«Noi, prigioniere a Dubai». L’odissea di tre amiche di Pescara incappate nell’alluvione

Scese dall’aereo, si sono trovate in piena emergenza. Un ambiente spettrale, con tutti i corridoi di connessione voli disattivati

«Noi, prigioniere a Dubai». L’odissea di tre amiche di Pescara incappate nell’alluvione
di Mila Cantagallo
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Sabato 20 Aprile 2024, 08:00

Una vacanza da sogno alle Seychelles è terminata in un incubo all’aeroporto di Dubai per tre turiste pescaresi, un’imprenditrice, un avvocato e un ingegnere. Sono rimaste bloccate per oltre due giorni a causa di un volo cancellato in seguito all'alluvione che ha interessato la capitale emiratina. Irene De Luca, Antonia Mancini e Lavinia Savini sono atterrate nello scalo degli Emirati arabi alle 4 del mattino di mercoledì scorso, provenienti da Mahe. Scese dall’aereo, si sono trovate in piena emergenza. Un ambiente spettrale, con tutti i corridoi di connessione voli disattivati. Da quel momento è iniziata un’attesa estenuante, un balletto di informazioni su cancellazioni, ripristino dei collegamenti con l’Italia. Quasi introvabile il personale addetto di Fly emirates, compagnia tra le più lussuose al mondo scelta dalle tre amiche.

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Irene De Luca è appena sbarcata a Fiumicino insieme alle compagne di viaggio, tutte sono stanche e provate: «Siamo rimaste circa 60 ore all’interno di un gate - racconta - appollaiate su tre sedie e siamo state fortunate a trovarle perché nelle nostre condizioni c’erano centinaia di persone e abbiamo visto anziani, bambini allungati a terra in attesa di poter partire.

Per l’intera giornata di mercoledì abbiamo aspettato di sapere che fine facesse il nostro volo, il display ci diceva ogni ora che era stato posticipato, in tarda serata è apparsa la scritta “cancellato”. Per un giorno intero non abbiamo visto nessuno a cui chiedere informazioni, l’unica possibilità era un desk con un unico impiegato a gestire le proteste di una marea di utenti inferociti. Lavinia e io abbiamo fatto la fila per undici ore alternandoci, quando finalmente arrivato il nostro turno abbiamo chiesto una carta di imbarco per il primo aereo disponibile, ma la risposta è stata che era tardi e la compagnia non faceva più stampe, ho pianto per la rabbia. Il giorno dopo, altre 6 ore di fila per ottenere finalmente i boarding pass».

 

I silenzi

In questo lungo disagio, nessun aiuto da parte della compagnia: «Ci hanno offerto solo dei caffè - continua lei - niente albergo, né kit di cortesia, praticamente trattate come bestie. Volevamo dormire in un albergo nell’area aeroportuale a nostre spese, ben tre tassisti si sono rifiutati di accompagnarci perché temevano che la zona fosse allagata, eppure nei dintorni non abbiamo visto neanche una pozzanghera. Gli autisti insistevano per portarci in un hotel molto distante, ma noi non volevamo allontanarci troppo, alla fine abbiamo rinunciato alla possibilità di dormire in un letto comodo». Giovedì alcuni addetti con la divisa della compagnia sono finalmente apparsi nei pressi del gate, senza però fornire informazioni: «Alle nostre richieste di aiuto ridevano e rispondevano yes mum - continua Irene - una sfacciata presa in giro forse perché eravamo donne».

Il finale

Ieri a mezzogiorno, l'agognato decollo verso l’Italia, un volo trascorso in un sonno ristoratore dopo oltre due giorni di stanchezza accumulata. Ma le disavventure non sono finite: «All’arrivo a Fiumicino, non abbiamo trovato i nostri bagagli - aggiunge Irene De Luca - ci hanno dato un modulo da compilare per l’eventuale riconsegna ma chissà se li recupereremo mai. Siamo deluse, arrabbiate e non riusciamo a credere che una compagnia aerea ritenuta prestigiosa, possa fare figure così vergognose, sia pure in una situazione eccezionale come quella».

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