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I miti non sono immutabili. A volte possono, anzi devono cambiare per rimanere se stessi e continuare a sfidare il tempo affrontando nuovi tempi. Ecco la sfida della nuova Land Rover Defender, l’auto che ha inventato il fuoristrada e, nell’era dei suv, delle norme sulla sicurezza e sulle emissioni, deve reinventare se stessa. Per vivere almeno due volte, come James Bond. Non a caso, la vedremo nel nuovo film di 007, ma nel frattempo non si è risparmiata proprio nulla: dall’Artico al Kenya, dalla pista di collaudo di Gaydon alla sabbia degli Emirati Arabi, dalle montagne del Colorado fino a quelle del Kazakistan, partenza dell’ultimo viaggio verso Francoforte dove a settembre ha fatto il suo debutto ufficiale. È lei o è un’altra cosa? La critica non poteva che dividersi di fronte a qualcosa di immutabile e che invece è cambiato completamente. E non solo nella forma.
La nuova Defender infatti abbandona la tradizionale struttura con carrozzeria separata dal telaio e diventa una monoscocca in alluminio, una bestemmia per gli appassionati, anche se la sua rigidità è triplicata, un affronto grosso almeno quanto avere sospensioni a 4 ruote indipendenti. Roba da automobile. E invece l’inglese ha pure quelle e mira dichiaratamente ad offrire un comportamento stradale e un comfort degni di una Range Rover, ma mantenendo le capacità di una fuoristrada di razza. A questo servono anche le molle pneumatiche, che abbassano la vettura di 50 mm, per permettere di salire e scendere meglio, o la sollevano per avere una luce a terra di 291 mm e poter affrontare guadi alti fino a 900 mm. Roba da vedere il pelo dell’acqua poco sotto i finestrini.
Rimangono ovviamente la trazione integrale con i differenziali centrale e posteriore bloccabili, ma stavolta tutto è controllato dall’elettronica e armonizzato con tutti i dispositivi che la rendono ancora più efficace e facile da gestire. Rimane anche il riduttore che moltiplica per due gli 8 rapporti del cambio e rimane la suddivisione tra le due versioni 90 e 110 che, ora come allora, esprimono la lunghezza dell’interasse in pollici.
Anche l’abitacolo lascia sconcertati chi ha la vecchia Defender, magari con le due panche posteriori laterali. La nuova non le ha, ma offre la possibilità di avere un terzo sedile anteriore centrale così che la 90 può avere anche 6 posti mentre la 110 può averne 7 su tre file con un bagagliaio la cui capacità può raggiungere i 2.380 litri.
Neppure la grande Range Rover può tanto, ma è la messe di stile, materiali e tecnologia che sorprende chi, salendo sulla Defender, prima trovava Sparta e ora trova Atene. Il maniglione per il passeggero è l’unico retaggio di un passato che non può più esistere, ma cerca nuove vie per esprimersi come la plancia collegata a vista alla piastra del parafiamma in magnesio pressofuso, ai rivestimenti che mescolano legni a poro aperto, pelle Windsor, lana, plastiche riciclate e scamosciato che prima era bottigliette.
È il fuoristrada del terzo millennio e non può fare a meno dell’head-up display, del retrovisore con retrocamera e del ClearSight Ground View, un sistema rende la carrozzeria virtualmente trasparente facendo vedere al guidatore dove la sua Defender sta mettendo le ruote attraverso un’immagine sullo schermo da 10 pollici. La britannica può specchiare tutti i telefoni, ne può collegare due contemporaneamente con il Bluetooth e può aggiornare over-the-air 14 degli 85 moduli di controllo collegati attraverso una rete a 3 gigabit/secondo. E se ci si trova nel deserto o nella savana? Poco male, va bene anche il collegamento satellitare per tenere al passo dei tempi il software di un’auto che una volta era l’essenza dell’hardware e della tradizione e oggi è invece l’auto più avanzata di tutto il gruppo Jaguar Land Rover.
I motori sono tutti mild-hybrid: un 2 litri a gasolio da 200 o 240 cv, a benzina da 300 cv o un 6 cilindri in linea 3 litri da 400 cv con compressore supplementare elettrico e in grado di far accelerare la nuova Defender da 0 a 100 km/h in 6,1 secondi. Impensabile per un’arrampicatrice che – scegliendo l’Urban Pack – può montare cerchi da 22 pollici, come quelli di una sportiva, eppure avere il verricello, il portapacchi o lo snorkel. Pura negazione di una purezza che era innata e che, per rinascere ancora, diventerà ancora più spuria, anzi ibrida quando arriverà la versione plug-in. Allora si potrà andare in fuoristrada anche in elettrico, lasciando che i rumori della natura siano gli unici ad accompagnare chi, con un’auto straordinariamente moderna, vorrà affrontare piccole imprese dall’anima antica.
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