti ha rispondere ad ogni perplessità e dubbio dei qualificati esperti. Il “Coty” è il riconoscimento automobilistico più antico e prestigioso del mondo, designa annualmente la vettura migliore commercializzata in Europa da ben oltre mezzo secolo. Oltre ai brand del Vecchio Continente sempre molto affezionati al riconoscimento, si sono affermate nel tempo anche le Case americane (Ford, Chevrolet e Jeep), giapponesi (Nissan e Toyota) e coreane (Kia).
Il Premio ha in qualche modo rappresentato il documento di appartenenza al nostro mercato, un “pass” che ancora non hanno gli ambiziosi cinesi costretti ad attendere ulteriormente perché in questa edizione non c’è alcun modello del grande paese orientale fra le sette finaliste. L’idea di designare la regina dell’Europa allargata venne ad uno sparuto gruppo di riviste specializzate (fra le quali l’italiana “Quattroruote”) che nel 1964 invitarono le firme più rappresentative del settore a diventare giurati. Sin dalle origini un’iniziativa di spessore internazionale che ha man mano allargato il raggio d’azione includendo al momento 59 elettori di 23 nazioni diverse.
Il Coty ha fatto scuola e nel tempo anche altre aree geografiche hanno promosso il loro “award”, ma nessuno ha raggiunto uno spessore così elevato. Più di sessant’anni fa, la prima “Coppa” fu ritirata dalla Rover 2000 seguita l’anno successivo dalla Austin 1800, un’altra britannica. Poi scesero in campo italiani, francesi e tedeschi che hanno in bacheca il maggior numero di trofei con la nostra Fiat (9) davanti alle cugine transalpine Renault (8) e Peugeot (6), mentre Opel e Volkswagen sono rispettivamente a 5 e 4. Non solo marche “generaliste”, ci sono anche importanti costruttori premium come Mercedes, Porsche, Jaguar e Volvo.
Le valutazioni tengono conto soprattutto del design e dell’innovazione tecnologica, ma non sono certo trascurati elementi come la sicurezza, il comfort, le prestazioni, la guidabilità, i costi di esercizio, il rapporto qualità-prezzo e, soprattutto in tempi recenti, il rispetto ambientale. A testimonianza dell’accuratezza delle valutazioni c’è il Tannistest dove ogni anno, fra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, va in onda «la settimana di test indipendenti più grande del mondo» organizzata ormai da tanti anni dal gruppo di giurati nordici fra i quali spiccano il padrone di casa danese Søren W. Rasmussen, che è anche il Presidente della giuria internazionale, ed il finlandese Velimatti Honkanen attuale Segretario Generale.
La full immersion motoristica sulle ultime novità dello scenario globale si svolge a Tannisby, un’amena località della Danimarca sul Mare del Nord, proprio di fronte alla norvegese Oslo. Nella punta della penisola scarsamente popolata dello Jutland non ci sono molte occasioni di distrazione, il luogo ideale per lavorare sulle nuove vetture da mattino a sera, per un’intera settimana. Si parla, ci si confronta e in particolare si guida per analizzare il comportamento dei veicoli che vengono così “vivisezionati”. Le prove più impegnative sono effettuate in assoluta sicurezza sulle piste dell’aeroporto di Sindal che raggiungono una lunghezza di 1.200 metri.
Su questo nastro d’asfalto viene effettuata su tutte le candidate presenti la “prova dell’alce”, uno dei più impegnativi test della dinamica di un mezzo chiamato a pennellare una manovra di emergenza schivando un ostacolo per poi riprendere la giusta traiettoria. Un test da ripetere più volte a velocità crescente senza abbattere alcun birillo. Con questa prova, ormai una trentina di anni fa, venne notato che una vettura compatta non stava in strada ed il costruttore intervenne montando l’Esp all’epoca quasi sconosciuto sulle auto per tutti. La tradizione del Tannistest ha quasi mezzo secolo ed i vari costruttori spesso portano delle versioni dei modelli candidabili che entreranno in produzione solo in futuro per mostrare tutta la consistenza del progetto. Oltre la metà dei giurati quest’anno ha partecipato al test danese e molti di loro erano accompagnati da diversi collaboratori anche loro giornalisti e fotografi. 29 modelli dei 35 poi confermati eleggibili hanno potuto essere provati dal sabato fino al giovedì successivo.

